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Sequestro preventivo: motivazione sul periculum

Un imprenditore, indagato per indebita compensazione di crediti fiscali, si vede annullare un sequestro preventivo sui suoi beni. La Corte di Cassazione ha stabilito che, sebbene vi fossero sufficienti indizi di reato (fumus commissi delicti), il provvedimento era illegittimo perché mancava una motivazione concreta e specifica sul periculum in mora, ovvero il reale rischio di dispersione del patrimonio.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: Non Basta il Sospetto di Reato, Serve il Pericolo Concreto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6002 del 2024, torna a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: i presupposti per l’applicazione del sequestro preventivo finalizzato alla confisca. La decisione chiarisce che il solo sospetto di un reato non è sufficiente a giustificare una misura così incisiva. È necessario che il giudice fornisca una motivazione specifica e puntuale sul periculum in mora, ossia sul rischio concreto che l’indagato possa disperdere i propri beni. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti: Una Contestazione di Indebita Compensazione

Il caso riguarda l’amministratore di una società, indagato per il reato di indebita compensazione di crediti fiscali, previsto dall’art. 10 quater del d.lgs. 74/2000. Secondo l’accusa, l’amministratore avrebbe utilizzato crediti d’imposta IRES e IRPEF inesistenti per un valore complessivo di oltre 370.000 euro. A seguito di questa contestazione, il Tribunale disponeva un sequestro preventivo sui beni personali dell’indagato, tra cui conti correnti, fabbricati e un veicolo.

I Motivi del Ricorso: Una Difesa su Tre Fronti

L’indagato ha presentato ricorso in Cassazione basando la sua difesa su tre argomenti principali:
1. Assenza del fumus commissi delicti: Sosteneva che non vi fossero prove sufficienti del reato, in quanto le compensazioni non erano mai state effettivamente utilizzate dalla società, che non ne aveva tratto alcun beneficio.
2. Mancanza dell’elemento soggettivo (dolo): Affermava di non aver agito con l’intenzione di evadere le imposte, avendo anche commissionato una due diligence sulla società prima di assumerne la guida.
3. Insussistenza del periculum in mora: Evidenziava l’assenza di un pericolo concreto e attuale di dispersione dei beni, data la sua solida capacità patrimoniale (oltre 2,4 milioni di euro) e la sua disponibilità a collaborare con l’erario, dimostrata da accordi transattivi già stipulati.

La Decisione della Cassazione: il punto sul sequestro preventivo

La Suprema Corte ha analizzato distintamente i motivi del ricorso, arrivando a una decisione che separa nettamente la valutazione sul merito del reato da quella sui presupposti della misura cautelare.

Fumus e Dolo: La Motivazione del Giudice di Merito Regge

Per quanto riguarda i primi due motivi, la Cassazione li ha ritenuti infondati. I giudici hanno specificato che, in sede di riesame di una misura cautelare, non si deve accertare la piena colpevolezza, ma solo verificare che la motivazione del giudice sia logica e non meramente apparente. Nel caso di specie, il Tribunale aveva adeguatamente motivato la sussistenza degli indizi di reato e del dolo, basandosi su controlli incrociati e sull’incongruenza dell’utilizzo di crediti IRPEF da parte di una società soggetta a IRES.

Periculum in Mora: La Carenza di Motivazione che Annulla il Provvedimento

Il cuore della sentenza risiede nell’accoglimento del terzo motivo. La Corte ha ribadito un principio fondamentale, già sancito dalle Sezioni Unite (sent. Eliade n. 36959/2021): il sequestro preventivo richiede una motivazione rafforzata non solo sulla confiscabilità del bene, ma anche sul periculum in mora. Non si può presumere il pericolo solo perché il reato è stato commesso. Il giudice a quo aveva errato nel fornire una motivazione apparente e generica, omettendo di:
* Analizzare nel dettaglio gli accordi transattivi e i pagamenti già effettuati dall’indagato all’Agenzia delle Entrate.
* Valutare concretamente la situazione patrimoniale e reddituale dell’indagato, che appariva solida e tale da non suggerire un imminente rischio di dispersione.
* Fornire elementi concreti a supporto dell’ipotesi di alienazione dei beni, limitandosi a formule astratte e congetturali.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che l’esigenza di anticipare gli effetti della confisca, tipica del sequestro preventivo, impone al giudice un onere motivazionale specifico. Questo onere consiste nello spiegare perché non sia possibile attendere la definizione del giudizio per procedere all’ablazione dei beni. Una motivazione è carente quando non esamina la situazione patrimoniale complessiva dell’indagato e ignora iniziative concrete, come i piani di rientro con il fisco, che possono diminuire il pericolo di dispersione. Affermare che la disponibilità a pagare sia solo una ‘mera dichiarazione di principio’ senza analizzare i fatti (pagamenti effettuati, accordi siglati) rende il provvedimento viziato e, quindi, illegittimo.

Le Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un importante monito per l’autorità giudiziaria: il sequestro preventivo è uno strumento potente che deve essere utilizzato con cautela. La decisione finale non può basarsi su automatismi o presunzioni. Ogni provvedimento deve essere ancorato a una valutazione concreta e individualizzata del periculum in mora, tenendo conto di tutti gli elementi a disposizione, inclusi quelli favorevoli all’indagato, come la sua solidità economica e la sua condotta collaborativa. Per la difesa, ciò significa che documentare la propria affidabilità patrimoniale e la volontà di sanare le pendenze fiscali sono strategie cruciali per contrastare efficacemente richieste di sequestro.

Per disporre un sequestro preventivo è sufficiente che ci sia un forte sospetto di reato (fumus commissi delicti)?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione chiarisce che, oltre al fumus, il provvedimento deve contenere una motivazione specifica e concreta sul periculum in mora, ovvero il pericolo reale che i beni vengano dispersi prima della fine del processo.

Cosa significa che la motivazione sul ‘periculum in mora’ non può essere apparente?
Significa che il giudice non può limitarsi ad affermazioni generiche, astratte o congetturali sul pericolo di dispersione dei beni. Deve analizzare la situazione specifica dell’indagato, inclusa la sua condizione patrimoniale e le sue azioni (come eventuali accordi con l’erario), e spiegare con elementi concreti perché esiste il rischio che i beni vengano sottratti alla giustizia.

Avere un patrimonio consistente e aver iniziato a pagare i debiti con l’Erario può impedire un sequestro preventivo?
Questi elementi non impediscono automaticamente il sequestro, ma devono essere attentamente valutati dal giudice. Come emerge dalla sentenza, ignorare una solida situazione patrimoniale e accordi transattivi con l’amministrazione fiscale, senza fornire una spiegazione adeguata, rende la motivazione del sequestro carente e può portarne all’annullamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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