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Sequestro preventivo: la pertinenzialità è essenziale

La Corte di Cassazione annulla un’ordinanza di sequestro preventivo di un’impresa, stabilendo che mancava la necessaria pertinenzialità tra l’azienda e i reati contestati di tentata estorsione e associazione a delinquere. La decisione sottolinea che un legame meramente occasionale o una motivazione apparente non sono sufficienti per giustificare una misura cautelare reale così incisiva.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Pertinenzialità: La Cassazione Annulla la Misura Cautelare

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 3099/2024) ha riaffermato un principio cruciale in materia di misure cautelari reali: il sequestro preventivo pertinenzialità. La Corte ha annullato il sequestro di un’intera impresa individuale poiché il Tribunale non aveva adeguatamente motivato il legame effettivo tra l’attività aziendale e i reati contestati al suo titolare. Questa decisione offre spunti fondamentali per comprendere i limiti del potere di sequestro e l’importanza di una motivazione concreta e non apparente.

Il Caso: Dal Sequestro all’Annullamento in Cassazione

Il caso ha origine da un’indagine che vedeva coinvolto il titolare di un’impresa di movimento terra e costruzioni edili, gravemente indiziato per una serie di reati, tra cui tentata estorsione pluriaggravata, associazione a delinquere finalizzata alla ricettazione e al riciclaggio, e altri delitti contro il patrimonio.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva disposto il sequestro preventivo dell’intera ditta individuale dell’indagato. Contro tale provvedimento, la difesa aveva proposto istanza di riesame, la quale era stata però respinta dal Tribunale competente. Il Tribunale aveva ritenuto sussistente sia il fumus commissi delicti (la parvenza di reato), sia la pertinenzialità tra l’azienda e i crimini contestati.

La difesa ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due vizi:
1. La violazione di legge per l’assenza del vincolo di sequestro preventivo pertinenzialità tra l’impresa sequestrata e gli illeciti contestati.
2. La motivazione apodittica e apparente sul periculum in mora, ovvero il pericolo concreto che la libera disponibilità dell’azienda potesse aggravare le conseguenze dei reati.

Il Principio di Pertinenzialità nel Sequestro Preventivo

L’articolo 321 del codice di procedura penale consente il sequestro delle ‘cose pertinenti al reato’. La giurisprudenza ha chiarito che questa nozione è più ampia di quella di ‘corpo di reato’ (le cose su cui o con cui il reato è stato commesso). Include anche beni legati solo indirettamente alla fattispecie criminosa.

Tuttavia, la stessa giurisprudenza, richiamata dalla Cassazione in questa sentenza, ha posto un limite invalicabile: il rapporto tra la cosa e il reato non può essere meramente occasionale o basato su congetture. Deve esistere un nesso funzionale, concreto e specifico che giustifichi il vincolo. Un’azienda non può essere sequestrata solo perché il suo titolare è indagato per reati che non la coinvolgono direttamente come strumento per la loro commissione.

Le Motivazioni della Cassazione: Quando il sequestro preventivo manca di pertinenzialità

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendo fondato il primo motivo e assorbito il secondo. La decisione del Tribunale del riesame è stata giudicata viziata da una violazione di legge, poiché la motivazione sulla pertinenzialità era del tutto carente e illogica.

Analisi della tentata estorsione

Per quanto riguarda il reato di tentata estorsione, il Tribunale aveva genericamente affermato che l’indagato intendeva ‘introdursi con i propri mezzi ed attività nell’esecuzione dell’appalto’. La Cassazione ha smontato questa tesi, evidenziando come l’imputazione provvisoria avesse ad oggetto il tentativo di ottenere un pagamento illecito in denaro, una condotta del tutto diversa e non collegata all’impiego dell’azienda dell’imputato nei lavori.

Analisi dell’associazione a delinquere

Anche riguardo all’associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di mezzi da lavoro, la motivazione è stata ritenuta insufficiente. Il Tribunale aveva fatto riferimento a un deposito, riconducibile all’indagato, che sarebbe stato la ‘base logistica’ dell’associazione. La Corte ha sottolineato come questo non basti a creare un nesso di pertinenzialità con l’intera ditta individuale, la cui attività è ‘movimento terra e costruzioni edili’. Il provvedimento impugnato non spiegava in che modo l’attività aziendale nel suo complesso fosse strumentale al reato associativo, rendendo il sequestro dell’intera impresa una misura sproporzionata e immotivata.

Conclusioni: L’Importanza di una Motivazione Concreta

La sentenza in esame è un importante monito per l’autorità giudiziaria. Il sequestro preventivo è uno strumento potente che incide profondamente sui diritti patrimoniali e sulla libertà di iniziativa economica. Per questo, il suo utilizzo deve essere ancorato a presupposti rigorosi e a una motivazione che non sia solo apparente o autoriferita, ma che dimostri in modo logico e concreto il nesso di pertinenzialità tra il bene sequestrato e il reato per cui si procede. Un legame puramente soggettivo, basato sulla sola qualifica di indagato del proprietario del bene, non è sufficiente a giustificare il sequestro. La Corte, annullando con rinvio, ha imposto al Tribunale di effettuare una nuova e più rigorosa valutazione, nel rispetto dei principi di legalità e proporzionalità.

Quando può essere sequestrata un’azienda come ‘cosa pertinente al reato’?
Un’azienda può essere oggetto di sequestro preventivo quando esiste un legame concreto e funzionale, anche indiretto, tra l’attività aziendale stessa e il reato per cui si procede. Non è sufficiente un rapporto meramente occasionale o il solo fatto che il titolare sia indagato.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato il sequestro preventivo in questo caso?
La Corte ha annullato il sequestro perché ha ritenuto la motivazione del Tribunale del riesame del tutto carente. Non è stato dimostrato un nesso di pertinenzialità tra l’impresa (che si occupa di movimento terra) e i reati contestati al suo titolare, come la tentata estorsione (che aveva ad oggetto una richiesta di denaro) e l’associazione a delinquere (per cui si menzionava un deposito senza collegarlo all’intera attività aziendale).

È sufficiente che un’impresa sia di proprietà di un indagato per giustificarne il sequestro preventivo?
No, la sentenza chiarisce che la sola titolarità dell’impresa in capo a un indagato non è sufficiente. È necessario dimostrare che l’azienda, come struttura o attività, sia stata utilizzata per commettere il reato o ne rappresenti il prodotto, il prezzo o il profitto, o che la sua libera disponibilità possa aggravare o protrarre le conseguenze del crimine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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