LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro preventivo per truffa: i limiti del riesame

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo per truffa aggravata ai danni dell’UE. La sentenza ribadisce che il ricorso in Cassazione è limitato alla violazione di legge e non può comportare un riesame dei fatti. Si chiarisce la distinzione tra sequestro impeditivo, volto a bloccare l’attività illecita, e sequestro preventivo finalizzato alla confisca del profitto del reato, confermando la legittimità di entrambe le misure nel caso di specie.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo per Truffa: la Cassazione Fissa i Paletti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui limiti del ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo in casi di truffa aggravata. La decisione sottolinea come il giudizio di legittimità non possa trasformarsi in un terzo grado di merito, ribadendo i confini tra la valutazione dei fatti e la violazione di legge.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’indagine per truffa aggravata continuata ai danni dell’Unione Europea. Un soggetto era accusato di aver ottenuto illecitamente contributi agricoli per un periodo di diversi anni, presentando domande basate su dichiarazioni non veritiere relative alla disponibilità di alcuni terreni. A seguito delle indagini, il Giudice per le Indagini Preliminari aveva disposto un duplice sequestro: un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per un importo di oltre 260.000 euro, corrispondente al profitto del reato, e un sequestro ‘impeditivo’ dei ‘diritti di aiuto’ per evitare la prosecuzione dell’attività illecita. La misura era stata confermata dal Tribunale del Riesame, spingendo l’indagato a ricorrere in Cassazione.

I Motivi del Ricorso

La difesa dell’indagato contestava la misura cautelare su tre fronti principali:
1. Violazione di legge sul fumus commissi delicti: Si sosteneva che la prova della sussistenza del reato fosse apparente e basata su mere deduzioni investigative non riscontrate.
2. Illegittimità del sequestro dei ‘diritti di aiuto’: Si lamentava che tale sequestro fosse eccessivo rispetto alla somma da vincolare.
3. Insussistenza del periculum in mora: La difesa riteneva che il pericolo di dispersione dei beni fosse stato affermato senza prove concrete.

La Decisione della Cassazione sul sequestro preventivo

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure. La sentenza si basa su principi consolidati in materia di misure cautelari reali.

La Valutazione del Fumus Commissi Delicti

La Corte ha innanzitutto ribadito un punto fondamentale: il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di sequestro è ammesso solo per ‘violazione di legge’. Ciò esclude la possibilità di chiedere alla Cassazione una nuova e diversa valutazione degli elementi di fatto. Un vizio di motivazione può essere denunciato solo se è così radicale da rendere l’argomentazione del giudice del tutto mancante, illogica o contraddittoria. Nel caso specifico, il Tribunale del Riesame aveva fornito una motivazione persuasiva, basata su elementi concreti come la testimonianza della proprietaria del terreno che negava di aver mai concesso l’uso del fondo all’indagato. La falsificazione anche di un solo contratto, ha specificato la Corte, è sufficiente a rendere illecita l’intera richiesta di contributo.

La Distinzione tra Sequestro Impeditivo e Sequestro per Confisca

Un altro chiarimento cruciale riguarda la duplice natura del sequestro. La Corte ha spiegato che la doglianza sull’eccessività del sequestro dei ‘diritti di aiuto’ era infondata perché confondeva due misure diverse. Il sequestro preventivo della somma di denaro (ex art. 321, comma 2, c.p.p.) aveva lo scopo di assicurare la futura confisca del profitto del reato. Il sequestro dei ‘diritti di aiuto’ (ex art. 321, comma 1, c.p.p.), invece, aveva una finalità ‘impeditiva’, ovvero quella di impedire che il reato venisse portato a ulteriori conseguenze. Si tratta di due strumenti con finalità distinte, entrambi legittimamente applicabili.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione di inammissibilità sul principio secondo cui il ricorso in sede di legittimità non può diventare un’occasione per una riconsiderazione del merito della vicenda. Il ricorrente, secondo i giudici, non ha dedotto una vera e propria violazione di legge, ma si è limitato a sollecitare una rilettura del compendio indiziario, attività preclusa in quella sede.
Il fumus commissi delicti necessario per una misura cautelare reale non richiede la gravità indiziaria prevista per le misure cautelari personali, ma necessita comunque di elementi concreti e persuasivi che consentano di collegare l’evento alla condotta dell’indagato. Il Tribunale del Riesame, secondo la Cassazione, ha correttamente individuato tali elementi nelle contraddizioni della difesa e nelle prove documentali e testimoniali. Anche riguardo al periculum in mora, la motivazione è stata ritenuta adeguata, poiché la lunga durata dell’attività criminosa (oltre dieci anni) rendeva concreto e attuale il pericolo che il profitto illecito venisse disperso, giustificando l’imposizione di un vincolo cautelare.

Conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento giurisprudenziale sui limiti del sindacato della Corte di Cassazione in materia di misure cautelari reali. Viene riaffermato che le censure devono riguardare vizi di legittimità e non possono tradursi in una richiesta di rivalutazione delle prove. La pronuncia offre inoltre un’utile distinzione tra la funzione del sequestro preventivo finalizzato alla confisca e quella del sequestro impeditivo, confermando come entrambi possano coesistere per tutelare esigenze diverse: da un lato, recuperare il profitto del crimine, dall’altro, bloccarne la prosecuzione.

È possibile contestare un sequestro preventivo in Cassazione chiedendo di riesaminare le prove?
No, il ricorso per cassazione contro ordinanze emesse in materia di sequestro preventivo è ammesso solo per violazione di legge. Non è possibile chiedere una nuova valutazione del merito o del compendio indiziario, a meno che la motivazione del provvedimento impugnato non sia totalmente mancante o manifestamente illogica.

Qual è la differenza tra sequestro ‘impeditivo’ e sequestro ‘preventivo’ finalizzato alla confisca?
Il sequestro ‘impeditivo’ (art. 321, comma 1, c.p.p.) ha la finalità di impedire che la libera disponibilità di un bene possa aggravare o protrarre le conseguenze di un reato. Il sequestro ‘preventivo’ finalizzato alla confisca (art. 321, comma 2, c.p.p.), invece, mira a vincolare i beni che costituiscono il profitto o il prezzo del reato per poterli confiscare in caso di condanna. Hanno scopi diversi e possono essere disposti congiuntamente.

Per disporre un sequestro preventivo è necessaria la prova piena della colpevolezza?
No, non è necessaria la prova della colpevolezza. È sufficiente il cosiddetto fumus commissi delicti, ovvero l’esistenza di elementi di fatto concreti e persuasivi che consentano di ritenere probabile la sussistenza di un reato e di ricondurlo alla condotta dell’indagato. Si tratta di un presupposto meno stringente rispetto ai ‘gravi indizi di colpevolezza’ richiesti per le misure cautelari personali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati