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Sequestro preventivo: limiti del terzo interessato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9147/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un terzo interessato avverso un’ordinanza di sequestro preventivo. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il terzo, estraneo al reato, non può contestare né l’esistenza dei presupposti del reato (fumus boni iuris) né la proporzionalità della misura cautelare. La sua difesa è limitata alla dimostrazione della propria effettiva titolarità del bene e all’assenza di collegamenti con l’indagato.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Diritti del Terzo: La Cassazione Stabilisce i Limiti

Quando un bene viene sottoposto a sequestro preventivo nell’ambito di un’indagine penale, quali sono le tutele per il proprietario che è estraneo al reato? Può contestare la legittimità del sequestro basandosi sulla presunta insussistenza del reato stesso? A queste domande risponde una recente sentenza della Corte di Cassazione, che traccia confini precisi per l’intervento del cosiddetto “terzo interessato”.

Il Caso: Sequestro di un’Azienda e l’Appello del Terzo

La vicenda trae origine da un’indagine per reati tributari a carico di un imprenditore. Nel corso delle indagini, il Giudice per le Indagini Preliminari dispone il sequestro preventivo finalizzato alla confisca delle quote sociali e dell’intero compendio aziendale di una società a responsabilità limitata. La formale titolare di tali beni, una persona legata all’indagato ma estranea alle accuse, si oppone al provvedimento, chiedendone la revoca o la riduzione.

Sia il GIP che, in seguito, il Tribunale in sede di appello cautelare, rigettano le richieste della donna. Quest’ultima decide quindi di ricorrere alla Corte di Cassazione, sostenendo che la motivazione sulla reale disponibilità dei beni in capo all’indagato fosse carente e che il Tribunale avesse errato nel non considerare le sue argomentazioni sulla mancanza di prove circa il reato contestato all’imprenditore.

I motivi del ricorso: contro il sequestro preventivo

La ricorrente, in qualità di terza interessata, ha articolato il suo ricorso su due punti principali. In primo luogo, ha criticato la motivazione del Tribunale, giudicandola insufficiente e contraddittoria riguardo alla riconducibilità della società all’indagato. Sosteneva, inoltre, che le fosse stato illegittimamente impedito di contestare sia il fumus boni iuris (cioè la sussistenza degli indizi di reato) sia la proporzionalità della misura del sequestro preventivo.

In secondo luogo, ha lamentato la totale assenza di motivazione riguardo ai mancati accertamenti sulla capacità reddituale dell’indagato, che a suo dire non avrebbe avuto le risorse economiche per costituire e capitalizzare la società sequestrata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale che limita in modo netto l’ambito di intervento del terzo interessato nei procedimenti di sequestro.

Le Motivazioni: I Confini dell’Impugnazione per il Terzo Estraneo al Reato

Il cuore della pronuncia risiede nella riaffermazione di un principio cardine della procedura penale in materia di misure cautelari reali. La Corte ha chiarito che il ricorso per cassazione avverso le ordinanze in materia di sequestro preventivo è ammesso solo per “violazione di legge”. Le critiche mosse dalla ricorrente, invece, sono state qualificate come censure di merito, volte a ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.

Il punto cruciale è il seguente: il terzo che afferma di avere diritto alla restituzione del bene sequestrato non può contestare l’esistenza dei presupposti della misura cautelare, ovvero il fumus del reato e la proporzionalità del vincolo. L’ambito del suo legittimo intervento è strettamente confinato a due aspetti:

1. Dimostrare la propria effettiva titolarità o disponibilità del bene.
2. Provare l’inesistenza di qualsiasi rapporto di collegamento o concorso con l’indagato.

Poiché la ricorrente aveva fondato gran parte del suo appello sulla contestazione del reato e sulla proporzionalità del sequestro, le sue doglianze esulavano dai limiti consentiti dalla legge. Il Tribunale, quindi, aveva correttamente ritenuto inammissibili tali profili di critica. Di conseguenza, anche il ricorso in Cassazione, riproponendo le medesime argomentazioni, è stato giudicato inammissibile.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Terzi Coinvolti

Questa sentenza consolida un orientamento di fondamentale importanza pratica. Per chi si trovi nella posizione di terzo proprietario di un bene sequestrato, è essenziale comprendere che la strategia difensiva non può incentrarsi sul tentativo di smontare l’impianto accusatorio contro l’indagato. Al contrario, ogni sforzo deve essere concentrato nel dimostrare in modo inequivocabile la propria buona fede, l’effettiva e non meramente formale titolarità del bene e la totale estraneità ai fatti illeciti contestati. La difesa deve quindi focalizzarsi sulla propria posizione giuridica e fattuale, senza invadere il campo della valutazione sulla sussistenza del reato, che rimane una questione tra l’accusa e l’indagato.

Un terzo, proprietario di un bene sottoposto a sequestro preventivo, può contestare l’esistenza del reato per cui si procede?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il terzo interessato estraneo al reato non è legittimato a contestare l’esistenza dei presupposti della misura cautelare, come il cosiddetto fumus boni iuris (la parvenza del reato) o la proporzionalità del sequestro.

Quali argomenti può usare un terzo per difendere i propri beni da un sequestro preventivo?
Il terzo può unicamente dedurre la propria effettiva titolarità o disponibilità del bene sequestrato e dimostrare l’inesistenza di qualsiasi rapporto di collegamento, concorso o collusione con la persona indagata.

Perché il ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure sollevate dalla ricorrente erano considerate critiche nel merito della valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di Cassazione. Inoltre, le argomentazioni contestavano profili (sussistenza del reato e proporzionalità) che, per giurisprudenza consolidata, il terzo non può sollevare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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