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Sequestro preventivo per violenza privata: la Cassazione

La Corte di Cassazione conferma un sequestro preventivo su un immobile, chiarendo che è legittimo anche per violenza privata (art. 610 c.p.) se l’atto criminoso, come apporre lucchetti, impedisce al proprietario di accedere al bene. L’istanza del PM, pur sintetica, è stata ritenuta sufficiente per giustificare la misura.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo per Violenza Privata: Quando è Legittimo?

L’applicazione di un sequestro preventivo su un immobile è una misura incisiva che limita il diritto di proprietà. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito i presupposti per la sua legittimità, specialmente quando è legato al reato di violenza privata. Il caso riguardava un immobile reso inaccessibile al proprietario tramite l’apposizione di lucchetti, un atto che ha portato al sequestro del bene stesso. Analizziamo la decisione per comprendere i principi applicati.

I Fatti del Caso: Lucchetti al Cancello e Ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) di Napoli, avente ad oggetto un immobile. L’indagato era accusato di due reati: invasione di edifici (art. 633 c.p.) e violenza privata (art. 610 c.p.). Quest’ultima accusa derivava dall’aver apposto dei lucchetti al cancello, impedendo di fatto alla legittima proprietaria di accedere al proprio bene.

Il Tribunale del Riesame confermava la misura, ma l’indagato proponeva ricorso in Cassazione. La sua difesa si basava su un vizio procedurale: la richiesta di sequestro del Pubblico Ministero, pur menzionando entrambi i reati, avrebbe argomentato il periculum in mora (il pericolo di un danno grave e irreparabile) solo in relazione all’occupazione abusiva e non alla violenza privata. Di conseguenza, secondo il ricorrente, il G.I.P. avrebbe violato il principio della “domanda cautelare”, estendendo la misura oltre i limiti della richiesta del PM.

Il Principio della Domanda Cautelare

Nel nostro ordinamento processuale, il giudice non può agire d’ufficio nell’applicazione delle misure cautelari. È necessaria una specifica richiesta del Pubblico Ministero, che delimita l’ambito di intervento del giudice. Il ricorrente sosteneva che, mancando una specifica argomentazione sul pericolo legato alla violenza privata, il sequestro per tale reato fosse illegittimo e la motivazione dei giudici di merito solo apparente.

Le Motivazioni della Cassazione sul Sequestro Preventivo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Gli Ermellini hanno chiarito che, sebbene la domanda del PM sia un presupposto indispensabile, la sua interpretazione non deve essere eccessivamente formalistica.

Nel caso specifico, l’istanza del PM faceva riferimento a entrambi i reati ed era corredata da documentazione che provava l’apposizione dei lucchetti. Questo atto, hanno sottolineato i giudici, non è un semplice dettaglio, ma costituisce l’essenza stessa della violenza privata contestata. La violenza, infatti, si concretizza in “qualsiasi mezzo idoneo a privare coattivamente la persona offesa della libertà di azione e di determinazione”.

L’immobile, quindi, non era solo il luogo dell’occupazione abusiva, ma anche l’oggetto materiale del reato di violenza privata. Il periculum era evidente: lasciare il bene nella disponibilità dell’indagato gli avrebbe permesso di continuare a perpetrare la condotta violenta, ovvero di continuare a impedire alla proprietaria di esercitare il proprio diritto.

La motivazione del Tribunale del Riesame è stata quindi ritenuta adeguata e logica, poiché ha correttamente individuato nel bene sequestrato lo strumento attraverso cui l’indagato coartava la volontà della vittima.

Le Conclusioni: Il Principio di Effettività della Tutela

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la valutazione di una richiesta cautelare deve basarsi sulla sostanza degli atti e non solo sulla forma espositiva della richiesta. Se dagli elementi forniti dal Pubblico Ministero emerge chiaramente la necessità di un sequestro preventivo per impedire la prosecuzione o l’aggravamento delle conseguenze di un reato, la misura è legittima.

In questo caso, il sequestro si è rivelato essenziale per interrompere l’azione criminosa e restituire, seppur in via cautelare, effettività al diritto di proprietà della persona offesa. La decisione sottolinea come il sequestro preventivo sia uno strumento di tutela volto a neutralizzare il pericolo concreto derivante dalla libera disponibilità di un bene strettamente connesso al reato.

Un sequestro preventivo può essere disposto per il reato di violenza privata?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il sequestro preventivo è legittimo per il reato di violenza privata quando il bene sequestrato è l’oggetto materiale del reato e la sua disponibilità da parte dell’indagato permetterebbe di continuare a coartare la libertà della persona offesa.

La richiesta di sequestro del Pubblico Ministero deve specificare dettagliatamente il pericolo per ogni singolo reato contestato?
Secondo la sentenza, sebbene la richiesta del PM sia un presupposto indefettibile, non è necessario che il pericolo (periculum in mora) sia analiticamente dettagliato per ogni capo d’imputazione. È sufficiente che dall’istanza nel suo complesso, e dagli atti allegati, si desuma la necessità della misura cautelare in relazione a tutti i reati contestati.

Apporre lucchetti al cancello di una proprietà altrui integra il reato di violenza privata?
Sì. La sentenza chiarisce che l’elemento della violenza nel reato di cui all’art. 610 c.p. si identifica in qualsiasi mezzo idoneo a privare coattivamente la persona offesa della sua libertà di azione. L’apposizione di lucchetti è un atto che impedisce al proprietario di accedere al bene e, quindi, integra la condotta di violenza privata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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