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Sequestro preventivo: motivazione apparente annulla

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo su una somma di denaro, ritenendo la motivazione del Tribunale del Riesame ‘meramente apparente’. Il Tribunale aveva ignorato le prove documentali fornite da una terza interessata (titolare di un’attività commerciale e moglie dell’indagato), che attestavano la lecita provenienza del contante dalla sua impresa. La Corte ha stabilito che una motivazione superficiale e non ancorata ai fatti equivale a una violazione di legge, rinviando il caso per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Annullato: Quando la Motivazione è solo Apparente

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10228 del 2024, offre un’importante lezione sul rigore necessario nella motivazione dei provvedimenti cautelari. Il caso analizzato riguarda l’annullamento di un sequestro preventivo a causa di una motivazione giudicata ‘meramente apparente’, poiché il giudice non aveva adeguatamente considerato le prove fornite da un terzo che reclamava la legittima proprietà dei beni. Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale: una decisione giudiziaria, specialmente se incide sui diritti patrimoniali, deve essere sorretta da un percorso logico-giuridico chiaro e coerente.

Il Caso: Un Sequestro Preventivo e la Difesa del Terzo Interessato

La vicenda ha origine da un decreto di sequestro preventivo per un importo di 63.100,00 euro, emesso nei confronti di un uomo indagato per concorso in riciclaggio aggravato. La moglie dell’indagato, in qualità di terza interessata, ha proposto ricorso, sostenendo che la somma sequestrata fosse di sua esclusiva proprietà e derivasse dai ricavi della sua attività commerciale, un bar-tabaccheria.

A sostegno della sua tesi, la ricorrente ha prodotto una cospicua documentazione, tra cui una relazione tecnica, dichiarazioni dei redditi e movimenti bancari. Da tali atti emergeva non solo una notevole capacità di generare ricavi, ma anche un flusso costante e significativo di versamenti in contanti sul conto aziendale, per un totale di oltre 200.000 euro in pochi mesi, a dimostrazione della lecita provenienza del denaro.

La Decisione del Tribunale del Riesame

Nonostante le prove fornite, il Tribunale di Napoli, in sede di riesame, ha confermato il sequestro. La sua motivazione si basava su due argomenti principali:

1. La maggior parte degli incassi dell’attività commerciale avveniva tramite mezzi elettronici (POS), e i versamenti in contanti erano relativi a ‘somme di minore importo’.
2. Appariva ‘anomalo’ che la ricorrente conservasse una somma così ingente in contanti presso la propria abitazione invece di versarla in banca.

Questa valutazione, tuttavia, non si è confrontata specificamente con i dati documentali che provavano l’esatto contrario, ovvero l’esistenza di versamenti in contanti molto cospicui e frequenti.

L’Analisi della Cassazione sul sequestro preventivo

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale e rinviando per un nuovo giudizio. Il fulcro della decisione risiede nel concetto di ‘motivazione apparente’.

La Prova Ignorata

I giudici di legittimità hanno evidenziato come il Tribunale avesse completamente ignorato il contenuto della documentazione difensiva. Gli atti prodotti dimostravano che i versamenti in contanti non erano affatto di ‘minore importo’, ma anzi costituivano un flusso sistemico e considerevole. Ad esempio, erano stati effettuati versamenti per oltre 121.000 euro in meno di due mesi e singoli depositi che superavano i 35.000 euro. Di fronte a tali prove, la motivazione del Tribunale è risultata slegata dalla realtà fattuale e quindi solo apparente.

Il Principio di Diritto Applicato

La Corte ha richiamato il principio, già affermato dalle Sezioni Unite (sent. Ivanov, 2008), secondo cui il ricorso per cassazione contro ordinanze in materia di sequestro preventivo è ammissibile per violazione di legge anche quando la motivazione sia talmente carente, illogica o contraddittoria da non rendere comprensibile l’iter logico seguito dal giudice. Una motivazione apparente, in sostanza, equivale a una motivazione assente e costituisce una violazione di legge.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione sottolineando che il Tribunale del Riesame non ha adempiuto al proprio dovere di esaminare in modo critico e completo le argomentazioni e le prove fornite dalla difesa. L’argomento utilizzato dal Tribunale – secondo cui gli incassi elettronici prevalevano su quelli in contanti – è stato ritenuto non conferente perché non indicava un termine di paragone e non teneva conto della sistematicità e dell’entità dei versamenti in contanti documentati. Di fronte a una documentazione che riconduceva i flussi di denaro a un’attività commerciale lecita, in assenza di elementi contrari, la motivazione del provvedimento di sequestro si è rivelata priva di completezza e coerenza. L’illogicità di fondo ha reso apodittica anche la considerazione sull’anomalia di detenere contanti in casa, dato che la difesa aveva dimostrato una costante e ingente disponibilità di denaro liquido derivante dall’attività.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio cruciale: la validità di un sequestro preventivo dipende da una motivazione reale, specifica e coerente con le prove agli atti. Un giudice non può liquidare le argomentazioni difensive con affermazioni generiche o smentite dai documenti. Per i cittadini e le imprese, ciò significa che, se coinvolti in procedimenti simili come terzi, è fondamentale produrre una documentazione chiara e inoppugnabile sulla legittima provenienza dei propri beni. Una difesa ben supportata da prove concrete può far emergere le contraddizioni di una motivazione solo apparente e portare all’annullamento di misure cautelari ingiuste.

Quando un sequestro preventivo può essere annullato per vizio di motivazione?
Un sequestro preventivo può essere annullato quando la sua motivazione è ‘meramente apparente’, ovvero quando è del tutto assente, contraddittoria, illogica o non si confronta con le prove decisive presentate, risultando così in una violazione di legge.

Cosa deve fare un terzo per dimostrare la legittima provenienza di somme sequestrate?
Un terzo deve fornire una documentazione completa e specifica (come relazioni contabili, estratti conto bancari, dichiarazioni dei redditi) che dimostri in modo chiaro e coerente che le somme sequestrate derivano da fonti lecite, come la propria attività commerciale.

Perché la Corte ha ritenuto ‘apparente’ la motivazione del Tribunale in questo caso?
La Corte l’ha ritenuta ‘apparente’ perché il Tribunale ha ignorato le prove documentali che dimostravano l’esistenza di ingenti e regolari incassi in contante, basando invece la sua decisione su affermazioni generiche e smentite dai fatti, come quella che i versamenti in contanti fossero di ‘minore importo’.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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