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Sequestro preventivo: profitto del reato e denaro

La Corte di Cassazione ha confermato il sequestro preventivo di 17.340 euro a un individuo indagato per traffico di stupefacenti. La somma è stata qualificata come profitto del reato sulla base del suo ruolo di ‘cassiere’ nell’associazione e del concreto pericolo di dispersione del denaro, data la sua appartenenza a un’organizzazione con contatti internazionali. La sentenza ribadisce i criteri per l’applicazione di tale misura cautelare reale.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: Quando il Denaro Trovato in Casa è Considerato Profitto del Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sui presupposti per l’applicazione del sequestro preventivo di somme di denaro. Il caso analizzato riguarda un individuo indagato per traffico di stupefacenti, al quale sono stati sequestrati oltre 17.000 euro trovati nascosti nella sua abitazione. La Corte ha rigettato il ricorso, confermando la misura e delineando i principi per qualificare il denaro come ‘profitto del reato’ e per valutare il rischio di dispersione.

I Fatti del Caso: Denaro Nascosto e Accuse di Traffico di Droga

L’indagato era già sottoposto a misure cautelari per reati legati al traffico di stupefacenti, ai sensi degli artt. 73 e 74 del d.P.R. 309/1990. Durante l’esecuzione di tali misure, la polizia giudiziaria ha scoperto, all’interno di una parete attrezzata della sua abitazione, due involucri e una busta contenenti banconote per un valore complessivo di 17.340 euro.

Le autorità hanno immediatamente disposto il sequestro preventivo della somma, ritenendola profitto dell’attività illecita contestata. L’interessato ha presentato istanza di riesame al Tribunale competente, che ha però confermato il provvedimento. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una motivazione carente su due punti chiave: la qualificazione del denaro come profitto del reato e la sussistenza del pericolo concreto e attuale di dispersione della somma.

La Decisione della Cassazione sul Sequestro Preventivo

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, offrendo una motivazione dettagliata che tocca i pilastri fondamentali del sequestro preventivo finalizzato alla confisca.

La Qualificazione del Denaro come Profitto del Reato

Il primo punto affrontato dai giudici riguarda la natura della somma sequestrata. Il Tribunale del riesame aveva stabilito che il denaro poteva essere qualificato come profitto del reato non per la sua natura intrinseca, ma in base al solido quadro indiziario a carico dell’indagato. Dalle indagini emergeva infatti che egli ricopriva il ruolo di ‘cassiere’ all’interno dell’associazione criminale e aveva la disponibilità di somme ingenti, ben superiori a quella sequestrata. Questa circostanza è stata ritenuta sufficiente per stabilire un nesso di derivazione causale tra il denaro e l’attività illecita, giustificando così il sequestro.

La Valutazione del ‘Periculum in Mora’

Il secondo aspetto cruciale è il cosiddetto periculum in mora, ovvero il pericolo che, in attesa della sentenza definitiva, il bene possa essere disperso. La Cassazione, richiamando un precedente delle Sezioni Unite (sent. Ellade, n. 36959/2021), ha ribadito che anche il provvedimento di sequestro preventivo deve contenere una, seppur concisa, motivazione su questo rischio. Nel caso specifico, il pericolo è stato ritenuto concreto e attuale sulla base di due elementi:
1. La spregiudicatezza dimostrata dall’indagato nel compiere gravi condotte criminali.
2. La sua appartenenza a un’associazione con contatti internazionali, che avrebbe potuto facilmente consentirgli di trasferire il denaro all’estero.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha ritenuto la motivazione del Tribunale del riesame logica, coerente e immune da vizi. È stato sottolineato come, in presenza di un quadro indiziario grave che attribuisce all’indagato un ruolo centrale nella gestione delle finanze di un’organizzazione criminale, la somma di denaro rinvenuta in suo possesso, occultata e non giustificata, possa essere legittimamente considerata profitto del reato. La Corte ha precisato che, sebbene la confisca del denaro sia ‘diretta’ solo quando vi è prova certa della sua provenienza illecita, in fase cautelare è sufficiente un solido compendio indiziario per giustificare il sequestro preventivo.

Inoltre, la valutazione del periculum in mora non deve essere astratta, ma ancorata a elementi specifici del caso. L’appartenenza a un’associazione transnazionale è un fattore che, secondo la Corte, amplifica notevolmente il rischio di dispersione dei beni, rendendo necessaria l’anticipazione dell’effetto ablativo tipico della confisca attraverso lo strumento del sequestro.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un importante principio in materia di misure cautelari reali. Stabilisce che, per procedere al sequestro preventivo di denaro, non è sempre necessaria la prova ‘oltre ogni ragionevole dubbio’ della sua provenienza illecita, che sarà oggetto del giudizio di merito. In fase cautelare, è sufficiente un grave quadro indiziario che colleghi la somma all’attività criminale contestata. La decisione evidenzia anche l’importanza di motivare adeguatamente il pericolo di dispersione, collegandolo a elementi concreti come la personalità dell’indagato e la struttura dell’organizzazione criminale di cui fa parte. Di conseguenza, il possesso di ingenti somme di denaro non giustificate da parte di soggetti gravemente indiziati per reati lucrativi, come il traffico di stupefacenti, espone a un rischio molto elevato di subire un sequestro.

Quando una somma di denaro trovata in casa può essere sottoposta a sequestro preventivo?
Secondo la sentenza, una somma di denaro può essere sequestrata quando esiste un grave quadro indiziario che la qualifichi come profitto del reato. Nel caso specifico, il ruolo di ‘cassiere’ dell’indagato in un’associazione per delinquere è stato decisivo per collegare il denaro all’attività illecita.

Cosa significa ‘periculum in mora’ nel contesto di un sequestro preventivo?
Il ‘periculum in mora’ è il pericolo concreto e attuale che la libera disponibilità del bene possa portare alla sua dispersione o occultamento prima della fine del processo. La Corte ha ritenuto che la spregiudicatezza dell’indagato e i suoi contatti internazionali costituissero un pericolo concreto di dispersione del denaro.

È sufficiente essere indagati per un reato per giustificare il sequestro di denaro?
No, non è sufficiente la mera iscrizione nel registro degli indagati. È necessario un provvedimento motivato che si basi su un solido quadro indiziario dal quale emerga non solo la probabile commissione del reato, ma anche un nesso causale tra il denaro e il reato stesso, oltre al concreto pericolo di dispersione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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