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Sequestro preventivo: limiti del riesame e fumus delicti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero contro l’annullamento di un sequestro preventivo. La sentenza sottolinea che il Tribunale del riesame ha il dovere di effettuare una valutazione concreta e approfondita del fumus commissi delicti, specialmente in casi complessi, senza che ciò costituisca un’indebita anticipazione del giudizio di merito. Viene quindi confermata la legittimità della decisione che ha annullato il sequestro per reati di truffa e autoriciclaggio, ritenendo l’analisi del riesame adeguata e non meramente apparente.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro preventivo: limiti del riesame e fumus delicti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 25786/2025, offre un importante chiarimento sui poteri del Tribunale del riesame in materia di sequestro preventivo. La decisione stabilisce che un’analisi approfondita degli elementi a disposizione non sconfina in un giudizio di merito anticipato, ma rappresenta un dovere del giudice per verificare la concreta sussistenza del fumus commissi delicti, soprattutto in vicende economiche complesse.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Brescia. La misura cautelare, per un valore di quasi un milione di euro, era stata disposta nei confronti degli amministratori di una società operante nel settore siderurgico (la “Società Alfa S.p.A.”) e della società stessa. Le accuse erano di truffa, insolvenza fraudolenta e autoriciclaggio, in relazione a presunti illeciti commessi ai danni di due società fornitrici (le “Società Beta S.r.l.” e “Gamma S.r.l.”).

Il Tribunale di Brescia, in funzione di giudice del riesame, accoglieva però le doglianze della difesa e annullava il decreto di sequestro. Secondo il Tribunale, non sussisteva il fumus commissi delicti, in quanto la crisi di liquidità della Società Alfa non era stata dolosamente occultata per truffare i fornitori, ma derivava da legittime, sebbene sfortunate, dinamiche commerciali, come la brusca interruzione dei rapporti con un importante cliente.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e il sequestro preventivo

Contro la decisione di annullamento, il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso per cassazione. La tesi dell’accusa era che il Tribunale del riesame avesse ecceduto i propri poteri, trasformando un giudizio cautelare in un’anticipazione del giudizio di merito. Secondo il ricorrente, il giudice del riesame avrebbe dovuto limitarsi a una valutazione astratta della configurabilità del reato, senza entrare in una disamina così approfondita degli elementi probatori. Il Pubblico Ministero lamentava, inoltre, che il Tribunale avesse dato peso eccessivo alle argomentazioni difensive, trascurando importanti indizi a sostegno dell’accusa, come la situazione patrimoniale negativa della società, la presunta falsità dei bilanci e la successiva vendita della merce non pagata.

La questione dell’autoriciclaggio

In particolare, per il reato di autoriciclaggio, il Pubblico Ministero sosteneva che la successiva rivendita della merce, ottenuta illecitamente senza pagarne il prezzo, costituisse un’operazione idonea a ostacolare l’identificazione della sua provenienza delittuosa, integrando così la fattispecie contestata.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile, confermando la decisione del Tribunale del riesame. La Suprema Corte ha innanzitutto ribadito i limiti del proprio sindacato sui provvedimenti cautelari reali: il ricorso è consentito solo per ‘violazione di legge’, nozione che include la mancanza assoluta o la mera apparenza della motivazione, ma non la sua contraddittorietà o illogicità.

Nel merito, la Corte ha stabilito che il Tribunale del riesame non ha affatto ecceduto i suoi poteri. Al contrario, ha fatto ‘buon governo’ dei principi di diritto. La valutazione del fumus commissi delicti non può essere un esame evanescente e astratto, ma deve calarsi nelle peculiarità della fattispecie concreta. In un caso complesso, caratterizzato da articolati rapporti commerciali e da una crisi di settore, era necessario un ‘approfondimento congruo’ per evitare che il vaglio cautelare si riducesse a un atto formale e intangibile. L’impegno motivazionale del giudice del riesame deve essere calibrato sulla complessità del caso.

La Corte ha evidenziato come il Tribunale avesse attentamente esaminato tutti gli elementi, sia quelli dell’accusa che quelli della difesa, giungendo a una conclusione logicamente argomentata sull’insussistenza degli indizi necessari per mantenere il sequestro preventivo. La decisione impugnata non ha anticipato il merito, ma ha correttamente verificato in modo puntuale e coerente gli elementi indicativi dell’esistenza del reato, come richiesto dalla fase cautelare.

Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio procedurale: il controllo del Tribunale del riesame sul sequestro preventivo non è una formalità, ma un giudizio concreto sulla base degli atti disponibili. Un’analisi dettagliata e approfondita non significa usurpare le funzioni del giudice del dibattimento, ma adempiere al dovere di garantire che una misura così invasiva si fondi su elementi solidi. Di conseguenza, un ricorso per cassazione che si limiti a proporre una diversa lettura del materiale indiziario, senza denunciare una vera e propria violazione di legge, è destinato all’inammissibilità.

Qual è il ruolo del Tribunale del riesame in un procedimento di sequestro preventivo?
Il Tribunale del riesame ha il compito di verificare la sussistenza del cosiddetto fumus commissi delicti, ossia la plausibilità che il fatto contestato costituisca reato. Secondo la sentenza, questa verifica non deve essere astratta o superficiale, ma deve basarsi su un esame concreto e puntuale degli elementi probatori disponibili in quella fase.

Un’analisi approfondita dei fatti da parte del Tribunale del riesame equivale a un giudizio di merito anticipato?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che, soprattutto in casi complessi, un approfondimento motivazionale è necessario per valutare correttamente i presupposti della misura cautelare. Tale analisi non costituisce un’anticipazione del giudizio di merito, a condizione che resti finalizzata a verificare la sussistenza degli indizi per il sequestro e non a formulare un giudizio definitivo di colpevolezza o innocenza.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché, sotto la veste di una denuncia di ‘violazione di legge’, il Pubblico Ministero chiedeva in realtà una nuova e diversa valutazione del materiale indiziario, un’operazione preclusa in sede di legittimità. Il Tribunale del riesame aveva fornito una motivazione logica e completa, rendendo il suo provvedimento immune da censure di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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