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Sequestro preventivo: limiti e motivazione del riesame

La Corte di Cassazione ha parzialmente annullato un’ordinanza di sequestro preventivo per un valore di quasi 700.000 euro, contestato per reati di truffa. La decisione è stata motivata dalla carenza di motivazione del Tribunale del riesame riguardo al ‘fumus commissi delicti’ per uno specifico capo d’accusa. La Corte ha ribadito che il giudice del riesame ha l’obbligo di fornire una motivazione completa su tutti i punti sollevati dalla difesa, annullando con rinvio la decisione limitatamente a quella parte.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: la Cassazione annulla per difetto di motivazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato temi cruciali in materia di sequestro preventivo, chiarendo i doveri di motivazione del Tribunale del riesame e i limiti di tale misura cautelare. La Corte ha parzialmente annullato un’ordinanza che confermava il sequestro di una cospicua somma di denaro, quasi 700.000 euro, a carico di un indagato per truffa, proprio a causa di una motivazione carente su un punto specifico sollevato dalla difesa.

I Fatti del Caso: Accuse di Truffa e Sequestro Preventivo

Il caso nasce da un’indagine per reati di truffa a carico di un imprenditore. Il Giudice per le indagini preliminari aveva disposto un sequestro preventivo per un importo di 699.811,37 euro, corrispondente al presunto profitto del reato. L’indagato, tramite il suo difensore, aveva impugnato il provvedimento davanti al Tribunale del riesame, che però aveva confermato la misura.

Contro questa decisione, l’indagato ha proposto ricorso per Cassazione, sollevando diverse questioni procedurali e di merito. In particolare, la difesa contestava la tempestività della querela, la carenza di legittimazione del soggetto che l’aveva presentata, l’assenza del cosiddetto fumus commissi delicti (ovvero la parvenza di reato) e l’illegittimità dell’estensione del sequestro a somme future.

Le Doglianze della Difesa

I motivi del ricorso si concentravano su tre punti principali:

1. Procedibilità dell’azione penale: la difesa sosteneva che la querela fosse stata presentata tardivamente e da una persona priva dei necessari poteri di rappresentanza per conto dell’istituto finanziario truffato.
2. Sussistenza del reato: si contestava la presenza di elementi sufficienti a configurare il reato di truffa, specialmente per uno degli episodi (capo N), dove i documenti presentati erano autentici e il finanziamento veniva regolarmente rimborsato.
3. Estensione del sequestro: si lamentava che il sequestro fosse stato esteso a somme di denaro affluite sui conti correnti dell’indagato e della sua società solo successivamente al provvedimento, inclusi ratei di pensione considerati impignorabili.

La Decisione della Corte: Annullamento Parziale con Rinvio

La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso. Ha ritenuto infondate le censure sulla procedibilità, affermando che il Tribunale del riesame aveva correttamente motivato sulla tempestività della querela e sulla piena legittimazione del querelante.

Tuttavia, la Corte ha ritenuto fondato il motivo relativo all’omessa motivazione sul fumus commissi delicti per il reato contestato al capo N). Di conseguenza, ha annullato l’ordinanza impugnata limitatamente a tale punto, rinviando il caso al Tribunale di Ragusa per un nuovo esame.

Le Motivazioni: Il Dovere di Motivazione sul Sequestro Preventivo

La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: il Tribunale del riesame, essendo un mezzo di impugnazione totalmente devolutivo, ha l’obbligo di rispondere in modo specifico e puntuale a tutte le doglianze sollevate dalla difesa. Nel caso di specie, a fronte della documentazione prodotta dall’indagato che sembrava smentire la presenza di artifici o raggiri per uno specifico finanziamento (capo N), il Tribunale del riesame aveva omesso di spiegare le ragioni per cui riteneva comunque sussistente il reato.

Questa omissione costituisce un vizio di motivazione che impone l’annullamento. Il giudice del rinvio dovrà quindi riesaminare quel punto specifico e fornire una motivazione adeguata che tenga conto degli elementi difensivi.

Per quanto riguarda gli altri motivi, la Corte li ha respinti. Ha chiarito che, ai fini della truffa contrattuale, l’ingiusto profitto si realizza con la stipulazione stessa del contratto che non si sarebbe concluso senza l’inganno, indipendentemente dal successivo adempimento. Ha inoltre specificato che le questioni relative all’esecuzione del sequestro preventivo, come l’apprensione di somme future o di beni di terzi, non devono essere sollevate in sede di riesame del provvedimento originario, ma vanno indirizzate al Pubblico Ministero che cura l’esecuzione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza rafforza il diritto di difesa nell’ambito delle misure cautelari reali. Sottolinea che il giudice del riesame non può ignorare gli argomenti difensivi, ma deve esaminarli e fornire una risposta motivata. Un’omissione su un punto specifico, anche se marginale rispetto all’intero impianto accusatorio, può portare all’annullamento parziale del provvedimento. Inoltre, la pronuncia traccia una linea netta tra la fase di impugnazione del titolo (riesame) e quella di esecuzione della misura, indirizzando correttamente le parti verso le sedi competenti per le rispettive doglianze.

Cosa succede se il Tribunale del riesame non risponde a un motivo specifico del ricorso contro un sequestro preventivo?
La sua decisione può essere annullata dalla Corte di Cassazione per vizio di motivazione, limitatamente al punto non esaminato. Il caso viene quindi rinviato allo stesso Tribunale per un nuovo giudizio su quella specifica questione.

Il pagamento regolare delle rate di un finanziamento esclude il reato di truffa contrattuale se il contratto è stato ottenuto con l’inganno?
No. Secondo la Corte, la truffa contrattuale si perfeziona nel momento in cui il soggetto passivo è indotto con l’inganno a stipulare un contratto che altrimenti non avrebbe concluso. Il successivo adempimento non esclude il reato, poiché il danno consiste già nella stipulazione di un accordo viziato.

A chi ci si deve rivolgere se un sequestro preventivo viene esteso a beni non inclusi nel provvedimento originale, come somme future?
Le questioni relative alla corretta esecuzione del sequestro, come l’apprensione di beni futuri o appartenenti a terzi, devono essere proposte al Pubblico Ministero che procede, in quanto organo responsabile dell’esecuzione della misura, e non al Tribunale del riesame che valuta solo la legittimità del provvedimento genetico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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