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Sequestro preventivo: la motivazione del periculum

La Corte di Cassazione si pronuncia sulla legittimità di un sequestro preventivo. Si chiarisce che il Tribunale del riesame può integrare la motivazione sul ‘periculum in mora’ di un decreto di sequestro, qualora l’atto originario fosse stato emesso prima della sentenza ‘Ellade’ delle Sezioni Unite, che ha reso tale motivazione obbligatoria. Il ricorso dell’imputato, che lamentava un difetto di motivazione, viene quindi rigettato.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: Quando il Riesame Può Integrare la Motivazione?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20024 del 2024, torna su un tema cruciale della procedura penale: la motivazione del sequestro preventivo. Questa decisione chiarisce i poteri del Tribunale del riesame di fronte a un provvedimento di sequestro emesso quando la giurisprudenza non richiedeva ancora una specifica motivazione sul cosiddetto periculum in mora. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un’ordinanza del Tribunale del riesame che confermava un decreto di sequestro preventivo emesso nel 2019 dal Giudice per le indagini preliminari. Il sequestro era stato disposto per reati fiscali previsti dal d.lgs. 74/2000. L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione lamentando, principalmente, due vizi:
1. Difetto assoluto di motivazione: secondo la difesa, il provvedimento originario del GIP era totalmente privo di argomentazioni sul periculum in mora, ovvero sul pericolo concreto che i beni potessero essere dispersi nel tempo necessario alla conclusione del processo. Il Tribunale del riesame, fornendo una propria motivazione, avrebbe illegittimamente integrato un atto originariamente nullo.
2. Motivazione apparente: in subordine, la motivazione fornita dal Tribunale del riesame era considerata apparente, in quanto basata su eventi futuri e ipotetici (come la liquidazione della società) e non su una valutazione attuale e concreta del rischio di dispersione del patrimonio, tenuto anche conto del lungo tempo trascorso dai fatti contestati (anni d’imposta 2014 e 2015).

La Decisione della Corte di Cassazione sul Sequestro Preventivo

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso infondato, rigettandolo e confermando la validità del sequestro. La decisione si fonda su un’attenta analisi dell’evoluzione giurisprudenziale e dei poteri del Tribunale del riesame.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della motivazione risiede nella distinzione tra il contesto giuridico del 2019, anno del decreto di sequestro, e quello attuale. I giudici hanno spiegato che:

L’Evoluzione Giurisprudenziale sul Periculum in Mora

Al momento dell’emissione del provvedimento genetico (2019), la giurisprudenza prevalente riteneva che per il sequestro preventivo finalizzato alla confisca non fosse necessaria una specifica motivazione sul periculum in mora, essendo sufficiente la sola confiscabilità del bene. Tuttavia, questo orientamento è stato superato dalla storica sentenza ‘Ellade’ delle Sezioni Unite (n. 36959/2021), la quale ha stabilito che ogni decreto di sequestro preventivo deve contenere una, seppur concisa, motivazione sulle ragioni di urgenza che ne giustificano l’adozione.

Il Ruolo Correttivo del Tribunale del Riesame

Alla luce di questo cambiamento, l’intervento del Tribunale del riesame non è stato visto come un’illegittima integrazione di una motivazione assente, ma come un’attività di ‘emenda’ di un errore di diritto. Il GIP, nel 2019, aveva agito correttamente secondo la legge e l’interpretazione del tempo. Il Tribunale del riesame, giudicando dopo la sentenza ‘Ellade’, ha correttamente applicato il nuovo e più garantista principio, fornendo quelle argomentazioni sul periculum che il nuovo orientamento imponeva. Non si trattava di colmare una ‘lacuna’, ma di adeguare la valutazione giuridica alla più recente e autorevole interpretazione della norma.

La Validità della Motivazione Fornita

La Corte ha inoltre ritenuto che la motivazione offerta dal Tribunale del riesame non fosse affatto apparente. Il pericolo di dispersione dei beni è stato concretamente individuato in una serie di elementi specifici: la volontà dell’indagato di mettere in liquidazione la società, la natura fraudolenta dei reati contestati, che implicava il ricorso a società ‘cartiere’, e l’inadeguatezza del patrimonio personale e societario a coprire l’ingente valore dei beni da confiscare (circa 950.000 euro). Questi fattori, complessivamente considerati, rendono fondato il timore che, senza il vincolo del sequestro, i beni possano essere sottratti o dispersi prima della fine del processo.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il giudizio di riesame ha carattere pienamente devolutivo e implica una rivalutazione completa di tutti i presupposti della misura cautelare. Il Tribunale del riesame non è un mero controllore della legittimità formale del provvedimento impugnato, ma un giudice che deve applicare il diritto vigente al momento della sua decisione. Pertanto, è suo potere e dovere applicare i principi affermati dalla giurisprudenza sopravvenuta, anche se questo comporta fornire una motivazione su presupposti che, al tempo del primo provvedimento, non erano ritenuti necessari. Questa decisione consolida le garanzie difensive, assicurando che ogni misura ablativa sia sempre supportata da una valutazione attuale e concreta del pericolo che la giustifica.

Può il Tribunale del riesame integrare la motivazione di un decreto di sequestro preventivo se questa è mancante?
Sì, la Corte di Cassazione chiarisce che il Tribunale del riesame può e deve fornire una motivazione sul ‘periculum in mora’ se l’atto originale è stato emesso prima della sentenza ‘Ellade’ delle Sezioni Unite, che ha reso tale motivazione obbligatoria. Questo intervento non è una sanatoria di un atto nullo, ma una correzione di un errore di diritto alla luce della giurisprudenza sopravvenuta.

Per un sequestro preventivo è sempre necessaria la motivazione sul ‘periculum in mora’?
Sì. A seguito della sentenza ‘Ellade’ delle Sezioni Unite (n. 36959/2021), ogni provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca deve contenere una concisa motivazione che spieghi le ragioni di urgenza e il pericolo che i beni vengano dispersi o modificati nelle more del giudizio.

Quali elementi possono giustificare il ‘periculum in mora’ in un sequestro per reati fiscali?
Sulla base della sentenza, elementi concreti come la volontà di mettere in liquidazione la società, la natura fraudolenta dei reati contestati (ad esempio, l’uso di ‘società cartiere’) e una evidente sproporzione tra il patrimonio disponibile e il valore dei beni da confiscare possono fondare validamente la presunzione che i beni siano a rischio di sottrazione o dispersione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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