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Sequestro preventivo: la motivazione è obbligatoria

La Corte di Cassazione ha annullato un sequestro preventivo per totale assenza di motivazione sul ‘periculum in mora’, ovvero il rischio concreto di dispersione dei beni. La sentenza stabilisce che una motivazione generica e stereotipata equivale a una sua mancanza, causando la nullità del provvedimento. Il Tribunale del riesame non può sanare tale vizio. Di conseguenza, il sequestro è stato annullato e i beni restituiti all’avente diritto.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro preventivo: perché la motivazione sul pericolo è cruciale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 46772/2024) ha ribadito un principio fondamentale in materia di misure cautelari reali: il sequestro preventivo finalizzato alla confisca deve essere sorretto da una motivazione specifica e concreta non solo sul fumus boni iuris (la probabilità del reato), ma anche sul periculum in mora (il rischio di dispersione dei beni). L’assenza di tale motivazione, o la sua mera apparenza, conduce all’annullamento della misura. Questa decisione offre spunti essenziali per comprendere i limiti del potere cautelare dello Stato e le garanzie difensive dell’indagato.

I Fatti del Caso

Il Tribunale del riesame aveva confermato un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari (G.i.p.) nei confronti di alcuni imprenditori, indagati per reati tributari. La tesi accusatoria ipotizzava un’interposizione fittizia di società per drenare risorse a danno dell’Erario.

La difesa aveva impugnato il provvedimento, lamentando, tra le altre cose, una carenza assoluta di motivazione su due fronti:
1. Sul fumus del reato: la tesi dell’accusa veniva definita come meramente asserita e priva di fondamento.
2. Sul periculum in mora: il rischio che i beni potessero essere dispersi era stato affermato in modo del tutto generico e astratto, senza alcun riferimento a elementi concreti del caso specifico.

In particolare, il decreto originario si limitava ad affermare che era “del tutto prevedibile che, alla notizia dell’indagine in corso, il profitto illecitamente conseguito” sarebbe stato fatto sparire. Una formula di stile, secondo la difesa, non una motivazione effettiva.

L’importanza della motivazione nel sequestro preventivo

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso, si è concentrata sul vizio di motivazione relativo al periculum in mora. Richiamando la propria giurisprudenza consolidata, inclusa la fondamentale pronuncia delle Sezioni Unite “Ellade” (n. 36959/2021), ha ribadito che il giudice deve sempre spiegare le ragioni concrete per cui è necessario anticipare gli effetti della confisca.

Non è sufficiente affermare l’esistenza di un reato per giustificare il sequestro. Il giudice ha l’obbligo di indicare gli elementi specifici che fanno temere un pericolo attuale di dispersione, modifica, deterioramento o alienazione dei beni. L’uso di clausole generiche e stereotipate, applicabili a qualsiasi caso, rende la motivazione “apparente”, cioè inesistente nella sostanza. Tale vizio è così grave da causare la nullità radicale del provvedimento.

Il ruolo del Tribunale del Riesame nel sequestro preventivo

Un altro punto chiave della decisione riguarda i poteri del Tribunale del riesame. La Cassazione ha chiarito che, di fronte a una motivazione del G.i.p. totalmente mancante o meramente apparente sul periculum, il collegio del riesame non può “integrarla” o “sanarla”.

Se il provvedimento genetico è nullo per questo vizio, il Tribunale del riesame non può fare altro che prenderne atto e annullarlo. Consentire un’integrazione successiva significherebbe svuotare di significato l’obbligo di motivazione imposto al primo giudice.

Le motivazioni della Corte

La Corte Suprema ha ritenuto che il decreto di sequestro preventivo originario fosse affetto da una motivazione meramente apparente e assertiva. La frase secondo cui era “prevedibile” la sparizione dei beni era una clausola di stile, priva di qualunque specificità e non supportata da alcun atto di indagine. Questa carenza radicale costituiva una nullità che non poteva essere sanata in sede di riesame. Poiché il ricorrente aveva sollevato specificamente questo punto nel suo ricorso, la Corte ha proceduto all’annullamento senza rinvio sia dell’ordinanza del riesame sia del decreto di sequestro originario.

Conclusioni

La sentenza in esame riafferma con forza il principio di garanzia secondo cui una misura patrimoniale così incisiva come il sequestro preventivo non può basarsi su presunzioni o formule generiche. L’autorità giudiziaria deve sempre fornire una giustificazione concreta e specifica del pericolo che intende neutralizzare. In assenza di tale motivazione, il provvedimento è illegittimo e deve essere annullato, con la conseguente restituzione dei beni all’avente diritto. Questa decisione rappresenta un importante baluardo a tutela dei diritti patrimoniali del cittadino nel procedimento penale.

È valido un decreto di sequestro preventivo con una motivazione generica sul rischio di dispersione dei beni?
No. Secondo la Corte di Cassazione, una motivazione meramente apparente, assertiva o basata su clausole di stile generiche è equiparabile a una totale assenza di motivazione e rende il provvedimento nullo.

Il Tribunale del riesame può integrare o correggere una motivazione del tutto mancante nel decreto di sequestro?
No. Per costante e condiviso principio, non è consentito al collegio della cautela (il Tribunale del riesame) integrare la motivazione del decreto di sequestro preventivo sul punto del ‘periculum in mora’ quando questa sia radicalmente mancante o apparente, poiché tale carenza è causa di nullità.

Cosa accade se il decreto di sequestro preventivo viene annullato per mancanza di motivazione sul periculum?
L’ordinanza impugnata e il decreto di sequestro preventivo vengono annullati senza rinvio, e viene ordinata l’immediata restituzione di quanto in sequestro all’avente diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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