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Sequestro preventivo: limiti ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura contro l’annullamento di un sequestro preventivo a carico di un’azienda di riciclo. La sentenza chiarisce i rigidi limiti del ricorso in Cassazione in materia cautelare, che può basarsi solo su una ‘violazione di legge’ e non su una diversa valutazione dei fatti o sulla logicità della motivazione del giudice del riesame. Inoltre, è stato ribadito che il ricorso deve affrontare sia il ‘fumus commissi delicti’ sia il ‘periculum in mora’ per essere ammissibile.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: i Limiti del Ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30594/2025, offre un’importante lezione sui limiti del ricorso avverso le ordinanze in materia di sequestro preventivo. Il caso, che riguardava un’azienda operante nel settore del riciclo di carta e cartone, ha permesso ai giudici di delineare con precisione i confini tra il controllo di legittimità e l’inammissibile tentativo di rivalutare il merito dei fatti. La decisione sottolinea che il ricorso del Pubblico Ministero può essere presentato solo per ‘violazione di legge’ e non per contestare la logicità della motivazione del Tribunale del Riesame.

I Fatti: il Sequestro e l’Annullamento del Riesame

L’indagine aveva portato al sequestro preventivo di un’azienda e delle sue quote societarie. Le accuse erano di natura ambientale: gestione illecita di rifiuti (art. 256 D.Lgs. 152/06) e scarico di acque reflue industriali senza autorizzazione (art. 137 D.Lgs. 152/06). Secondo l’accusa, l’azienda non gestiva correttamente i materiali da riciclo, che venivano stoccati all’aperto senza protezione, contaminandosi e rimanendo, di fatto, ‘rifiuti’. Inoltre, le acque di dilavamento dei piazzali venivano scaricate nella fognatura pubblica senza un adeguato trattamento.

Tuttavia, il Tribunale del Riesame, accogliendo la richiesta della difesa, aveva annullato il sequestro. I giudici del riesame avevano ritenuto insussistente il fumus commissi delicti (la parvenza di reato), evidenziando che le problematiche relative allo scarico delle acque erano state risolte il giorno stesso del sequestro e che, per l’accusa di gestione illecita di rifiuti, mancava una prova tecnica certa della violazione delle normative.

La Decisione della Cassazione sul sequestro preventivo

La Procura della Repubblica ha impugnato la decisione del Riesame dinanzi alla Corte di Cassazione. La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi (proposti da due differenti uffici della Procura) inammissibili per diverse ragioni, sia procedurali che di merito.

Inammissibilità per Difetto di Legittimazione

In primo luogo, il ricorso presentato dalla Procura presso il Tribunale che aveva originariamente richiesto il sequestro è stato dichiarato inammissibile per un vizio procedurale. La legge, infatti, stabilisce che la legittimazione a ricorrere avverso l’ordinanza del Riesame spetta esclusivamente all’ufficio del Pubblico Ministero presso il Tribunale che ha emesso tale ordinanza.

Inammissibilità per Motivi non Consentiti e Carenza di Interesse

Il cuore della decisione riguarda l’inammissibilità del ricorso dell’altra Procura. La Corte ha stabilito che il ricorso si basava su motivi non ammessi dalla legge. Il Pubblico Ministero, infatti, non contestava una ‘violazione di legge’ in senso stretto, ma proponeva una lettura alternativa delle prove, criticando la valutazione logica e fattuale compiuta dal Tribunale del Riesame. Questo tipo di censura, assimilabile al ‘vizio di motivazione’, non è consentito per i ricorsi in materia di misure cautelari reali, che sono limitati alla sola violazione di legge.

Inoltre, il ricorso è stato giudicato inammissibile anche per carenza di interesse, poiché si concentrava quasi esclusivamente sul fumus commissi delicti, trascurando di argomentare sul periculum in mora, ovvero il pericolo concreto e attuale che la libera disponibilità dei beni avrebbe potuto aggravare le conseguenze del reato.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. Quando si impugna un’ordinanza in materia di sequestro preventivo, non si può chiedere alla Cassazione di riesaminare le prove o di giudicare se la motivazione del Tribunale del Riesame sia ‘logica’ o ‘convincente’. L’unico sindacato possibile è quello sulla ‘violazione di legge’, che si configura solo in caso di errore nell’applicazione delle norme o in presenza di una motivazione totalmente assente o meramente apparente, tale da non rendere comprensibile il percorso logico seguito dal giudice.

Nel caso di specie, il ricorrente aveva tentato di ‘smontare’ il ragionamento del Tribunale del Riesame contrapponendo dati investigativi e relazioni tecniche. Questo, secondo la Corte, equivale a sollecitare una nuova valutazione del merito, attività preclusa in sede di legittimità. La motivazione del Riesame, sebbene potesse essere opinabile, non era né mancante né apparente, e quindi non integrava una violazione di legge.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per chi intende ricorrere in Cassazione avverso un provvedimento cautelare reale. Le conclusioni pratiche sono chiare:
1. Focalizzarsi sulla Violazione di Legge: Il ricorso deve individuare un errore giuridico preciso, non una debolezza argomentativa del giudice del riesame.
2. Non Trascurare il Periculum in Mora: La sola contestazione del fumus non è sufficiente. Bisogna dimostrare la sussistenza attuale del pericolo che la misura cautelare mira a prevenire.
3. Rispettare i Limiti del Giudizio di Legittimità: La Cassazione non è la sede per ottenere una nuova e diversa lettura delle prove. Il tentativo di trasformare un vizio di motivazione in una violazione di legge conduce inevitabilmente all’inammissibilità del ricorso.

Chi è legittimato a ricorrere in Cassazione contro un’ordinanza del Tribunale del Riesame?
La legittimazione a proporre ricorso per cassazione spetta esclusivamente all’ufficio del Pubblico Ministero presso l’organo giudiziario la cui decisione viene impugnata (in questo caso, il Tribunale del Riesame), e non all’ufficio che aveva originariamente richiesto la misura cautelare.

Per quali motivi si può ricorrere in Cassazione contro un’ordinanza su un sequestro preventivo?
Il ricorso per cassazione avverso le ordinanze emesse in materia di sequestro preventivo è consentito soltanto per ‘violazione di legge’, come previsto dall’art. 325 cod. proc. pen. Questo esclude la possibilità di denunciare vizi della motivazione come la contraddittorietà o la manifesta illogicità, a meno che non si traducano in una motivazione assente o meramente apparente.

È sufficiente contestare il ‘fumus commissi delicti’ per ottenere la riforma di un annullamento di sequestro?
No, non è sufficiente. Il ricorso per cassazione proposto dal pubblico ministero è inammissibile per carenza di interesse se contesta solo il mancato riconoscimento del ‘fumus commissi delicti’ (la parvenza di reato) senza prospettare nulla riguardo al ‘periculum in mora’ (il pericolo nel ritardo), poiché l’accoglimento del solo motivo sul ‘fumus’ non porterebbe comunque all’applicazione della misura reale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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