LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro preventivo: legittimo sui fondi successivi

La Corte di Cassazione ha stabilito la piena legittimità di un sequestro preventivo esteso a somme di denaro accreditate sul conto corrente dell’indagata anche dopo la prima esecuzione della misura. Secondo la Corte, tali fondi costituiscono profitto del reato fino al raggiungimento della soglia massima del sequestro. La sentenza ha inoltre dichiarato inammissibile il motivo di ricorso basato sulla carenza di motivazione, poiché formulato in termini troppo generici.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: La Cassazione si Pronuncia sulla Confisca di Somme Future

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande rilevanza pratica: la legittimità di un sequestro preventivo che si estende alle somme accreditate su un conto corrente dopo l’esecuzione iniziale del provvedimento. Questa decisione chiarisce come la misura cautelare possa operare in modo ‘dinamico’, continuando a vincolare i fondi fino al raggiungimento dell’importo totale stabilito, e sottolinea l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e dettagliati.

I Fatti del Caso: Sequestro su un Conto Corrente

Il caso nasce da un’ordinanza del Tribunale di La Spezia che rigettava l’istanza di riesame presentata da un’indagata contro un decreto di sequestro preventivo. Il sequestro era stato disposto per reati tributari e di associazione per delinquere.

In un primo momento, le autorità avevano sequestrato tutte le somme presenti sul conto corrente dell’indagata presso un noto istituto di credito. Successivamente, sul medesimo conto era pervenuto un accredito di circa 322 euro, che veniva anch’esso immediatamente sottoposto a sequestro. L’indagata ha contestato la legittimità di questa seconda apprensione, portando la questione fino alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso: Due Censure Principali

La difesa ha articolato il ricorso in Cassazione su due punti principali:

1. Errata applicazione della legge penale: Si sosteneva che il sequestro delle somme accreditate successivamente alla prima operazione fosse illegittimo. Secondo la ricorrente, non vi era alcuna prova che questo nuovo denaro costituisse profitto o provento del reato, e non poteva essere presunto come tale.
2. Carenza di motivazione: Si lamentava che il decreto di sequestro originale fosse nullo per mancanza di una motivazione adeguata sulla determinazione del prezzo e del profitto del reato. Il semplice rinvio alle annotazioni della Guardia di Finanza non era ritenuto sufficiente a giustificare la misura cautelare.

La Decisione della Corte sul sequestro preventivo

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo il primo motivo infondato e il secondo inammissibile. Vediamo nel dettaglio le argomentazioni della Suprema Corte.

Sulla Legittimità del Sequestro delle Somme Sopravvenute

La Corte ha affermato un principio di diritto ormai consolidato: in materia di sequestro preventivo finalizzato alla confisca diretta, specialmente per reati tributari, è pienamente legittima l’apprensione di somme di denaro che confluiscono su un conto corrente anche dopo la prima esecuzione della misura. Queste somme, infatti, sono considerate profitto del reato fino a quando non venga raggiunto l’importo totale per cui il sequestro è stato disposto. Non rileva, quindi, che siano state accreditate in un momento successivo.

Sulla Genericità del Motivo di Impugnazione

Per quanto riguarda la seconda censura, la Corte ha rilevato che la doglianza sulla carenza di motivazione era stata formulata in termini eccessivamente generici, sia nell’atto di riesame che nel ricorso per cassazione. La giurisprudenza costante stabilisce che il giudice non ha l’obbligo di rispondere punto per punto a istanze che appaiono vaghe, generiche o manifestamente infondate. Di conseguenza, il Tribunale del riesame non era tenuto a fornire una motivazione specifica su un punto sollevato in modo non circostanziato, rendendo il motivo di ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda su due pilastri. Il primo è la natura del denaro come bene fungibile. Quando il sequestro ha per oggetto una somma di denaro che costituisce il profitto di un reato, la misura cautelare colpisce non specificamente quelle banconote o monete, ma un valore patrimoniale. Pertanto, qualsiasi somma di denaro che entri nella disponibilità dell’indagato su quel conto corrente è soggetta al vincolo fino alla concorrenza dell’importo sequestrato. Si tratta di una visione ‘dinamica’ del sequestro, che non si esaurisce con il primo atto esecutivo ma continua a produrre i suoi effetti nel tempo.

Il secondo pilastro è di natura processuale. La Corte ribadisce l’onere per chi impugna un provvedimento di formulare censure specifiche e puntuali. Criticare genericamente una ‘carenza di motivazione’ senza indicare precisamente quali aspetti non sono stati considerati o perché il ragionamento del giudice sarebbe errato, equivale a non presentare una vera e propria censura. Questo principio mira a garantire l’efficienza del processo, evitando che i giudici debbano rispondere a critiche vaghe e pretestuose.

Conclusioni

La sentenza in esame offre due importanti lezioni pratiche. In primo luogo, chi è soggetto a un sequestro preventivo su un conto corrente deve essere consapevole che la misura può estendersi a tutti i fondi che verranno accreditati in futuro, fino al raggiungimento della somma totale indicata nel decreto. In secondo luogo, evidenzia l’importanza cruciale di una difesa tecnica e precisa: le impugnazioni devono essere argomentate in modo dettagliato e specifico, pena la loro inammissibilità. Una critica generica al provvedimento del giudice si rivela, come in questo caso, una strategia processuale inefficace.

Un sequestro preventivo su un conto corrente può colpire anche somme di denaro accreditate dopo l’esecuzione del blocco?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che è legittima l’apprensione di somme confluite su un conto corrente anche dopo l’esecuzione della misura, in quanto anch’esse costituiscono profitto del reato fino al raggiungimento dell’importo totale da sequestrare.

Perché il motivo di ricorso sulla mancanza di motivazione del sequestro è stato respinto?
È stato ritenuto inammissibile perché formulato in modo troppo generico. Secondo la Corte, il giudice non è obbligato a motivare su istanze che appaiono improponibili per la loro vaghezza o manifesta infondatezza.

Cosa si intende per natura ‘dinamica’ del sequestro preventivo su un conto corrente?
Significa che il sequestro non si esaurisce con il blocco delle somme presenti al momento dell’esecuzione, ma continua a operare su tutti i fondi che affluiscono successivamente sul conto, fino a quando non viene raggiunta la cifra totale specificata nel provvedimento del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati