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Sequestro preventivo: la motivazione non può mancare

La Corte di Cassazione ha annullato un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per reati fiscali. La decisione si fonda sulla totale assenza di motivazione, da parte del giudice iniziale, riguardo al ‘periculum in mora’, ovvero il rischio concreto di dispersione dei beni. La Suprema Corte ha stabilito che il Tribunale del riesame non può integrare una motivazione del tutto inesistente, ma solo una già presente, seppur concisa. Di conseguenza, sia l’ordinanza del riesame che il decreto di sequestro originale sono stati annullati senza rinvio.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Annullato: Quando la Motivazione è Inesistente

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3740 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale in materia di misure cautelari reali: un sequestro preventivo non può reggersi senza una specifica motivazione sul periculum in mora. Questa pronuncia chiarisce i limiti del potere del Tribunale del riesame, specificando che non può ‘creare’ una motivazione quando questa è totalmente assente nel provvedimento originario. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Il legale rappresentante di una società si è visto notificare un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, emesso nell’ambito di un’indagine per frodi fiscali. Contro tale provvedimento, l’interessato ha proposto istanza di riesame.

Il Tribunale del riesame di Salerno, tuttavia, ha rigettato l’istanza, confermando la misura cautelare. A suo avviso, la motivazione sul periculum in mora era da considerarsi implicita. L’indagato ha quindi presentato ricorso per cassazione, lamentando due vizi principali: uno relativo al fumus commissi delicti e l’altro, decisivo, relativo alla totale assenza di motivazione sul periculum in mora.

La Questione Giuridica: Il Periculum in Mora nel Sequestro Preventivo

Il cuore della questione giuridica ruota attorno a uno dei due pilastri di ogni misura cautelare: il periculum in mora. Accanto al fumus commissi delicti (la verosimile esistenza del reato), il giudice deve sempre motivare in merito al pericolo concreto e attuale che, nel tempo necessario per giungere a una sentenza definitiva, i beni oggetto della richiesta possano essere dispersi, distrutti o alienati, vanificando così l’efficacia di una futura confisca.

La Corte di Cassazione, richiamando il fondamentale principio stabilito dalle Sezioni Unite nella sentenza ‘Ellade’ (n. 36959/2021), ha ribadito che il provvedimento di sequestro preventivo deve contenere una motivazione, seppur concisa, sulle ragioni che rendono necessaria l’anticipazione degli effetti della confisca. Non è ammesso alcun automatismo.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il motivo di ricorso relativo all’assenza di motivazione sul periculum in mora. I giudici hanno constatato che il GIP, nel disporre il sequestro, si era limitato a illustrare le ragioni per cui era possibile la confisca diretta del denaro, senza spendere una sola parola sul perché fosse necessario ‘bloccare’ i beni immediatamente, prima della definizione del giudizio.

L’errore del Tribunale del riesame è stato quello di tentare di ‘integrare’ una motivazione che, in realtà, era del tutto inesistente. La Cassazione ha chiarito un punto cruciale: il potere-dovere del giudice del riesame di integrare la motivazione di un’ordinanza cautelare sussiste solo quando una motivazione, anche se stringata o espressa per relationem (cioè con rinvio agli atti della richiesta del PM), sia presente. Se, invece, la motivazione è totalmente assente, manca la ‘materia prima’ su cui il riesame possa esercitare il proprio vaglio e contraddittorio.

Integrare una motivazione inesistente equivale a crearla ex novo, un potere che non spetta al giudice del riesame. Di conseguenza, la Corte ha definito l’ordinanza impugnata come viziata, poiché aveva erroneamente ‘sanato’ una motivazione non semplicemente implicita, ma radicalmente assente.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione in commento rafforza le garanzie difensive nel procedimento cautelare. Stabilisce in modo inequivocabile che ogni provvedimento di sequestro preventivo deve essere autosufficiente e contenere una esplicita argomentazione sul pericolo di dispersione dei beni. Un’ordinanza che ometta completamente tale valutazione è illegittima e destinata all’annullamento. Per gli operatori del diritto, ciò significa che in sede di riesame è fondamentale verificare non solo la presenza del fumus, ma anche l’esistenza effettiva, e non solo presunta, di una motivazione sul periculum. Un’assenza totale non è un difetto sanabile, ma un vizio radicale che travolge l’intero provvedimento cautelare.

È valido un sequestro preventivo senza una motivazione sul ‘periculum in mora’?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il provvedimento di sequestro preventivo deve contenere una motivazione, anche concisa, sul ‘periculum in mora’, ovvero il rischio concreto che i beni vengano dispersi prima della fine del processo. La sua totale assenza rende il provvedimento illegittimo.

Il Tribunale del riesame può integrare una motivazione sul ‘periculum in mora’ se questa è totalmente assente nell’ordinanza originale?
No. La sentenza chiarisce che il potere del Tribunale del riesame di integrare la motivazione esiste solo se una motivazione, anche se minima o ‘per relationem’, è già presente. Non può creare dal nulla una motivazione completamente inesistente.

Qual è la conseguenza di un’ordinanza di sequestro priva di motivazione sul ‘periculum in mora’?
La conseguenza è l’annullamento senza rinvio sia dell’ordinanza del Tribunale del riesame che ha confermato la misura, sia del provvedimento di sequestro originale. Ciò comporta l’immediata restituzione dei beni sequestrati all’avente diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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