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Sequestro preventivo: limiti del ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo di €6.870,00. La Corte ha chiarito che, in materia di misure cautelari reali, il ricorso è consentito solo per violazione di legge e non per contestare la logica della motivazione del giudice di merito, se questa non è meramente apparente.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: I Limiti del Controllo della Cassazione

L’ordinanza in esame chiarisce i confini del ricorso contro un sequestro preventivo. La Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il ricorso è ammesso solo per violazione di legge, non per contestare la logica del giudice di merito, se la motivazione non è meramente apparente o inesistente.

I fatti del caso

Il Tribunale, in funzione di giudice del riesame, aveva confermato un decreto di sequestro preventivo per una somma di 6.870,00 euro nei confronti di un individuo. Il sequestro era stato disposto in relazione ai reati di ricettazione e ad un delitto aggravato dal metodo mafioso. L’interessato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo l’illegittimità del provvedimento per violazione di legge e carenza di motivazione. In particolare, la difesa contestava la presunta provenienza illecita del denaro, affermando di aver fornito una giustificazione documentale della sua liceità.

I motivi del ricorso

Il ricorrente ha basato la sua impugnazione su due motivi principali:
1. Violazione di legge: In relazione agli articoli 125, comma 3, e 321 del codice di procedura penale.
2. Carenza di motivazione: Sulla supposta provenienza delittuosa del denaro contante rinvenuto.

La difesa sosteneva che il Tribunale del riesame non avesse adeguatamente considerato le prove fornite a dimostrazione della legittima provenienza della somma, rendendo la motivazione del provvedimento carente o solo apparente.

La decisione della Cassazione sul sequestro preventivo

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda sulla corretta applicazione dell’articolo 325 del codice di procedura penale, che disciplina il ricorso per cassazione in materia di misure cautelari reali, come appunto il sequestro.

Le motivazioni

I giudici hanno chiarito che, in questo ambito, il controllo della Cassazione è limitato esclusivamente alla violazione di legge. Ciò significa che non è possibile contestare la ricostruzione dei fatti o la coerenza logica dell’argomentazione del giudice del riesame, a meno che la motivazione sia completamente assente o talmente illogica da essere considerata “apparente”.

Nel caso di specie, il Tribunale del riesame aveva fornito una motivazione solida, basata su due elementi chiave:
– La “radicata contiguità” dell’indagato ad ambienti della criminalità organizzata.
– La ragionevole conclusione che il denaro, trovato durante una perquisizione, fosse stato consegnato dalla moglie di un boss locale.

Il Tribunale aveva ritenuto “implausibile” la versione alternativa offerta dalla difesa. Secondo la Cassazione, questa motivazione è graficamente e argomentativamente consistente. Il ricorso, invece, tentava semplicemente di sostituire la ricostruzione del giudice con una più favorevole all’indagato, un’operazione non consentita in sede di legittimità.

Le conclusioni

La sentenza stabilisce che il ricorso è inammissibile quando, invece di denunciare una vera e propria violazione di norme, si limita a criticare i singoli “segmenti motivazionali” della decisione impugnata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro. Questo verdetto rafforza il principio secondo cui il giudizio di legittimità non costituisce un terzo grado di merito, ma un controllo sulla corretta applicazione del diritto.

Per quali motivi è possibile ricorrere in Cassazione contro un sequestro preventivo?
Il ricorso per cassazione contro un provvedimento di sequestro preventivo è consentito soltanto per violazione di legge, come stabilito dall’art. 325 del codice di procedura penale. Non è possibile contestare la logica della motivazione del giudice, a meno che questa sia totalmente assente o meramente apparente.

Perché la Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile in questo caso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi proposti non denunciavano una reale violazione di legge, ma si limitavano a contestare la tenuta logica dell’apparato argomentativo del Tribunale del Riesame. Questo tipo di censura non è ammessa in sede di legittimità.

Quali elementi ha considerato il Tribunale del Riesame per confermare il sequestro?
Il Tribunale ha confermato il sequestro basandosi sulla radicata contiguità dell’indagato ad ambienti di criminalità organizzata e sulla conclusione, ritenuta ragionevole, che il denaro fosse stato consegnato dalla moglie di un boss locale. Ha inoltre giudicato implausibile la versione alternativa fornita dalla difesa sulla provenienza lecita del denaro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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