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Sequestro preventivo periculum: motivazione essenziale

La Corte di Cassazione annulla un’ordinanza di sequestro preventivo per un reato tributario, sottolineando la necessità di una motivazione concreta sul ‘sequestro preventivo periculum’. Anche in caso di confisca obbligatoria, il giudice deve spiegare il rischio effettivo che i beni vengano dispersi prima della sentenza definitiva, non potendo basarsi su presunzioni generiche. La mancanza di tale motivazione rende il provvedimento illegittimo.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: La Motivazione sul Periculum è Sempre Obbligatoria

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 8274/2025) ribadisce un principio fondamentale in materia di misure cautelari reali: il sequestro preventivo periculum deve essere sempre sorretto da una motivazione specifica e concreta, anche quando è finalizzato a una confisca obbligatoria. La Corte ha annullato un’ordinanza del Tribunale del riesame che aveva confermato un sequestro senza spiegare adeguatamente le ragioni d’urgenza che giustificavano l’anticipazione dell’effetto ablativo rispetto alla sentenza definitiva.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Torino nei confronti del legale rappresentante di una società sportiva dilettantistica. L’accusa era relativa a un reato fiscale previsto dal D.Lgs. 74/2000. L’indagato aveva presentato istanza di riesame, che però era stata rigettata dal Tribunale competente. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando l’erronea applicazione della legge e, soprattutto, la totale assenza di motivazione sul periculum in mora, ovvero il pericolo concreto che i beni potessero essere dispersi nelle more del giudizio.

Secondo la difesa, il Tribunale del riesame si era limitato a eludere le argomentazioni, basando la sussistenza del pericolo su un presupposto inadeguato: il fatto che la società non avesse fornito i riscontri contabili richiesti durante una verifica. Questo, secondo il ricorrente, non dimostrava in alcun modo un effettivo rischio di dispersione del patrimonio.

La Decisione della Corte e l’Importanza del sequestro preventivo periculum

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno richiamato l’orientamento consolidato, espresso anche dalle Sezioni Unite nella nota sentenza ‘Ellade’ (n. 36959/2021), secondo cui ogni provvedimento di sequestro preventivo deve contenere una motivazione, seppur concisa, sul periculum in mora.

Questo obbligo non viene meno nemmeno nelle ipotesi di sequestro funzionale a una confisca che la legge definisce ‘obbligatoria’. Il fatto che la confisca sia un atto dovuto in caso di condanna non rende automatico anche il sequestro. La legge, infatti, stabilisce che il giudice ‘può’ disporre la misura cautelare, non che ‘deve’. Questa discrezionalità impone al giudice di valutare e spiegare perché sia necessario anticipare la privazione del bene rispetto alla definizione del processo.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si articola su alcuni punti cardine. In primo luogo, si chiarisce che il periculum da motivare consiste nel pericolo di dispersione del bene. Se non si agisse subito, la futura confisca rischierebbe di diventare impossibile o inefficace. Non è sufficiente affermare che il bene è ‘confiscabile’ per giustificare il sequestro. Il giudice deve indicare le ragioni specifiche per cui si ritiene che quel bene possa essere modificato, disperso, deteriorato o alienato prima della fine del giudizio.

Nel caso specifico, il Tribunale del riesame aveva completamente omesso questa valutazione. Aveva individuato il periculum nel solo fatto che ‘la società non aveva fornito il riscontro contabile richiesto’. Secondo la Cassazione, questa è una motivazione apparente e inidonea. Non spiega in che modo la mancata consegna di documenti contabili si traduca in un concreto e attuale pericolo di dispersione del patrimonio dell’indagato, destinatario del sequestro per equivalente. Mancava, quindi, qualsiasi considerazione sulla necessità di anticipare l’effetto ablativo della confisca. Di conseguenza, la Corte ha annullato l’ordinanza impugnata con rinvio al Tribunale di Torino per un nuovo esame.

Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un importante monito per i giudici della cautela. La motivazione sul sequestro preventivo periculum non può essere una clausola di stile o una presunzione basata sulla natura del reato. Deve essere un’analisi concreta, ancorata a elementi specifici del caso, che giustifichi l’urgenza di sottrarre un bene alla disponibilità dell’indagato. La decisione rafforza le garanzie difensive, assicurando che una misura così incisiva come il sequestro preventivo venga adottata solo quando strettamente necessario per salvaguardare le finalità della giustizia, evitando automatismi e motivazioni apparenti.

È sempre necessario motivare il periculum in mora in un sequestro preventivo?
Sì, la Corte di Cassazione ha ribadito che il provvedimento di sequestro preventivo deve sempre contenere una concisa motivazione sul ‘periculum in mora’, anche nelle ipotesi di sequestro finalizzato alla confisca obbligatoria.

Cosa significa che il giudice ‘può’ e non ‘deve’ disporre il sequestro?
Significa che l’adozione della misura cautelare è una facoltà discrezionale del giudice e non un atto automatico. Pertanto, il giudice è tenuto a valutare in concreto la necessità della misura e a motivare la sua decisione, senza che la natura ‘obbligatoria’ della futura confisca renda ‘obbligatorio’ anche il sequestro.

Perché il Tribunale del riesame ha sbagliato nel caso di specie?
Il Tribunale ha errato perché ha omesso una effettiva motivazione sull’esigenza cautelare. Ha basato il periculum sul solo presupposto che la società non avesse fornito riscontri contabili, senza spiegare come ciò si traducesse in un concreto pericolo di dispersione patrimoniale e senza motivare la necessità di anticipare l’effetto ablativo della confisca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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