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Sequestro preventivo: la motivazione non va frazionata

Un Tribunale annullava un sequestro preventivo per carenza di motivazione sul ‘periculum in mora’. La Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che il Tribunale aveva errato nel non considerare l’intero contesto fraudolento descritto nel decreto di sequestro, che di per sé dimostrava il rischio di dispersione dei beni.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Periculum in Mora: La Valutazione dev’essere Globale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di sequestro preventivo: la motivazione sul rischio di dispersione dei beni non può essere valutata in modo frammentario. L’analisi del cosiddetto periculum in mora deve abbracciare l’intero contesto descritto nel provvedimento, comprese le modalità fraudolente della condotta contestata. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Caso: Sequestro, Annullamento e Ricorso in Cassazione

La vicenda ha origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari nei confronti di un imprenditore e della sua società, in relazione a reati tributari. Il sequestro era finalizzato alla confisca, sia diretta che per equivalente, del profitto del reato. L’imprenditore ha impugnato il provvedimento davanti al Tribunale del riesame, il quale ha accolto la sua richiesta, annullando il sequestro. La ragione? Il Tribunale ha ritenuto che la motivazione sul periculum in mora (il pericolo che i beni potessero essere dispersi prima della fine del processo) fosse ‘meramente apparente’.
Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse commesso un errore di diritto, limitandosi a valutare solo il paragrafo formalmente dedicato al periculum, senza considerare l’intero quadro indiziario e la descrizione delle condotte illecite che emergevano dal resto del provvedimento.

Il Principio delle Sezioni Unite: l’Obbligo di Motivazione sul Periculum

La Corte di Cassazione, nel decidere il caso, ha richiamato un principio consolidato, espresso dalle Sezioni Unite nella celebre sentenza ‘Ellade’ (n. 36959/2021). Questo principio stabilisce che qualsiasi provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche quando quest’ultima è prevista come obbligatoria dalla legge, deve contenere una motivazione, seppur concisa, sul periculum in mora.
Non basta affermare che il bene è confiscabile; il giudice deve spiegare perché è necessario anticipare gli effetti della confisca, evidenziando il rischio concreto che, attendendo la fine del giudizio, i beni possano essere modificati, dispersi, deteriorati o alienati. Questo requisito serve a garantire i principi di proporzionalità e adeguatezza della misura cautelare, evitando un’indebita compressione dei diritti di proprietà.

La Decisione della Cassazione sul sequestro preventivo

Accogliendo il ricorso del Pubblico Ministero, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale del riesame e ha rinviato il caso per un nuovo giudizio. Il punto centrale della decisione è che il Tribunale ha commesso un errore metodologico nel valutare il decreto di sequestro originario.
Invece di un’analisi globale, ha operato una valutazione ‘parcellizzata’, isolando una parte della motivazione senza collegarla al resto. Questo approccio è stato ritenuto errato.

Le Motivazioni: Perché la Valutazione Parziale è Errata

La Suprema Corte ha spiegato che il Tribunale del riesame avrebbe dovuto considerare il ‘complessivo tessuto argomentativo’ del decreto genetico. Nel caso di specie, il provvedimento descriveva un meccanismo fraudolento basato sull’uso di società ‘cartolari’ e su sistematiche operazioni di monetizzazione e prelievo di contanti. Secondo la Cassazione, queste stesse modalità operative, descritte in dettaglio, costituivano già di per sé elementi concreti da cui desumere un evidente pericolo di dispersione del profitto illecito.
La condotta elusiva e dispersiva, infatti, non era un’ipotesi astratta, ma era intrinseca al modo in cui il reato era stato commesso e perpetuato. Isolare la parte del decreto dedicata formalmente al ‘periculum’ ha portato il Tribunale del riesame a non vedere che le ragioni fondanti tale pericolo erano già state ampiamente esposte nella ricostruzione dei fatti. L’errore è stato, quindi, quello di non leggere l’atto nella sua interezza, perdendo di vista gli elementi che, nel loro insieme, dimostravano la necessità della misura cautelare.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza offre un’importante lezione pratica sia per i giudici che per gli avvocati. Per i primi, rafforza l’idea che la motivazione di un provvedimento cautelare deve essere letta come un ‘unicum’ logico, dove le diverse parti si sostengono a vicenda. Per i secondi, indica che, nell’impugnare un sequestro, non è sufficiente contestare un singolo paragrafo, ma è necessario confrontarsi con l’intera architettura argomentativa del provvedimento. In sintesi, il pericolo di dispersione dei beni può, e spesso deve, essere desunto dalle stesse modalità fraudolente della condotta, senza bisogno di formule sacramentali o paragrafi isolati.

Un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca deve sempre motivare il ‘periculum in mora’ (il pericolo di dispersione dei beni)?
Sì, secondo i principi stabiliti dalle Sezioni Unite della Cassazione e ribaditi in questa sentenza, qualsiasi sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche obbligatoria, deve contenere una concisa motivazione sul ‘periculum in mora’, spiegando perché sia necessario anticipare l’effetto ablativo rispetto alla fine del giudizio.

È sufficiente che il giudice del riesame valuti solo la parte del decreto di sequestro dedicata esplicitamente al ‘periculum in mora’?
No, non è sufficiente. La Cassazione ha stabilito che è un errore ‘parcellizzare’ la valutazione. Il giudice del riesame deve considerare l’intero ‘corpus motivazionale’ del decreto di sequestro, poiché il rischio di dispersione dei beni può essere logicamente desunto dalla descrizione complessiva delle condotte fraudolente contestate.

La natura ‘obbligatoria’ della confisca elimina la necessità di dimostrare il pericolo di dispersione dei beni per giustificare un sequestro preventivo?
No. La Corte chiarisce che il carattere obbligatorio della confisca finale non rende automatico il sequestro. Il giudice ‘può’, e non ‘deve’, disporre la misura cautelare. Questa discrezionalità implica la necessità di motivare la sussistenza di un pericolo concreto di dispersione che renda impossibile attendere il provvedimento definitivo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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