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Sequestro preventivo: la motivazione è obbligatoria

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo nei confronti del titolare di una farmacia, accusato di truffa ai danni del servizio sanitario. La decisione si fonda sulla totale assenza di motivazione riguardo al ‘periculum in mora’, ovvero il rischio concreto che l’indagato potesse disperdere il proprio patrimonio. La Corte ha sottolineato che non si può presumere tale rischio dalla sola natura del reato, ma occorre una valutazione specifica, considerando anche la solidità patrimoniale dell’indagato rispetto all’importo del presunto profitto illecito.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: La Cassazione Ribadisce l’Obbligo di Motivazione sul Periculum in Mora

Il sequestro preventivo finalizzato alla confisca è uno strumento potente nelle mani dell’autorità giudiziaria, ma il suo utilizzo deve essere attentamente bilanciato con il diritto di proprietà. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 7302/2024) ha ribadito un principio fondamentale: non è sufficiente la sola accusa di un reato per giustificare il blocco dei beni. È indispensabile che il giudice fornisca una motivazione concreta e specifica sul periculum in mora, ovvero il pericolo reale che l’indagato possa disperdere il proprio patrimonio.

I Fatti del Caso: Una Vicenda di Presunte Truffe e Sequestri

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda il titolare di una farmacia, indagato per associazione a delinquere, truffa ai danni dello Stato e falso ideologico. Secondo l’accusa, l’indagato, in concorso con alcuni medici, avrebbe predisposto false ricette mediche per ottenere rimborsi indebiti dal servizio sanitario nazionale.

In base a queste accuse, il Giudice per le indagini preliminari aveva disposto un sequestro preventivo per un importo pari al presunto profitto del reato, circa 33.000 euro. Il provvedimento era stato confermato anche dal Tribunale del Riesame. Tuttavia, la difesa dell’indagato ha contestato la misura, sostenendo l’assenza del periculum in mora. In particolare, è stato evidenziato come l’importo sequestrato fosse esiguo rispetto al fatturato annuo della farmacia (oltre 490.000 euro nel 2021 e 370.000 nel 2022), rendendo di fatto inesistente un concreto rischio di insolvenza o di dispersione patrimoniale. Dopo un primo annullamento con rinvio da parte della Cassazione, il Tribunale ha nuovamente confermato il sequestro, portando la vicenda per la seconda volta davanti ai giudici di legittimità.

Il Principio del Periculum in Mora nel Sequestro Preventivo

La questione giuridica centrale è la corretta interpretazione dei presupposti per l’applicazione del sequestro preventivo finalizzato alla confisca. Questo tipo di sequestro anticipa gli effetti di una futura confisca, ‘congelando’ i beni per evitare che vengano sottratti alla giustizia.

Le Sezioni Unite della Cassazione, con la celebre sentenza ‘Ellade’, hanno stabilito che non può esistere un automatismo tra l’accusa di un reato che prevede la confisca e l’applicazione del sequestro. Il giudice deve sempre motivare in modo specifico sull’esistenza di un pericolo concreto e attuale che, nelle more del processo, l’indagato possa compiere atti di disposizione patrimoniale volti a rendere inefficace la futura confisca.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’indagato, annullando per la seconda volta l’ordinanza del Tribunale. Il ragionamento dei giudici supremi è stato netto e si è basato sui seguenti punti cardine:

* Motivazione Apparente: Il Tribunale si era limitato a desumere il pericolo dalla durata delle condotte illecite e dalla spregiudicatezza degli indagati. Secondo la Cassazione, questa è una motivazione puramente apparente e apodittica, che non dimostra un pericolo concreto e attuale.
* Divieto di Automatismi: Inferire il rischio di dispersione patrimoniale dalle sole modalità fraudolente della condotta equivarrebbe a reintrodurre quell’automatismo che le Sezioni Unite hanno inteso censurare. La gravità del reato non prova, di per sé, che l’indagato disperderà i suoi beni.
Obbligo di Valutare la Solidità Patrimoniale: Il punto cruciale della decisione è l’omessa valutazione, da parte del Tribunale, delle argomentazioni difensive sulla sproporzione tra l’importo sequestrato e la solidità patrimoniale dell’indagato. La Cassazione ha chiarito che la consistenza del patrimonio è un elemento fondamentale. Una notevole capacità economica e reddituale riduce ragionevolmente il pericolo di dispersione per somme relativamente modeste. In questi casi, la motivazione del giudice sul periculum* deve essere ancora più rigorosa e stringente.
* Violazione di Legge: La mancata risposta alle specifiche censure difensive su questo punto non è un semplice difetto di motivazione, ma integra una vera e propria ‘violazione di legge’, poiché il giudice omette di considerare un elemento decisivo per la valutazione del presupposto cautelare.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza rafforza le garanzie per l’indagato nel procedimento penale. Le implicazioni pratiche sono significative: i Pubblici Ministeri che richiedono un sequestro preventivo e i Giudici che lo dispongono non possono più fare affidamento su formule generiche o sulla presunzione di pericolosità derivante dal reato contestato. Devono, invece, allegare e dimostrare elementi concreti che facciano temere atti di dispersione patrimoniale.

Per la difesa, si aprono maggiori spazi per contestare le misure cautelari reali, facendo leva sulla situazione patrimoniale e reddituale dell’assistito e chiedendo al giudice di spiegare perché, nonostante un patrimonio capiente, esista comunque un rischio concreto e attuale che giustifichi il vincolo sui beni.

È sufficiente la gravità del reato per giustificare un sequestro preventivo finalizzato alla confisca?
No. La sentenza chiarisce che il sequestro non può basarsi su un automatismo. È sempre necessaria una motivazione specifica e concreta sul ‘periculum in mora’, ovvero sul rischio attuale e concreto che l’indagato possa disperdere i propri beni per sottrarli alla futura confisca.

Il giudice deve considerare la situazione patrimoniale dell’indagato quando decide un sequestro?
Sì, è un elemento cruciale. La Corte di Cassazione afferma che la ‘maggiore o minore solidità patrimoniale’ del soggetto è un fattore da tenere in debita considerazione. Se il patrimonio è significativamente superiore al presunto profitto da confiscare, il pericolo di dispersione è ridotto e il giudice deve fornire una motivazione ancora più stringente per giustificare il sequestro.

Cosa succede se il Tribunale del Riesame non risponde in modo adeguato alle obiezioni della difesa?
Se la difesa solleva specifiche censure, ad esempio sull’assenza del ‘periculum in mora’ a causa della solidità patrimoniale dell’indagato, e il Tribunale non fornisce una risposta puntuale e motivata, si configura un vizio di ‘violazione di legge’ per carenza di motivazione. Tale vizio porta all’annullamento dell’ordinanza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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