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Sequestro preventivo: legittimo sulle quote sociali

Il Tribunale del Riesame ha confermato il sequestro preventivo di quote sociali oggetto di un presunto trasferimento fraudolento. L’indagato, per sottrarsi a debiti tributari, aveva ceduto le sue quote a un familiare. I giudici hanno stabilito che il sequestro, finalizzato alla confisca per equivalente, colpisce il profitto del reato (il valore delle quote) e non l’azienda, che resta operativa. La misura è stata ritenuta legittima in presenza di gravi indizi di colpevolezza e del pericolo che l’indagato disperda i suoi beni.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo di Quote Sociali: Quando è Legittimo?

Il sequestro preventivo di quote societarie rappresenta uno strumento incisivo a disposizione dell’autorità giudiziaria, specialmente nei reati di natura economica. Una recente ordinanza del Tribunale del Riesame ha fornito chiarimenti cruciali sulla sua applicazione nel contesto del reato di trasferimento fraudolento di valori, delineando i confini tra la tutela del patrimonio dello Stato e la continuità operativa dell’azienda. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Trasferimento Sospetto

Il caso ha origine da un’indagine a carico di un imprenditore accusato di aver fraudolentemente trasferito l’intero pacchetto di quote di una sua società a un familiare. Secondo l’accusa, questa operazione era finalizzata a sottrarre tali beni a possibili misure di aggressione patrimoniale da parte dello Stato, a fronte di un ingente debito tributario accumulato dal soggetto. L’autorità giudiziaria disponeva quindi un sequestro preventivo su tali quote, considerandole il profitto del reato ipotizzato (art. 512 bis c.p.).

L’Appello contro il Sequestro Preventivo

L’indagato presentava ricorso al Tribunale del Riesame, contestando la legittimità della misura. La difesa sosteneva principalmente due punti:
1. Il sequestro colpiva un’entità, la società, estranea al reato contestato, paralizzandone l’attività.
2. Il trasferimento delle quote era avvenuto in un momento in cui l’indagato non era ancora formalmente a conoscenza delle procedure di riscossione a suo carico.

Le Motivazioni del Tribunale del Riesame

Il Tribunale ha respinto integralmente il ricorso, confermando la piena legittimità del sequestro preventivo. Le motivazioni della decisione si fondano su un’attenta analisi dei presupposti della misura cautelare e della natura del reato.

Il Principio del Sequestro Preventivo per Equivalente

Il punto centrale della decisione è la distinzione tra il patrimonio della società e le quote sociali. I giudici hanno chiarito che il sequestro non colpisce i beni aziendali (conti correnti, immobili, attrezzature), ma le quote di partecipazione, che sono beni personali dell’indagato. La misura è finalizzata alla confisca ‘per equivalente’, cioè a colpire un valore corrispondente al profitto del reato. In questo caso, il profitto è rappresentato dal valore delle quote stesse, di cui l’indagato si è spogliato solo fittiziamente per eludere le pretese erariali.

Sussistenza del ‘Fumus Commissi Delicti’

Il Tribunale ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza. Elementi chiave sono stati: la tempistica del trasferimento, avvenuto proprio quando il debito tributario stava diventando esigibile; lo stretto rapporto di parentela con il cessionario, che suggeriva un’interposizione fittizia; e l’assenza di un reale corrispettivo per la cessione. Questi fattori hanno reso altamente probabile la natura fraudolenta dell’operazione.

Il ‘Periculum in Mora’ nel Trasferimento Fraudolento

Infine, per quanto riguarda il ‘periculum in mora’ (il pericolo nel ritardo), la Corte ha ribadito un principio consolidato: nel reato di trasferimento fraudolento di valori, il pericolo è insito nella condotta stessa. L’obiettivo dell’atto simulato è proprio quello di rendere difficile o impossibile il recupero del bene da parte dei creditori o dello Stato. Pertanto, la necessità di agire con urgenza attraverso il sequestro preventivo è pienamente giustificata per neutralizzare questo rischio.

Le Conclusioni

La decisione del Tribunale del Riesame conferma che il sequestro preventivo di quote societarie è uno strumento valido ed efficace per contrastare i reati di sottrazione fraudolenta di beni. La chiave di volta sta nel comprendere che tale misura non mira a bloccare l’operatività dell’azienda, la quale rimane una persona giuridica distinta, ma a vincolare un bene del patrimonio personale dell’indagato, il cui valore rappresenta il profitto del reato. Si tratta di un’importante affermazione a tutela dell’erario, che bilancia l’esigenza di repressione degli illeciti con la salvaguardia della continuità aziendale.

Il sequestro preventivo delle quote di una società ne blocca l’attività?
No. Secondo la decisione analizzata, il sequestro delle quote sociali colpisce la titolarità della partecipazione, che è un bene personale del socio, ma non incide direttamente sui beni e sui rapporti giuridici della società (come conti correnti o contratti), la quale può continuare a operare.

Cosa si intende per profitto del reato nel caso di trasferimento fraudolento di quote societarie?
Il profitto del reato di trasferimento fraudolento di valori consiste nel valore economico delle quote stesse che vengono fittiziamente cedute. L’autore del reato si avvantaggia mantenendo il controllo di fatto del bene, pur avendolo formalmente sottratto al proprio patrimonio per evitare misure ablative.

Perché il pericolo (periculum in mora) è considerato implicito nel reato di trasferimento fraudolento di valori?
Il pericolo è considerato implicito perché la finalità stessa del reato è quella di nascondere o disperdere i propri beni per renderli inattaccabili da parte dei creditori o dello Stato. La condotta fraudolenta crea di per sé il rischio concreto che, senza un intervento immediato come il sequestro, il recupero di tali beni diventi impossibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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