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Sequestro preventivo: la motivazione del periculum

La Cassazione rigetta un ricorso contro un sequestro preventivo di oltre 4 milioni di euro per traffico di stupefacenti. La Corte chiarisce i requisiti della motivazione sul profitto del reato e sul ‘periculum in mora’, sottolineando i limiti del sindacato di legittimità, che non può entrare nel merito di calcoli se non in caso di vizi radicali.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: La Cassazione sui Limiti della Motivazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 38805 del 2024, si è pronunciata su un caso di sequestro preventivo per un valore di oltre 4 milioni di euro, confermando la misura e chiarendo importanti principi sulla motivazione del provvedimento, in particolare per quanto riguarda la quantificazione del profitto e la sussistenza del cosiddetto periculum in mora. Questa decisione offre spunti fondamentali per comprendere i limiti del ricorso per cassazione in materia di misure cautelari reali.

I Fatti: Un Sequestro da Oltre 4 Milioni di Euro

Il caso nasce da un’ordinanza del Tribunale del Riesame di Trento, che confermava un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. nei confronti di un soggetto gravemente indiziato di essere a capo di un’associazione dedita al traffico di stupefacenti. Il sequestro, finalizzato alla confisca, aveva ad oggetto le risorse finanziarie, anche indirette, dell’indagato, fino al raggiungimento della somma di 4.263.756 euro, calcolata come provento del reato. Concretamente, venivano bloccate somme su un conto corrente e un’automobile.

I Motivi del Ricorso: Dal Calcolo del Profitto al Periculum in Mora

La difesa dell’indagato ha proposto ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali, contestando la validità del provvedimento cautelare.

La Quantificazione del Profitto Sotto Accusa

Il primo e il secondo motivo di ricorso criticavano la modalità di calcolo del profitto confiscabile. La difesa sosteneva che il G.I.P. si fosse limitato a recepire acriticamente i calcoli della Guardia di Finanza, senza un’autonoma valutazione. Inoltre, il Tribunale del Riesame non avrebbe risposto a censure specifiche, tra cui:
* L’erroneo presupposto di cessioni al dettaglio, mentre le indagini avrebbero dimostrato prevalentemente cessioni ‘infragruppo’.
* L’uso di un moltiplicatore monetario per singola dose anziché per grammo.
* La mancata detrazione di una cospicua somma di denaro contante già sequestrata.

Il Dubbio sul ‘Periculum in Mora’

Con il terzo motivo, la difesa lamentava una motivazione solo apparente riguardo al periculum in mora, ovvero il pericolo concreto e attuale che i beni potessero essere dispersi prima della confisca definitiva. Secondo il ricorrente, non erano stati forniti elementi probatori a sostegno di tale rischio, specialmente considerando che l’ultima condotta contestata risaliva a diversi anni prima.

La Decisione della Cassazione sul sequestro preventivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, rigettando tutte le doglianze della difesa e confermando la validità del sequestro preventivo.

Autonoma Valutazione e Piattaforma Cognitiva

Sul primo punto, la Corte ha chiarito che il G.I.P., nella fase di emissione della misura, non era tenuto a considerare memorie difensive non ancora formalmente agli atti. In ogni caso, il decreto non presentava un difetto assoluto di motivazione, avendo il giudice fatto proprie le conclusioni degli inquirenti in modo non irragionevole.

La Motivazione sul Quantum e i Limiti del Ricorso

La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di sequestro è ammesso solo per violazione di legge. In questa nozione rientrano i vizi di motivazione così radicali da renderla inesistente o meramente apparente. Non è invece possibile dedurre l’illogicità manifesta della motivazione o l’erroneità dei calcoli, che attengono al merito e dovranno essere approfondite nelle fasi successive del giudizio. La Corte ha ritenuto che il Tribunale del Riesame avesse adeguatamente argomentato, considerando i calcoli degli inquirenti non eccessivi e le obiezioni della difesa non supportate da adeguata documentazione.

La Motivazione sul Periculum in Mora

Anche il terzo motivo è stato respinto. La Cassazione ha ritenuto corretta e sufficiente la motivazione fornita dal G.I.P. (e avallata dal Riesame), che aveva collegato il pericolo di dispersione a elementi concreti: la disponibilità di denaro e beni, l’imputazione provvisoria per reati gravi e l’intrinseca finalità dell’attività di traffico di stupefacenti, ovvero il reinvestimento dei proventi in nuove attività illecite. Questa impostazione, in linea con i principi delle Sezioni Unite, ancora il pericolo a circostanze specifiche del caso, superando automatismi decisori basati sulla sola natura fungibile del denaro.

Le Motivazioni

La sentenza si fonda sulla distinzione netta tra il controllo di legittimità, proprio della Cassazione, e il giudizio di merito. La Corte non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici delle fasi precedenti, ma solo verificare che il percorso logico-giuridico seguito sia corretto e la motivazione esista e sia comprensibile. Nel caso di specie, il Tribunale del Riesame aveva fornito una motivazione logica e coerente sia sulla quantificazione del profitto, sia sulla necessità di anticipare gli effetti della confisca attraverso il sequestro per evitare la dispersione dei beni. Le critiche della difesa, pur legittime, riguardavano aspetti di merito (come il metodo di calcolo del profitto) che esulano dal perimetro del giudizio di legittimità in materia cautelare.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha confermato il sequestro preventivo, stabilendo che le censure relative all’erroneità del calcolo del profitto non possono trovare ingresso nel giudizio di legittimità se non si traducono in un vizio di motivazione radicale. Allo stesso modo, ha validato una motivazione sul periculum in mora che, pur concisa, ancora il rischio di dispersione a elementi concreti desunti dalla natura sistematica e professionale dell’attività criminale contestata, ritenendola adeguata a giustificare l’adozione della misura cautelare reale.

Quando è sufficiente la motivazione sul periculum in mora in un sequestro preventivo?
La motivazione è sufficiente quando il pericolo di dispersione dei beni è collegato a circostanze concrete e specifiche del caso (come l’attività sistematica e professionale del reato), e non a semplici automatismi come la natura fungibile del denaro. Deve spiegare perché non si può attendere la fine del processo per procedere alla confisca.

È possibile contestare in Cassazione il calcolo del profitto in un sequestro preventivo?
No, di norma non è possibile contestare nel merito il calcolo del profitto. Il ricorso per cassazione è ammesso solo per violazione di legge, che include una motivazione totalmente assente o così radicalmente illogica da essere incomprensibile. Le censure sulla mera erroneità del calcolo sono considerate questioni di merito da approfondire nel corso del processo.

Il giudice del sequestro deve fare una valutazione autonoma dei calcoli della polizia giudiziaria?
Sì, il giudice deve compiere una valutazione autonoma. Tuttavia, la sentenza chiarisce che una motivazione non è considerata ‘assente’ se il giudice aderisce ai calcoli degli inquirenti in modo ragionato. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che il provvedimento non presentasse un difetto assoluto di motivazione, rendendo l’adesione ai calcoli legittima in quella fase cautelare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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