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Sequestro preventivo: la richiesta di sanatoria non basta

La Corte di Cassazione ha confermato un sequestro preventivo di un immobile pubblico occupato abusivamente. Gli occupanti avevano presentato una richiesta di sanatoria, ma la Corte ha stabilito che la sola domanda non rende lecita l’occupazione né elimina il pericolo che giustifica il sequestro. La misura penale può coesistere con le azioni civili di sfratto.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: la Domanda di Sanatoria non Ferma il Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande attualità: l’efficacia di una domanda di regolarizzazione (sanatoria) di un’occupazione abusiva di immobile ai fini della revoca di un sequestro preventivo. La Corte ha stabilito un principio chiaro: la semplice presentazione di un’istanza amministrativa non è sufficiente a rendere lecita una condotta che nasce come reato, né a far venir meno i presupposti per il mantenimento della misura cautelare penale.

I Fatti del Caso: Occupazione Abusiva e Richiesta di Sanatoria

Il caso riguarda due persone che avevano occupato abusivamente un immobile di proprietà dell’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale pubblica (ATER) del Comune di Roma. A seguito di ciò, il Giudice per le indagini preliminari aveva disposto il sequestro preventivo dell’appartamento per impedire la prosecuzione del reato di invasione di terreni o edifici.

Gli occupanti avevano impugnato il provvedimento, sostenendo che la misura cautelare fosse illegittima. La loro difesa si basava su un punto cruciale: essi avevano presentato una formale domanda di regolarizzazione della loro posizione abitativa, ai sensi di una specifica legge regionale del Lazio. A loro avviso, tale istanza avrebbe dovuto sospendere l’illiceità della loro permanenza, rendendo di fatto il sequestro una misura sproporzionata e non più necessaria.

Il Tribunale di Roma, in sede di riesame, aveva respinto questa tesi, confermando il sequestro. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

Le Argomentazioni sul sequestro preventivo dei Ricorrenti

I ricorrenti hanno basato il loro ricorso su due motivi principali:

1. Carenza del periculum in mora: Sostenevano che la pendenza della domanda di sanatoria creasse una condizione di “legittima permanenza” provvisoria. Di conseguenza, non vi sarebbe più stato il pericolo di aggravamento delle conseguenze del reato, presupposto fondamentale per il sequestro preventivo.
2. Violazione del principio di proporzionalità: A loro dire, la misura penale era sproporzionata, poiché l’ente proprietario (ATER) aveva già avviato le procedure civili per ottenere il rilascio dell’immobile. Il sequestro penale rappresentava un’inutile e dannosa sovrapposizione di strumenti, che rischiava peraltro di pregiudicare l’esito della stessa domanda di sanatoria, la quale richiede la permanenza nell’alloggio.

Le Motivazioni: Perché la Domanda di Sanatoria non Ferma il Sequestro Preventivo

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo importanti chiarimenti. In primo luogo, ha affermato che la valutazione sulla sussistenza del periculum in mora deve essere effettuata al momento in cui la misura cautelare viene adottata. In quel momento, l’accoglimento della domanda di regolarizzazione era un evento futuro e incerto. La semplice presentazione di un’istanza non può trasformare una condotta illecita in lecita. L’arbitrarietà dell’occupazione, e quindi la permanenza del reato, cessa solo con l’eventuale provvedimento favorevole dell’amministrazione, non prima.

Inoltre, la Corte ha smontato l’argomento della presunta violazione del principio di proporzionalità. Ha spiegato che i rimedi previsti dall’ordinamento sono concorrenti e non alternativi. L’azione civile per il rilascio dell’immobile, avviata dal proprietario, persegue finalità diverse da quelle del sequestro preventivo penale. La prima tutela il diritto di proprietà, mentre la seconda ha lo scopo di impedire la prosecuzione di un’attività criminosa e la lesione del bene giuridico protetto dalla norma penale. Pertanto, l’esistenza di un procedimento civile non preclude né rende sproporzionato l’intervento penale.

Infine, la Corte ha precisato che l’esecuzione del sequestro, che comporta l’allontanamento forzato dall’immobile, non pregiudica necessariamente la possibilità di ottenere la sanatoria. Un allontanamento “non volontario”, in esecuzione di un ordine del giudice, è una circostanza che gli interessati potranno far valere nel procedimento amministrativo, poiché la legge regionale mira a escludere dalla regolarizzazione chi abbandona volontariamente l’alloggio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione ribadisce un principio fondamentale: la pendenza di un procedimento amministrativo di sanatoria non neutralizza la rilevanza penale di una condotta illecita come l’occupazione abusiva. Chi si trova in una situazione simile non può fare affidamento sulla sola presentazione di una domanda per mettersi al riparo da misure cautelari penali come il sequestro preventivo. L’ordinamento penale e quello amministrativo procedono su binari paralleli e indipendenti, almeno fino a quando la posizione irregolare non venga formalmente e definitivamente sanata dall’autorità competente.

Presentare una domanda di sanatoria per un’occupazione abusiva rende lecita la permanenza nell’immobile?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che la sola presentazione della domanda non fa venir meno l’arbitrarietà dell’occupazione. La condotta delittuosa permane fino all’eventuale accoglimento della sanatoria da parte dell’ente competente.

Un sequestro preventivo penale può essere disposto anche se sono già in corso procedure civili di sfratto?
Sì. Secondo la Corte, i rimedi civili (sfratto) e penali (sequestro) sono concorrenti e non alternativi. L’esistenza di un’azione civile avviata dal proprietario per recuperare l’immobile non impedisce l’adozione di una misura cautelare penale per interrompere la permanenza del reato.

L’esecuzione di un sequestro preventivo pregiudica la possibilità di ottenere la sanatoria dell’occupazione?
No. La Corte ha specificato che un allontanamento “non volontario”, come quello derivante dall’esecuzione di un provvedimento giudiziario, non osta alla regolarizzazione, e tale circostanza può essere fatta valere nel procedimento amministrativo per dimostrare la continuità dell’esigenza abitativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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