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Sequestro preventivo per abuso edilizio: i limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’impresa edile contro un’ordinanza di sequestro preventivo. La sentenza sottolinea che il ricorso in Cassazione per tale misura è consentito solo per violazione di legge e non per un riesame nel merito dei fatti o delle autorizzazioni amministrative. Il sequestro è stato confermato a causa di una palese discrepanza tra le opere autorizzate, limitate a interventi di mitigazione del rischio, e quelle effettivamente realizzate, tra cui la creazione di una strada non autorizzata su area demaniale.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo per Abusi Edilizi: Quando l’Appello è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35220/2025, affronta un caso emblematico in materia di abusi edilizi e ambientali, chiarendo i rigidi confini del ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo. La decisione sottolinea un principio fondamentale: il giudizio di legittimità non può trasformarsi in un terzo grado di merito per riesaminare le prove o le autorizzazioni amministrative. Il caso riguarda un’impresa edile che, a fronte di un sequestro per opere non autorizzate, sosteneva di possedere tutti i titoli necessari.

I Fatti di Causa: Opere Autorizzate vs. Lavori Contestati

La vicenda ha origine da un’ordinanza di sequestro preventivo disposta dal GIP del Tribunale di Vallo della Lucania e confermata dal Tribunale di Salerno. Il provvedimento era stato emesso nei confronti del legale rappresentante di una società di costruzioni per una serie di reati edilizi e ambientali.

Le autorizzazioni ottenute dalla società riguardavano specifici interventi:
– Opere di mitigazione del rischio idrogeologico su un’area di proprietà privata.
– Occupazione temporanea di una porzione limitata di area demaniale marittima in una determinata località (Lido Azzurro).
– Trasporto via mare di materiali e deposito temporaneo di sedimenti.

Tuttavia, le indagini hanno rivelato una situazione ben diversa. Erano state eseguite opere completamente differenti e non autorizzate, tra cui:
– Scarico di materiale su un’altra spiaggia (San Francesco).
– Creazione di una strada di 220 metri che collegava la proprietà privata all’area di intervento, realizzata in gran parte su suolo demaniale e non prevista da alcun permesso.
– Utilizzo di mezzi meccanici in aree non consentite.

La Difesa dell’Imputato e i Motivi del Ricorso

L’imprenditore ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su quattro punti principali. Sosteneva l’insussistenza dei reati poiché tutte le autorizzazioni sarebbero confluite in un unico provvedimento, l’assenza di violazioni paesaggistiche data l’esistenza di un’autorizzazione, la legittimità dell’occupazione del demanio e, infine, la mancanza di esigenze cautelari che giustificassero il mantenimento del sequestro. In sostanza, la difesa mirava a dimostrare che le opere realizzate rientravano, direttamente o indirettamente, nei permessi ottenuti.

Le Motivazioni della Corte: Nessun Riesame del Merito per il Sequestro Preventivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo con fermezza la propria funzione e i limiti del giudizio di legittimità in materia di misure cautelari reali. Il principio cardine è che il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo è ammesso solo per “violazione di legge”.

Cosa significa? Significa che la Cassazione può intervenire solo se il giudice ha commesso un errore nell’applicare la legge o se la motivazione del provvedimento è talmente carente, illogica o contraddittoria da essere considerata inesistente. Non può, invece, effettuare una nuova valutazione dei fatti, degli atti amministrativi o delle prove, attività che spetta esclusivamente ai giudici di merito.

Nel caso specifico, i giudici hanno ritenuto che il Tribunale di Salerno avesse fornito una motivazione chiara e coerente, evidenziando la netta discrasia tra ciò che era stato autorizzato e ciò che era stato effettivamente costruito. Le argomentazioni del ricorrente, secondo la Corte, non denunciavano una vera violazione di legge, ma tentavano di ottenere un riesame delle autorizzazioni e delle circostanze di fatto, un’operazione preclusa in sede di legittimità.

Inoltre, la Corte ha confermato la sussistenza delle esigenze cautelari. Di fronte all’accertata assenza di titoli per le opere contestate, il pericolo che la libera disponibilità dell’area potesse portare al completamento dei lavori abusivi e a un ulteriore danno per l’ambiente giustificava pienamente il mantenimento del sequestro preventivo.

Le Conclusioni

La sentenza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Questa decisione rappresenta un importante monito: la strategia difensiva contro un sequestro preventivo in sede di Cassazione non può basarsi su una reinterpretazione favorevole dei permessi edilizi o su una diversa lettura dei fatti. È necessario dimostrare un vizio giuridico palese nel ragionamento del giudice di merito. La sentenza rafforza così l’efficacia del sequestro come strumento per bloccare tempestivamente abusi edilizi e ambientali, impedendo il consolidamento di situazioni illecite e la progressione del danno al territorio.

È possibile impugnare in Cassazione un’ordinanza di sequestro preventivo per rivalutare le autorizzazioni amministrative?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che il ricorso è ammesso solo per violazione di legge e non per una nuova valutazione nel merito degli atti amministrativi o dei fatti che hanno portato al sequestro. L’interpretazione dei permessi è una questione di fatto riservata ai giudici di merito.

Cosa si intende per “violazione di legge” in un ricorso contro un sequestro preventivo?
Si intende un errore nell’applicazione delle norme giuridiche oppure una motivazione del provvedimento che sia del tutto assente, meramente apparente, o così illogica da non rendere comprensibile l’iter decisionale seguito dal giudice.

La presenza di alcune autorizzazioni è sufficiente a impedire un sequestro preventivo?
No. Come dimostra questa sentenza, se esiste una chiara discrasia tra le opere specificamente autorizzate e quelle diverse o ulteriori che sono state realizzate, il sequestro per queste ultime è pienamente legittimo, in quanto prive di un idoneo titolo autorizzatorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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