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Sequestro preventivo: la motivazione del periculum

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo di una cospicua somma di denaro. La Corte ha ritenuto che il Tribunale del riesame avesse adeguatamente motivato il ‘periculum in mora’, ossia il rischio concreto di dispersione del bene, basandosi su una serie di elementi logici, tra cui l’origine illecita del denaro, la sua riconducibilità a un familiare condannato per associazione mafiosa e usura, e la precarietà della situazione abitativa del ricorrente.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Periculum in Mora: La Cassazione sul Denaro Illecito

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27338/2025, torna a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: i presupposti del sequestro preventivo finalizzato alla confisca. In particolare, la Corte chiarisce come debba essere motivato il cosiddetto periculum in mora, ovvero il pericolo concreto che il bene possa essere disperso prima della sentenza definitiva. La vicenda riguarda il sequestro di quasi 400.000 euro, ritenuti provento di attività mafiose e di usura.

I Fatti del Caso

Il procedimento ha origine dal ritrovamento di una somma di 389.900 euro in contanti all’interno di un trolley, custodito nell’abitazione di un uomo. Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe agito da custode per conto della sorella, recentemente condannata per associazione di tipo mafioso e usura. Il reato contestato all’uomo è quello di favoreggiamento reale, aggravato dal metodo mafioso, per aver aiutato la sorella a mettere al sicuro i proventi delle sue attività illecite.

Il Tribunale del riesame, in sede di rinvio dopo un primo annullamento da parte della Cassazione, aveva confermato il sequestro preventivo della somma. Il ricorrente si è nuovamente rivolto alla Suprema Corte, lamentando che il Tribunale non avesse adeguatamente motivato l’esistenza di un reale e attuale pericolo di dispersione del denaro (periculum in mora).

L’Importanza della Motivazione del Periculum nel Sequestro Preventivo

La legge stabilisce che il sequestro preventivo finalizzato alla confisca (ai sensi dell’art. 321, comma 2, c.p.p.) deve essere supportato da una motivazione che non si limiti ad affermare la natura confiscabile del bene. È necessario, come chiarito dalle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza “Ellade”), che il giudice spieghi concretamente perché esiste il rischio che il bene, nelle more del giudizio, possa essere “modificato, disperso, deteriorato, utilizzato od alienato”.

Nel caso in esame, la difesa sosteneva che il Tribunale si fosse basato su elementi illogici, come la condanna della sorella per fatti di usura risalenti nel tempo, e che non avesse considerato elementi a favore dell’indagato. Secondo il ricorrente, la semplice conservazione del denaro in un trolley non costituiva di per sé un indice del pericolo di sottrazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo che il Tribunale del riesame avesse, questa volta, correttamente adempiuto al suo onere di motivazione. I giudici di legittimità hanno sottolineato che il ricorso contro le ordinanze in materia di sequestro è ammesso solo per violazione di legge e non per contestare la logicità della motivazione, a meno che questa non sia totalmente mancante o meramente apparente.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nell’analisi degli elementi che il Tribunale ha posto a fondamento della sua ordinanza. La Cassazione ha ritenuto che il Tribunale del riesame abbia costruito un ‘puntuale costrutto argomentativo’ non mancante né apparente, correlato a una serie di elementi fattuali significativi. In primo luogo, è stata motivata la riconducibilità del denaro alla sorella dell’indagato e la sua provenienza illecita, legata all’attività usuraia e associativa per cui era stata condannata. A questo si aggiungono altri dati cruciali:

1. L’occupazione senza titolo dell’immobile: L’indagato occupava l’appartamento, formalmente intestato a un’altra persona, senza un legittimo titolo. Questa precarietà abitativa aumentava la probabilità di un suo allontanamento e, con esso, di una facile asportazione del denaro.
2. L’incapienza patrimoniale: L’indagato non disponeva di fonti di reddito lecite che potessero giustificare il possesso di una somma così ingente.
3. Le dichiarazioni del collaboratore di giustizia: Un collaboratore aveva riferito delle modalità con cui il sodalizio criminale occultava i proventi illeciti.
4. Le modalità di custodia: La conservazione di una tale somma in contanti all’interno di un trolley è stata considerata una modalità che, di per sé, facilita l’occultamento e la rapida movimentazione.

Secondo la Corte, l’insieme di questi elementi, logicamente concatenati, costituisce una motivazione solida e sufficiente a dimostrare l’esistenza del periculum in mora, giustificando così l’anticipazione dell’effetto ablativo della confisca attraverso il sequestro preventivo.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: la motivazione del periculum in mora nel sequestro preventivo non può essere astratta o presunta, ma deve ancorarsi a specifici elementi fattuali. Tuttavia, la prova di tale pericolo non richiede una certezza assoluta, ma può essere raggiunta attraverso un ragionamento inferenziale basato su una pluralità di indizi gravi, precisi e concordanti. La decisione dimostra come la valutazione del giudice debba tenere conto del contesto complessivo, includendo la provenienza del bene, la condizione personale e patrimoniale di chi ne ha la disponibilità e le modalità concrete della sua custodia, al fine di prevenire efficacemente la dispersione dei patrimoni di origine criminale.

Quando è necessario motivare il ‘periculum in mora’ in un sequestro preventivo?
Secondo la sentenza, la motivazione del ‘periculum in mora’ è sempre necessaria quando il sequestro preventivo è finalizzato alla confisca di beni, come previsto dall’art. 321, comma 2, del codice di procedura penale. Il giudice deve spiegare le ragioni concrete per cui si ritiene che il bene possa essere disperso, modificato o alienato prima della conclusione del processo.

Quali elementi possono dimostrare il pericolo di dispersione di una somma di denaro?
La Corte ha ritenuto sufficiente un insieme di elementi correlati: la provenienza illecita della somma (da attività mafiose e usuraie), la non riconducibilità del denaro a fonti lecite del detentore, le modalità di custodia (in contanti, dentro un trolley, che ne facilitano l’occultamento e l’asportazione) e la situazione di precarietà abitativa del detentore (occupazione di un immobile senza titolo), che aumenta la probabilità di un suo allontanamento con il denaro.

È sufficiente la sola sproporzione tra il bene e il reddito a giustificare il sequestro preventivo?
Dal testo emerge che la sproporzione (l’incapienza patrimoniale del detentore) è un elemento molto importante, ma viene valorizzato all’interno di un quadro indiziario più ampio. La decisione si fonda sulla correlazione di questo dato con altri elementi, come l’origine illecita del bene e le modalità di custodia, che insieme fondano il giudizio sulla concretezza del pericolo di dispersione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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