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Sequestro preventivo: motivazione sul periculum

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per reati fiscali. La decisione si fonda sulla mancanza di una motivazione specifica e concreta riguardo al ‘periculum in mora’, ovvero il pericolo che i beni potessero essere dispersi. La Corte ha stabilito che non è sufficiente un riferimento generico alla natura fungibile del denaro per giustificare la misura cautelare, ma è necessaria un’analisi legata alla fattispecie concreta. Il caso è stato rinviato al Tribunale per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: La Cassazione Annulla per Motivazione Apparente sul Pericolo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di sequestro preventivo: la necessità di una motivazione concreta e specifica sul ‘periculum in mora’, ovvero il pericolo che il ritardo della giustizia possa compromettere l’efficacia di una futura confisca. La Corte ha annullato un’ordinanza che si basava su formule generiche, sottolineando che la motivazione deve essere ancorata ai fatti specifici del caso e non può essere meramente apparente.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal GIP del Tribunale di Nola, finalizzato alla confisca, diretta o per equivalente, del profitto di presunti reati fiscali. La misura cautelare riguardava i beni di una società a responsabilità limitata e, in via sussidiaria, quelli personali dei suoi amministratori. Il Tribunale del Riesame, adito dagli indagati, aveva parzialmente accolto il ricorso, annullando il sequestro per alcune imputazioni e riducendo l’importo totale vincolato. Tuttavia, gli indagati hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando sette distinti motivi di doglianza.

L’Analisi della Corte di Cassazione sui Motivi di Ricorso

La Suprema Corte ha esaminato dettagliatamente i motivi presentati dalla difesa. I primi sei sono stati giudicati inammissibili o infondati. Tra questi, la Corte ha chiarito che la questione della sussidiarietà del sequestro per equivalente rispetto a quello diretto (cioè se si dovesse prima aggredire il patrimonio della società e solo dopo quello personale) attiene alla fase esecutiva e non a quella di adozione della misura.

Inoltre, la Corte ha respinto la censura relativa a una presunta modifica dell’imputazione da parte del Tribunale del Riesame (da operazioni oggettivamente a soggettivamente inesistenti), evidenziando la fluidità dell’imputazione nella fase delle indagini preliminari. Ha infine dichiarato inammissibili i motivi relativi alla carenza del ‘fumus delicti’ e dell’elemento soggettivo del reato, poiché non emergevano ‘ictu oculi’ (a prima vista) e richiedevano un’analisi di merito non consentita in sede di legittimità per i provvedimenti cautelari reali.

Il Principio Decisivo: Motivazione Specifica sul ‘Periculum in Mora’

L’esito del ricorso è stato determinato dal settimo e ultimo motivo, che è stato ritenuto ammissibile e fondato. La difesa lamentava l’omessa motivazione in merito al ‘periculum in mora’. La Cassazione ha accolto questa doglianza, richiamando il proprio consolidato orientamento, incluse le Sezioni Unite.

Il provvedimento di sequestro preventivo deve contenere una motivazione, seppur concisa, sul pericolo concreto che i beni possano essere dispersi, utilizzati o alienati prima della definizione del giudizio. Questo pericolo non può essere presunto automaticamente solo perché l’oggetto del sequestro è il denaro o altri beni fungibili. Il giudice deve esplicitare le ragioni specifiche, legate al caso concreto, che rendono necessaria l’anticipazione dell’effetto ablativo.

Le Motivazioni

La Corte ha rilevato che la motivazione fornita dal Tribunale del Riesame era meramente apparente e ‘bon à tout faire’ (buona per ogni occasione). Il Tribunale si era limitato a osservare che ‘la natura fungibile del denaro e l’inesistenza di alcun vincolo di scopo sulle provviste economiche’, unite alla consapevolezza degli indagati di essere sottoposti a procedimento penale, rendevano ‘in concreto sussistente il periculum’. Secondo la Cassazione, questa è una formula stereotipata, applicabile a qualsiasi sequestro di denaro, che non fornisce alcuna indicazione sulla situazione di pericolo specifica della fattispecie in esame. La mancanza di una motivazione effettiva su un punto così cruciale costituisce una violazione di legge, censurabile anche in Cassazione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata con rinvio al Tribunale di Napoli per un nuovo giudizio. Il giudice del rinvio dovrà valutare nuovamente il caso, fornendo una motivazione effettiva e specifica sulla sussistenza del requisito del ‘periculum in mora’, tenendo conto dei principi affermati dalla Suprema Corte. Gli altri motivi di ricorso sono stati dichiarati inammissibili.

Quando è possibile procedere con un sequestro per equivalente sui beni personali degli amministratori?
Secondo la sentenza, il sequestro per equivalente sui beni personali è una misura sussidiaria che scatta quando il patrimonio della società, su cui dovrebbe gravare il sequestro diretto, risulta incapiente. La verifica di tale incapienza e la conseguente esecuzione sui beni personali è una problematica che attiene alla fase esecutiva del sequestro, non a quella della sua adozione.

Una motivazione generica sul pericolo di dispersione dei beni è sufficiente per un sequestro preventivo?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che una motivazione generica, basata unicamente sulla natura fungibile del denaro e sulla pendenza di un procedimento penale, è insufficiente. Il provvedimento deve contenere una motivazione concreta e specifica, rapportata al caso esaminato, che spieghi perché esista un reale pericolo di dispersione dei beni.

La mancanza di motivazione sul ‘periculum in mora’ può essere considerata una violazione di legge impugnabile in Cassazione?
Sì. La sentenza afferma chiaramente che l’assoluta mancanza di motivazione o una motivazione meramente apparente (come quella basata su formule generiche) su un requisito essenziale come il ‘periculum in mora’ rientra nella nozione di violazione di legge. Pertanto, può essere validamente contestata con ricorso per cassazione ai sensi dell’art. 325 cod. proc. pen.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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