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Sequestro preventivo: legittimo per reato ambientale

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro il sequestro preventivo di un autospurgo utilizzato per lo sversamento illecito di rifiuti in una fognatura. La sentenza chiarisce che, per la validità della misura, è sufficiente la semplice configurabilità del reato (fumus boni iuris) e il rischio concreto che il bene possa essere usato per commettere altri illeciti (periculum in mora), senza necessità di una prova piena della colpevolezza o di una motivazione eccessivamente dettagliata.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo per Reati Ambientali: Quando è Legittimo?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34490/2025, torna a pronunciarsi sulla legittimità del sequestro preventivo in materia di reati ambientali, offrendo chiarimenti cruciali sui presupposti necessari per la sua applicazione. Il caso riguarda il sequestro di un autospurgo utilizzato per lo smaltimento illecito di rifiuti liquidi. La decisione conferma un orientamento rigoroso, sottolineando come la misura cautelare sia giustificata anche in presenza di una motivazione sintetica, purché logica e coerente.

Il Fatto: Sversamento Illecito e Sequestro del Mezzo

Il procedimento trae origine da un’ordinanza del Tribunale di Livorno, che aveva confermato il decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari a carico del legale rappresentante di una ditta di autospurghi. L’indagato era stato sorpreso mentre immetteva i rifiuti liquidi contenuti nella cisterna del proprio veicolo all’interno di un tombino per le acque piovane. L’ipotesi di reato contestata era la violazione degli articoli 192 e 255 del Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006).

I Motivi del Ricorso e la Difesa dell’Indagato

L’indagato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione lamentando, in sostanza, due vizi nel provvedimento impugnato:

1. Violazione di legge per carenza di motivazione sul fumus boni iuris: Secondo la difesa, il Tribunale si sarebbe limitato a un’astratta configurabilità del reato, senza valutare concretamente gli elementi a disposizione, come l’informativa della polizia giudiziaria e le fotografie. In particolare, si contestava la mancata identificazione certa del rifiuto sversato e l’assenza di attribuzione del corretto codice CER.
2. Violazione di legge per carenza di motivazione sul periculum in mora: La difesa sosteneva che il semplice collegamento tra il veicolo e il reato non fosse sufficiente a giustificare il sequestro, in assenza di una specifica motivazione sul rischio concreto di reiterazione del reato.

La Decisione della Cassazione sul sequestro preventivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, e quindi inammissibile, confermando la piena legittimità del sequestro preventivo disposto.

Le Motivazioni: I Requisiti del Sequestro Preventivo

La Suprema Corte ha ribadito i principi cardine che governano l’adozione delle misure cautelari reali. Per disporre un sequestro preventivo, il giudice deve verificare la sussistenza di due requisiti fondamentali:

Fumus boni iuris: Non è richiesta una prova piena della colpevolezza, tipica del giudizio di merito, ma è sufficiente l’astratta sussumibilità del fatto in una fattispecie di reato. Nel caso di specie, l’informativa di reato, che descriveva e documentava fotograficamente l’indagato nell’atto di sversare il contenuto della cisterna, era più che sufficiente a integrare tale presupposto. La Corte ha inoltre precisato che la mancata identificazione del codice CER era irrilevante, poiché la norma ambientale punisce l’immissione di rifiuti di qualsiasi genere*, anche non pericolosi, nelle acque superficiali.

Periculum in mora*: Il pericolo che la libera disponibilità del bene possa aggravare le conseguenze del reato o agevolare la commissione di altri illeciti è stato ritenuto evidente. L’autospurgo non era un bene qualsiasi, ma lo strumento diretto con cui era stata realizzata la condotta illecita. La sua disponibilità da parte dell’indagato, pertanto, creava un nesso immediato e diretto con il rischio di reiterazione. La motivazione del Tribunale, seppur sintetica, era quindi adeguata, poiché il rapporto di strumentalità tra il veicolo e il reato rendeva evidente la necessità di sottrarlo all’indagato per prevenire ulteriori illeciti.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida un principio fondamentale in materia di misure cautelari per reati ambientali. Il sequestro preventivo di un bene strumentale al reato, come un veicolo, si giustifica sulla base di una valutazione logica e concreta del rischio, senza la necessità di complesse indagini preliminari sulla natura del rifiuto o di articolate motivazioni sul pericolo. La decisione evidenzia che il controllo della Cassazione è limitato alla violazione di legge e non può trasformarsi in una nuova valutazione del merito. Per le imprese del settore, ciò si traduce in un monito: la commissione di illeciti ambientali comporta il rischio immediato e concreto di perdere la disponibilità dei mezzi aziendali, con conseguenze operative ed economiche significative.

Per disporre un sequestro preventivo è necessaria la prova certa del reato?
No, non è necessaria la prova certa. Secondo la Corte, è sufficiente il cosiddetto “fumus commissi delicti”, ovvero l’astratta possibilità che il fatto contestato costituisca un reato, basata su elementi concreti e persuasivi come un’informativa di polizia giudiziaria.

Perché il veicolo è stato sequestrato anche se non era stato identificato il tipo esatto di rifiuto sversato?
Perché la norma ambientale contestata (artt. 192 e 255 D.Lgs. 152/2006) punisce l’immissione di rifiuti di qualsiasi genere in acque superficiali o sotterranee, anche se non pericolosi. L’identificazione specifica del rifiuto tramite il codice CER non era quindi indispensabile per configurare l’ipotesi di reato ai fini del sequestro.

Il sequestro preventivo di un bene richiede una motivazione dettagliata sul rischio di reiterazione del reato?
No, la motivazione può essere anche sintetica. Nel caso di un veicolo strumentale alla commissione del reato, il rischio di reiterazione è considerato evidente dalla sua stessa disponibilità da parte dell’indagato. Il collegamento funzionale tra il bene e il reato è sufficiente a giustificare la misura per prevenire la commissione di condotte analoghe.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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