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Sequestro preventivo periculum: motivazione concreta

La Corte di Cassazione ha confermato un sequestro preventivo sulla quota del 50% di un immobile di proprietà di un indagato per traffico di stupefacenti. La difesa sosteneva la mancanza di un concreto ‘periculum in mora’, ovvero il rischio di dispersione del bene. La Corte ha rigettato il ricorso, ritenendo il pericolo concreto e attuale. La motivazione si basa su due elementi: la possibilità che l’indagato ceda la sua quota alla compagna, proprietaria dell’altro 50% ed estranea ai fatti, per sottrarla alla confisca; e il fatto, chiarito in sentenza, che l’indagato si trovasse agli arresti domiciliari in un’abitazione diversa da quella sequestrata, invalidando la tesi difensiva secondo cui non avrebbe avuto interesse a cederla.

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Pubblicato il 18 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Periculum in Mora: la Prova Concreta del Rischio è Necessaria

Il tema del sequestro preventivo periculum in mora è centrale nel diritto processuale penale, poiché bilancia la necessità di tutelare gli interessi dello Stato con il diritto di proprietà dell’individuo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su quale debba essere il livello di concretezza della motivazione che giustifica tale misura, specialmente quando il bene è in comproprietà con un soggetto estraneo al reato.

I Fatti del Caso: Un Immobile in Comproprietà Sotto Sequestro

Il caso riguarda un uomo, indagato per partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, sottoposto alla misura degli arresti domiciliari. Nell’ambito del procedimento, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca per equivalente, di due immobili. Uno di questi, situato nel comune di Garbagnate Milanese, era di proprietà dell’indagato per una quota del 50%, mentre il restante 50% apparteneva alla sua convivente.

In sede di riesame, il Tribunale di Milano confermava il sequestro sulla quota dell’immobile in comproprietà, ritenendo sussistente il pericolo che l’indagato potesse cederla a terzi per sottrarla alla futura confisca.

La Difesa: Un Pericolo Solo Congetturale?

La difesa dell’indagato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la motivazione del Tribunale fosse viziata. Secondo il ricorrente, il periculum in mora era stato dedotto da una mera congettura, ovvero l’astratta possibilità di cedere la quota. La difesa ha inoltre argomentato che, essendo l’uomo ristretto agli arresti domiciliari proprio in quell’abitazione, egli avesse tutto l’interesse a mantenerne la disponibilità per evitare il carcere, rendendo così improbabile una sua cessione.

La Decisione della Cassazione sul sequestro preventivo periculum

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, giudicandolo infondato. Secondo i giudici supremi, la valutazione del Tribunale non era affatto basata su congetture, ma su elementi concreti e attuali che rendevano il rischio di dispersione del bene non solo possibile, ma probabile. La Corte ha confermato la legittimità del sequestro, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Le Motivazioni: Perché il Pericolo era Concreto e Attuale

La Corte ha fondato la sua decisione su due pilastri argomentativi che smontano la tesi difensiva.

La Comproprietà con un Soggetto Estraneo al Reato

Il primo elemento valorizzato è la struttura proprietaria dell’immobile. Il fatto che il 50% del bene fosse di proprietà della compagna dell’indagato, persona estranea al procedimento penale e madre dei suoi figli, rendeva ‘non implausibile’ uno scenario elusivo. L’indagato avrebbe potuto facilmente cedere la propria quota alla compagna, un soggetto compiacente, mettendo formalmente il bene al riparo dalla confisca, ma di fatto mantenendone la piena disponibilità attraverso il nucleo familiare. Questo specifico contesto familiare e proprietario ha trasformato un’ipotesi astratta in un rischio concreto.

L’Errore Decisivo sul Luogo degli Arresti Domiciliari

Il secondo punto, e forse il più decisivo, è un chiarimento fattuale. Contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, la Corte ha rilevato dagli atti che l’indagato non era agli arresti domiciliari nell’immobile sequestrato a Garbagnate Milanese, bensì in un’altra abitazione situata ad Arese. Questo dettaglio ha fatto crollare l’intero castello difensivo, che si basava sulla necessità dell’uomo di mantenere la disponibilità dell’immobile sequestrato per non aggravare la sua misura cautelare. Non vivendo lì, non aveva alcun impedimento pratico o interesse a disfarsi della sua quota.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la motivazione del sequestro preventivo periculum in mora non può essere un automatismo derivante dalla gravità del reato. Deve essere ancorata a elementi specifici e attuali che dimostrino un effettivo pericolo di dispersione del bene. Tuttavia, la Corte chiarisce che tale pericolo può essere desunto anche da elementi logici e circostanze fattuali, come la struttura proprietaria del bene e i rapporti personali dell’indagato, che rendono la cessione fraudolenta un’opzione concreta e facilmente percorribile. Inoltre, la precisione dei fatti addotti dalla difesa è cruciale: un errore su un elemento centrale, come il luogo di esecuzione di una misura cautelare, può rivelarsi fatale per l’esito del ricorso.

Quando è giustificato un sequestro preventivo finalizzato alla confisca?
Un sequestro preventivo è giustificato quando, oltre alla sussistenza di un grave quadro indiziario (fumus boni iuris), esiste un pericolo concreto e attuale che il bene possa essere modificato, disperso, deteriorato, utilizzato o alienato prima della definizione del giudizio, rendendo inefficace la successiva confisca (periculum in mora).

La comproprietà di un bene con una persona estranea al reato può giustificare il sequestro preventivo periculum?
Sì. Secondo la sentenza, la comproprietà con un soggetto vicino all’indagato (in questo caso, la compagna) ma estraneo al reato costituisce un elemento concreto da cui desumere il pericolo di dispersione, poiché rende plausibile una cessione fittizia della quota per sottrarla alla confisca senza perderne la disponibilità di fatto.

Una motivazione basata su congetture è sufficiente per disporre un sequestro preventivo?
No. La Corte ribadisce che il provvedimento deve contenere una motivazione, seppur concisa, sulle ragioni che rendono necessaria l’anticipazione dell’effetto ablativo. Il pericolo non può essere presunto o basato su mere congetture, ma deve fondarsi su elementi fattuali concreti e attuali che dimostrino un rischio effettivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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