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Sequestro preventivo: legittimo anche senza reato?

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un sequestro preventivo di 120.000 euro a carico di un individuo indagato per autoriciclaggio. La sentenza chiarisce che, per la misura cautelare, è sufficiente individuare un ‘fumus’ di reato presupposto, come la frode fiscale attribuibile alla società per cui l’indagato lavorava, senza che sia necessario provare che l’indagato stesso abbia commesso tale reato. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo per Autoriciclaggio: Basta il Sospetto sul Reato di Origine

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9955 del 2024, affronta un caso delicato in materia di sequestro preventivo e autoriciclaggio. La pronuncia chiarisce un principio fondamentale: per sequestrare una somma di denaro ritenuta provento di attività illecita, è sufficiente dimostrare la probabile esistenza di un reato presupposto (il cosiddetto fumus commissi delicti), anche se tale reato non è direttamente imputabile alla persona che detiene il denaro. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dal sequestro preventivo di una somma di 120.000 euro, disposto dal Pubblico Ministero e convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari, nei confronti di un individuo. L’ipotesi di reato contestata era quella di autoriciclaggio (art. 648-ter.1 c.p.).

L’indagato, tramite il suo difensore, aveva presentato un’istanza di riesame, che però era stata rigettata dal Tribunale. La difesa sosteneva che la motivazione del sequestro fosse solo apparente, in quanto mancava l’individuazione di un preciso reato presupposto da cui il denaro sarebbe provenuto. Inoltre, si contestava la sussistenza del periculum in mora, ovvero il rischio concreto che il bene potesse essere disperso.

Contro l’ordinanza del Tribunale del Riesame, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, ribadendo la genericità delle accuse e sottolineando che l’indagato era un semplice dipendente della società di ristorazione a cui, a suo dire, apparteneva il denaro, e non poteva quindi essergli addebitato un eventuale reato fiscale commesso dalla società stessa.

L’analisi della Cassazione sul sequestro preventivo

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per ribadire alcuni principi cardine in materia di misure cautelari reali.

Il Fumus Commissi Delicti e il Reato Presupposto

Il punto centrale della decisione riguarda la sufficienza degli indizi per configurare il fumus commissi delicti. La Cassazione ha ritenuto corretta la valutazione del Tribunale del Riesame, secondo cui il reato presupposto poteva essere individuato nell’ipotesi di frode fiscale (art. 4 D.Lgs. 74/2000) commessa dalla società di ristorazione. Tale conclusione si basava su due elementi chiave:

1. L’alterazione dei bilanci: Era emersa una evidente discrepanza tra i redditi dichiarati dalla società e la ricchezza accumulata, elemento sufficiente a far sorgere il sospetto di guadagni non dichiarati.
2. Il possesso del denaro: Il ritrovamento di una somma così ingente nelle mani dell’indagato, senza una giustificazione plausibile e con specifiche modalità di occultamento, è stato considerato un forte indizio della sua provenienza illecita.

La Corte ha specificato un aspetto cruciale: per l’ipotesi di autoriciclaggio, è del tutto irrilevante che il reato presupposto (la frode fiscale) non sia direttamente addebitabile all’indagato. Chi ricicla o autoricicla denaro non deve necessariamente essere l’autore del reato che ha generato quel denaro. Ciò che conta è la consapevolezza della sua provenienza illecita.

La questione del Periculum in Mora

Anche la censura relativa alla mancanza del periculum in mora è stata respinta. La Cassazione ha osservato che la difesa, in sede di riesame, aveva sollevato la questione in modo estremamente generico. Il giudice delle indagini preliminari aveva già motivato il pericolo, evidenziando che il denaro, per sua natura, è un bene facilmente occultabile e spendibile, il che aggraverebbe le conseguenze del reato. Di fronte a una contestazione generica, il Tribunale del Riesame non aveva alcun onere di fornire una motivazione più approfondita. Questo conferma come il sequestro preventivo di denaro trovi spesso facile giustificazione nel rischio intrinseco di dispersione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile principalmente perché le doglianze del ricorrente miravano a una rivalutazione dei fatti, operazione non consentita nel giudizio di legittimità. Il sindacato della Cassazione sui provvedimenti cautelari reali è limitato alla sola violazione di legge e non può estendersi al merito o alla logicità della motivazione, a meno che questa non sia del tutto mancante o meramente apparente. In questo caso, il Tribunale aveva fornito una motivazione coerente e logica, ancorando il fumus del reato di autoriciclaggio a specifici elementi indiziari: il possesso di una notevole somma di denaro, l’assenza di una giustificazione credibile e la probabile provenienza da un reato fiscale commesso nell’ambito dell’attività commerciale a cui l’indagato era collegato.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce che, ai fini di un sequestro preventivo per autoriciclaggio, non è necessaria la prova certa del reato presupposto, ma è sufficiente un quadro indiziario solido che ne delinei la probabile esistenza. Inoltre, conferma che il soggetto indagato per autoriciclaggio non deve necessariamente essere l’autore del reato da cui provengono i fondi. La decisione sottolinea l’importanza di presentare censure specifiche e dettagliate nei ricorsi, poiché le contestazioni generiche non impongono al giudice un onere di motivazione analitico e sono destinate a essere respinte.

Per disporre un sequestro preventivo per autoriciclaggio è necessario che il reato presupposto sia stato accertato con sentenza definitiva?
No, non è necessario. Secondo la sentenza, per la legittimità del sequestro è sufficiente la sussistenza di un quadro indiziario serio e concreto (fumus commissi delicti) che renda probabile l’esistenza del reato presupposto, come una frode fiscale.

Chi è accusato di autoriciclaggio deve essere anche l’autore del reato da cui proviene il denaro?
No. La Corte ha chiarito che è del tutto irrilevante che il reato presupposto non sia addebitabile a chi è indagato per autoriciclaggio. L’elemento fondamentale è la consapevolezza della provenienza illecita dei fondi che vengono impiegati o trasferiti.

Perché il possesso di una grossa somma di denaro può giustificare un sequestro preventivo?
Il possesso di una rilevante somma di denaro, specialmente se non supportato da una giustificazione plausibile e accompagnato da modalità di occultamento, è considerato un forte indizio della sua provenienza illecita. Inoltre, il denaro è un bene facilmente occultabile o disperdibile, il che integra il requisito del periculum in mora (pericolo nel ritardo), giustificando la necessità della misura cautelare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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