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Sequestro preventivo: motivazione essenziale

La Corte di Cassazione ha annullato un sequestro preventivo di 5.000 euro a carico di un soggetto che aveva ricevuto la somma dal padre, indagato per truffa sui bonus edilizi. La decisione si fonda sulla totale assenza di motivazione da parte dei giudici di merito riguardo sia la consapevolezza del figlio sull’origine illecita del denaro (fumus delicti), sia il concreto pericolo che la somma venisse dispersa (periculum in mora), ribadendo che il rapporto di parentela da solo non può giustificare una misura così incisiva.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Annullato: la Motivazione è un Pilastro Fondamentale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20516/2024, ha annullato un sequestro preventivo disposto nei confronti del figlio di un indagato per truffa aggravata legata ai bonus edilizi. Questa decisione ribadisce un principio cruciale dello stato di diritto: le misure cautelari che limitano i diritti patrimoniali devono essere sorrette da una motivazione solida, concreta e non basata su mere presunzioni, specialmente quando coinvolgono soggetti terzi.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da una complessa indagine su presunte truffe legate ai cosiddetti ‘bonus edilizi’. Un imprenditore, padre del ricorrente, aveva presentato all’Agenzia delle Entrate delle domande per ottenere crediti d’imposta per lavori di ristrutturazione e rifacimento facciate su immobili. Le indagini, tuttavia, hanno rivelato che tali interventi non erano mai stati eseguiti o erano fittizi, e che i crediti generati erano stati successivamente ceduti a un istituto di credito e monetizzati.

Il denaro ottenuto illecitamente sarebbe poi transitato su un conto corrente postale dal quale, tra le varie operazioni, è stato emesso un vaglia postale di 5.000 euro a favore del figlio. Sulla base di ciò, la Procura ha ipotizzato a carico del padre i reati di truffa aggravata e autoriciclaggio, e a carico del figlio il reato di riciclaggio, disponendo il sequestro preventivo della somma ricevuta.

La Carenza di Motivazione del Sequestro Preventivo

Il Tribunale del Riesame aveva confermato il sequestro, sostenendo che fosse ‘verosimile’ la conoscenza da parte del figlio dell’origine illecita del denaro, dato il rapporto di parentela e le condizioni reali degli immobili oggetto della presunta truffa. Tuttavia, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando una radicale mancanza di motivazione sia sul fumus delicti (la sussistenza degli indizi di reato) sia sul periculum in mora (il pericolo di dispersione della somma).

L’assenza del Fumus Delicti

La Suprema Corte ha accolto in pieno le doglianze della difesa. I giudici hanno evidenziato come i provvedimenti dei tribunali di merito fossero totalmente privi di elementi concreti per dedurre che il figlio fosse a conoscenza della provenienza illecita dei 5.000 euro. La semplice ricezione di un vaglia dal proprio padre non può, di per sé, costituire un indizio di colpevolezza per riciclaggio. Mancava qualsiasi prova che dimostrasse un coinvolgimento, anche indiretto, del figlio nelle attività delittuose del genitore o la sua consapevolezza che quella somma fosse il provento di un reato.

La Mancanza del Periculum in Mora

Ancora più netta è stata la censura sulla motivazione del periculum in mora. I giudici di merito si erano limitati a postulare un rischio generico di dispersione, affermando in modo apodittico e congetturale che le somme potessero essere ulteriormente trasferite o utilizzate. La Cassazione ha ricordato, citando un fondamentale principio espresso dalle Sezioni Unite, che il pericolo di dispersione deve essere concreto, attuale e specificamente argomentato. Non è sufficiente affermare che il denaro, per sua natura, è un bene fungibile e facilmente occultabile. È necessario indicare elementi specifici, legati alla condotta o alla situazione economica dell’indagato, che rendano reale e imminente tale rischio.

Le Motivazioni

La Corte ha riaffermato che il provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca deve contenere una concisa ma effettiva motivazione su entrambi i suoi presupposti: il fumus delicti e il periculum in mora. L’onere motivazionale non può essere assolto con formule di stile o con presunzioni. Nel caso di specie, la motivazione era ‘meramente apparente’ sul fumus, in quanto basata unicamente sul legame familiare, e ‘totalmente assente’ sul periculum.

Inoltre, la Corte ha ribadito un altro importante principio procedurale: il Tribunale del Riesame non può integrare o ‘sanare’ una motivazione del tutto mancante nel decreto di sequestro originario. Una tale carenza, infatti, costituisce una causa di nullità radicale del provvedimento. L’analisi dei giudici deve basarsi su elementi indiziari concreti che portino a ritenere plausibile non solo la commissione del reato, ma anche il pericolo che l’attesa del giudizio definitivo possa vanificare l’efficacia della misura ablativa.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato senza rinvio sia l’ordinanza del riesame sia il decreto di sequestro originario, disponendo l’immediata restituzione della somma al ricorrente. La sentenza rappresenta un’importante garanzia per il cittadino, riaffermando che il potere di disporre misure cautelari reali deve essere esercitato con rigore e nel pieno rispetto dell’obbligo di motivazione. Il solo sospetto o un legame familiare non possono mai essere sufficienti a giustificare il sacrificio di un diritto patrimoniale, che richiede sempre un fondamento probatorio concreto e una valutazione specifica del rischio che si intende prevenire.

È sufficiente il rapporto di parentela per giustificare un sequestro preventivo per riciclaggio?
No, la sentenza chiarisce che il solo rapporto di parentela (in questo caso, padre-figlio) non è un elemento sufficiente a dimostrare la consapevolezza dell’origine illecita del denaro ricevuto. Sono necessari elementi concreti che provino tale conoscenza.

Per disporre un sequestro preventivo, basta affermare che il denaro è un bene facilmente disperdibile?
No. La Corte Suprema, richiamando le Sezioni Unite, ha stabilito che la motivazione sul periculum in mora (rischio di dispersione) deve essere concreta e attuale. Non può basarsi su un’affermazione generica e astratta legata alla natura del bene (denaro), ma deve fare riferimento a indici specifici (soggettivi o oggettivi) che dimostrino un rischio effettivo di occultamento.

Il Tribunale del Riesame può integrare una motivazione totalmente mancante nel decreto di sequestro originale?
No. La sentenza specifica che, in tema di periculum in mora, se la motivazione nel decreto di sequestro originario è del tutto mancante, tale carenza costituisce una nullità radicale che non può essere sanata o integrata dal Tribunale del Riesame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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