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Sequestro preventivo: motivazione e onere della prova

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per un presunto caso di truffa sui bonus edilizi. La decisione si fonda sulla motivazione contraddittoria del Tribunale riguardo l’esistenza del reato (fumus commissi delicti) e sulla mancata dimostrazione del concreto pericolo di dispersione dei beni (periculum in mora), elementi essenziali per la validità della misura.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: La Cassazione Annulla per Motivazione Carente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 11785/2024) ha riaffermato i principi cardine che regolano l’applicazione del sequestro preventivo, annullando un provvedimento per vizi di motivazione. Il caso, relativo a una presunta truffa sui bonus edilizi, offre spunti fondamentali sull’onere motivazionale che grava sul giudice in materia di misure cautelari reali, con particolare riferimento alla sussistenza del fumus commissi delicti e del periculum in mora.

Il Caso: Truffa sui Bonus Edilizi e il Sequestro dei Fondi

Il procedimento trae origine da un’indagine su una presunta truffa aggravata ai danni dello Stato. L’indagato, in qualità di legale rappresentante di una società edile, era accusato di aver ottenuto indebitamente crediti d’imposta per oltre 229.000 euro, legati al ‘Bonus 110%’. L’accusa si basava sull’ipotesi che la società avesse utilizzato false attestazioni sullo stato di avanzamento dei lavori (SAL) per certificare opere di ristrutturazione in realtà mai eseguite.

Di conseguenza, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva disposto il sequestro preventivo della somma corrispondente al profitto del presunto reato. L’indagato aveva impugnato il provvedimento davanti al Tribunale del Riesame, il quale però aveva confermato il sequestro. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge per carenza di motivazione su due fronti: la reale sussistenza del reato e il pericolo concreto di dispersione del patrimonio.

L’Analisi della Corte: I Due Pilastri del Sequestro Preventivo

La Corte di Cassazione ha accolto entrambi i motivi di ricorso, ritenendo fondate le censure della difesa. La sentenza si concentra sui due presupposti indispensabili per l’applicazione di qualsiasi misura cautelare: il fumus commissi delicti e il periculum in mora.

Carenza di Motivazione sul Fumus Commissi Delicti

Il primo punto critico individuato dalla Corte riguarda la coerenza della motivazione sull’esistenza del reato. Il Tribunale del Riesame aveva ritenuto sussistente la truffa basandosi sull’idea che i lavori fossero stati totalmente ineseguiti al momento della presentazione dei SAL.

Tuttavia, la stessa ordinanza del Tribunale conteneva elementi contraddittori. In altre parti del provvedimento, infatti, si ammetteva che il problema non fosse la totale inesistenza dei lavori, bensì un grave ritardo nel loro inizio (oltre 90 giorni dalla stipula del contratto) e una loro successiva esecuzione parziale o ‘maldestra’.

La Cassazione ha evidenziato come queste due ipotesi – la simulazione totale delle opere e il semplice ritardo o la cattiva esecuzione – configurino scenari giuridicamente molto diversi. La truffa aggravata contestata presuppone una simulazione finalizzata alla creazione di crediti d’imposta inesistenti, non un semplice inadempimento contrattuale. L’apparato argomentativo del Tribunale è stato quindi giudicato incoerente e insufficiente a sostenere l’esistenza del fumus del reato.

L’Importanza del Periculum in Mora nel Sequestro Preventivo

Il secondo motivo di annullamento riguarda la motivazione sul periculum in mora, ovvero il pericolo che, nelle more del processo, i beni possano essere dispersi, rendendo inefficace un’eventuale confisca finale. La Corte, richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite (sent. Ellade), ha ribadito che il giudice non può limitarsi a un’affermazione generica del pericolo.

Nel caso di specie, il Tribunale aveva fondato la sua decisione su un giudizio prognostico circa la possibile ‘reiterazione del reato’, senza però analizzare la situazione patrimoniale concreta dell’indagato né indicare quali specifici eventi rendessero necessario anticipare l’effetto ablativo della confisca. Secondo la Cassazione, non esiste alcun automatismo tra la natura del reato e la sussistenza del periculum. È necessario, invece, un esame fattuale che spieghi perché, nel caso specifico, vi sia un rischio concreto e attuale di dispersione dei beni.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte Suprema si fondano sulla necessità di garantire che una misura invasiva come il sequestro preventivo sia supportata da un apparato logico-giuridico solido, coerente e non apparente. Per quanto riguarda il fumus delicti, la motivazione deve essere esente da contraddizioni logiche che ne minino la comprensibilità e la tenuta. Un conto è affermare che i lavori non sono mai stati eseguiti, altro è contestare un ritardo o una cattiva esecuzione, fattispecie che potrebbero non integrare il reato di truffa.
Per quanto concerne il periculum in mora, la Corte ha censurato l’approccio del Tribunale che ha confuso il pericolo di reiterazione del reato (che riguarda le misure cautelari personali) con il pericolo di dispersione del patrimonio (che attiene alle misure reali). La motivazione deve ancorarsi a elementi concreti, spiegando perché il patrimonio dell’indagato sia a rischio e perché sia necessario intervenire immediatamente, senza attendere la definizione del giudizio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza rappresenta un importante monito per i giudici di merito. Essa chiarisce che il ricorso al sequestro preventivo non può basarsi su motivazioni stereotipate o presuntive. È richiesto uno scrutinio rigoroso e puntuale dei presupposti di legge. Per la difesa, questa decisione rafforza la possibilità di contestare efficacemente i provvedimenti cautelari basati su argomentazioni generiche o contraddittorie. In definitiva, la Corte di Cassazione ha stabilito che la libertà patrimoniale può essere limitata solo sulla base di un’analisi fattuale concreta e di una motivazione giuridicamente impeccabile, annullando l’ordinanza e rinviando gli atti al Tribunale di Firenze per un nuovo esame.

Quando un sequestro preventivo può essere annullato per vizio di motivazione?
Un sequestro preventivo può essere annullato quando la motivazione è radicalmente carente, contraddittoria o illogica, tanto da non rendere comprensibile l’iter logico seguito dal giudice. Questo vale sia per la sussistenza degli indizi di reato (fumus commissi delicti) sia per il pericolo di dispersione dei beni (periculum in mora).

È sufficiente un ritardo nell’esecuzione dei lavori per configurare la truffa sui bonus edilizi?
Secondo la sentenza, un semplice ritardo o una ‘maldestra esecuzione’ dei lavori non equivale automaticamente alla simulazione totale delle opere. La truffa contestata nel caso di specie presupponeva la creazione fittizia di crediti d’imposta basata su operazioni inesistenti, un’ipotesi diversa dal mero inadempimento contrattuale.

Cosa deve dimostrare il giudice riguardo al ‘periculum in mora’ in un sequestro preventivo?
Il giudice non può limitarsi a presumere il pericolo basandosi sulla natura del reato. Deve fornire una motivazione concisa ma concreta, basata su eventi specifici e attuali, che dimostri il rischio effettivo che l’indagato possa disperdere il proprio patrimonio prima della sentenza definitiva, pregiudicando così un’eventuale confisca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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