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Sequestro preventivo: la richiesta del PM vincola il GIP

Un imprenditore subisce un sequestro preventivo per presunti abusi edilizi. Il Pubblico Ministero chiede un sequestro per impedire la prosecuzione del reato, ma il Giudice ne dispone uno finalizzato alla confisca. La Corte di Cassazione annulla tutto, ravvisando un vizio radicale insanabile per la discordanza tra richiesta e decisione, che lede il diritto di difesa. La sentenza chiarisce i limiti del potere del giudice nell’ambito del sequestro preventivo.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: la Cassazione Annulla se il Giudice va Oltre la Richiesta del PM

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale in materia di misure cautelari reali: il Giudice non può disporre un sequestro preventivo finalizzato alla confisca se il Pubblico Ministero ne aveva richiesto uno di tipo ‘impeditivo’. Questa discrasia, secondo la Suprema Corte, costituisce un vizio radicale che porta all’annullamento del provvedimento per violazione del diritto di difesa. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Costruzione Illecita e Richiesta di Sequestro

Il caso trae origine da un procedimento a carico del legale rappresentante di una struttura turistica, un hotel villaggio situato in una nota località balneare. L’indagato era accusato di una serie di violazioni in materia paesaggistica, urbanistica e del codice della navigazione, per aver realizzato e mantenuto opere abusive a servizio del complesso alberghiero in un’area soggetta a vincolo e sul demanio marittimo.

Di fronte a questa situazione, il Pubblico Ministero aveva avanzato al Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) una richiesta di sequestro preventivo di tipo ‘impeditivo’ (ai sensi del primo comma dell’art. 321 c.p.p.). L’obiettivo era quello di impedire che la disponibilità del bene potesse protrarre l’attività illecita e deteriorare ulteriormente l’ecosistema protetto.

La Decisione del GIP e del Tribunale del Riesame

Contrariamente a quanto richiesto dalla Procura, il G.i.p. emetteva un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca (ai sensi del secondo comma dell’art. 321 c.p.p.), motivando la sua scelta sulla base della natura dei reati contestati. La difesa dell’imprenditore impugnava l’ordinanza davanti al Tribunale del Riesame, lamentando proprio la mancata corrispondenza tra la richiesta del PM e la decisione del Giudice.

Tuttavia, il Tribunale del Riesame confermava il provvedimento del G.i.p., ritenendo in modo sbrigativo che il Giudice avesse comunque fatto riferimento al ‘pericolo di protrazione del reato’. Contro questa decisione, l’indagato proponeva ricorso per Cassazione.

L’analisi della Cassazione sul sequestro preventivo

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, definendo la decisione del Tribunale del Riesame viziata da una ‘motivazione apparente’ e ‘omessa’. La Corte ha sottolineato come il Tribunale non avesse affatto risposto alla censura specifica sollevata dalla difesa, ovvero il difetto di correlazione tra la domanda cautelare e la decisione giudiziaria.

Il Vizio Radicale: Discrepanza tra Richiesta e Decisione

Il cuore della pronuncia risiede nel concetto di ‘vizio radicale’. La Cassazione, richiamando precedenti conformi, ha stabilito che è illegittima l’ordinanza del riesame che confermi un sequestro finalizzato alla confisca quando il contraddittorio si era instaurato su una richiesta di sequestro impeditivo. Questo perché le due forme di sequestro hanno presupposti e finalità differenti:
1. Sequestro impeditivo: Mira a neutralizzare un pericolo concreto e attuale legato alla libera disponibilità del bene.
2. Sequestro per confisca: Mira a sottrarre un bene che si presume essere il profitto o il prezzo di un reato.

Il G.i.p., disponendo una misura diversa e più afflittiva di quella richiesta, ha agito al di fuori dei limiti posti dalla domanda del PM.

La Violazione del Diritto di Difesa

Questa discordanza non è una mera irregolarità formale, ma si traduce in una palese violazione del diritto di difesa. L’indagato, infatti, si trova a doversi difendere da un provvedimento cautelare i cui presupposti non erano stati oggetto della richiesta originaria, vedendo così compromesse le proprie strategie difensive.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ritenuto che il vizio colpisse fin dall’origine il decreto del G.i.p., in quanto dalla richiesta del PM non emergevano elementi che potessero giustificare un’interpretazione così estensiva. La motivazione del G.i.p., che distingueva esplicitamente tra le due ipotesi di sequestro, rendeva inequivocabile la sua volontà di disporre la misura finalizzata alla confisca, discostandosi dalla richiesta dell’accusa.

Le Conclusioni

Per queste ragioni, la Cassazione ha annullato senza rinvio sia l’ordinanza del Tribunale del Riesame (per difetto di motivazione), sia il decreto di sequestro originario emesso dal G.i.p. (per la palese violazione del diritto di difesa). La sentenza ribadisce con forza il principio della corrispondenza tra richiesto e pronunciato nel procedimento cautelare, ponendo un chiaro limite al potere del giudice, che non può sostituirsi al Pubblico Ministero nella scelta della natura e della finalità della misura cautelare da applicare.

Può il Giudice disporre un sequestro finalizzato alla confisca se il Pubblico Ministero ha richiesto un sequestro impeditivo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il Giudice deve attenersi alla natura della misura richiesta dal Pubblico Ministero. Disporre un sequestro con una finalità diversa (in questo caso, per confisca anziché impeditivo) costituisce un vizio radicale che invalida il provvedimento.

Quali sono le conseguenze se il Tribunale del Riesame conferma un sequestro preventivo emesso in difformità dalla richiesta del PM?
L’ordinanza del Tribunale del Riesame è illegittima e deve essere annullata. La Corte ha specificato che confermare un tale provvedimento equivale a una motivazione apparente o omessa, in quanto non affronta il vizio di origine legato alla violazione del principio di correlazione tra richiesto e pronunciato.

Cosa significa l’annullamento senza rinvio del decreto di sequestro?
Significa che la Corte di Cassazione ha annullato in via definitiva sia l’ordinanza del Tribunale del Riesame sia il decreto di sequestro originario, senza che vi sia la possibilità per un altro giudice di riesaminare la questione. L’annullamento è stato disposto a causa della gravità del vizio, considerato una ‘palese violazione del diritto di difesa’ che non permetteva altra soluzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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