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Sequestro preventivo: limiti del riesame e periculum

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso contro un’ordinanza di conferma di un sequestro preventivo per autoriciclaggio. L’imputato lamentava una motivazione carente sul ‘periculum in mora’. La Corte ha stabilito che il Tribunale del Riesame può integrare la motivazione del primo giudice e che le questioni esecutive non sono contestabili in sede di riesame. Il sequestro preventivo è stato quindi confermato.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: La Cassazione sui Poteri del Riesame e il Periculum in Mora

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 37168 del 2024, offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso avverso un sequestro preventivo e sui poteri del Tribunale del Riesame. La pronuncia si concentra, in particolare, sulla valutazione del cosiddetto periculum in mora, ovvero il pericolo che la libera disponibilità dei beni possa aggravare le conseguenze del reato. Analizziamo insieme i punti salienti di questa decisione.

I Fatti del Caso: un Sequestro Milionario per Autoriciclaggio

La vicenda ha origine da un decreto di sequestro preventivo, sia in via diretta che per equivalente, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari per un importo superiore ai 2.7 milioni di euro. La misura era stata disposta nei confronti di un imprenditore e altri soggetti, indagati per il reato di autoriciclaggio in concorso, previsto dagli articoli 110 e 648-ter del codice penale.

Il provvedimento veniva integralmente confermato dal Tribunale del Riesame. Contro questa decisione, l’imprenditore proponeva ricorso per cassazione, affidandosi a due principali motivi di contestazione.

Le Doglianze dell’Indagato e il Ricorso per Cassazione

La difesa dell’indagato contestava la decisione del Tribunale del Riesame sotto due profili, entrambi incentrati sulla sussistenza del periculum in mora:

1. Manifesta illogicità della motivazione: Secondo il ricorrente, la motivazione era apparente e contraddittoria. La somma contestata era già confluita in un’operazione immobiliare e le liquidità della società erano già state sequestrate. Pertanto, sottoporre a vincolo anche i beni personali appariva incongruo.
2. Omessa motivazione del provvedimento originario: La difesa sosteneva che il Tribunale del Riesame avrebbe dovuto annullare il decreto di sequestro iniziale, poiché privo di un’adeguata motivazione sul periculum. Invece, il Tribunale aveva elaborato un nuovo percorso argomentativo per giustificare il sequestro, integrando le lacune del primo provvedimento. Inoltre, il rischio di dispersione dei beni doveva considerarsi attenuato, trattandosi di fatti risalenti a oltre cinque anni prima.

La Decisione della Cassazione sul sequestro preventivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo integralmente. La sentenza si articola su due principi procedurali di fondamentale importanza nel campo delle misure cautelari reali.

I Limiti del Ricorso in Cassazione per le Misure Cautelari Reali

In primo luogo, la Corte ribadisce un principio consolidato: l’articolo 325 del codice di procedura penale consente il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di sequestro soltanto per ‘violazione di legge’. In questa categoria rientra anche la motivazione totalmente omessa o meramente apparente, ma non la censura sulla tenuta logica del ragionamento del giudice. Il ricorso dell’imprenditore, secondo la Corte, mirava a una rilettura alternativa dei fatti, operazione non consentita in sede di legittimità.

Inoltre, la Corte chiarisce che le questioni relative alle modalità concrete di esecuzione del sequestro (ad esempio, la scelta di quali beni aggredire) non possono essere fatte valere né con il riesame né con il ricorso per cassazione. Per tali contestazioni, lo strumento corretto è l’incidente di esecuzione.

Il Potere Integrativo del Tribunale del Riesame

Sul secondo motivo, la Corte ha ritenuto corretto l’operato del Tribunale del Riesame. I giudici chiariscono che il tribunale della cautela ha il potere-dovere di integrare le insufficienze motivazionali del provvedimento impugnato. Sebbene non possa creare una motivazione dal nulla quando questa sia totalmente assente, può completare e rafforzare un apparato argomentativo già esistente.

Nel caso specifico, il Tribunale aveva legittimamente valorizzato la condizione di imprenditore del ricorrente, le sue cointeressenze con ambienti criminali e la sua dedizione a violazioni finanziarie seriali, desumendone una ‘ragionevole prognosi di replicabilità delle condotte’ che giustificava ampiamente l’esigenza cautelare.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione si fondano sulla netta distinzione tra il controllo di legittimità e il giudizio di merito. L’impugnazione di un sequestro preventivo in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. L’appellante aveva tentato di criticare la logica interna della decisione, un’attività preclusa in questa sede. La Corte ha il solo compito di verificare che la legge sia stata applicata correttamente e che la decisione sia supportata da una motivazione non meramente apparente.

Il cuore della decisione risiede nel riconoscimento del ruolo attivo del Tribunale del Riesame. Questo organo non è un mero controllore passivo della decisione del GIP, ma un giudice che, investito della questione, deve fornire una risposta completa, potendo anche correggere e integrare le argomentazioni del primo provvedimento. Questo potere integrativo è fondamentale per garantire l’effettività della tutela cautelare, a condizione che non si supplisca a una totale carenza argomentativa iniziale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida due principi chiave. Primo, chi intende impugnare un sequestro preventivo deve concentrare le proprie censure su precise violazioni di legge, evitando argomentazioni che implichino una nuova valutazione dei fatti. Secondo, viene confermato l’ampio potere del Tribunale del Riesame di ‘salvare’ un provvedimento di sequestro la cui motivazione sul periculum sia insufficiente, ma non del tutto assente, integrandola con elementi fattuali e logici. Infine, viene ribadita la necessità di utilizzare lo strumento processuale corretto, l’incidente di esecuzione, per contestare le modalità pratiche con cui il sequestro viene attuato.

Può il Tribunale del Riesame integrare la motivazione di un decreto di sequestro preventivo se è carente sul ‘periculum in mora’?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che il Tribunale del Riesame ha il potere e il dovere di integrare le insufficienze motivazionali del provvedimento impositivo, a condizione che esista già un apparato argomentativo di base. Non può, tuttavia, creare una motivazione dal nulla se questa è completamente assente.

È possibile contestare le modalità di esecuzione di un sequestro preventivo, come la scelta dei beni da vincolare, con un ricorso al Tribunale del Riesame?
No, la sentenza chiarisce che le questioni attinenti alle modalità di esecuzione del sequestro non possono essere fatte valere con una richiesta di riesame né con un ricorso per cassazione. Lo strumento procedurale corretto per tali contestazioni è l’incidente di esecuzione.

Quali sono i limiti del ricorso in Cassazione contro un’ordinanza di sequestro preventivo?
Il ricorso per cassazione contro le misure cautelari reali, come il sequestro, è consentito solo per ‘violazione di legge’. Ciò include i casi di motivazione totalmente omessa o meramente apparente, ma esclude le censure dirette a contestare la tenuta logica o la correttezza della valutazione dei fatti compiuta dai giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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