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Sequestro preventivo: la motivazione del periculum

La Corte di Cassazione si pronuncia sulla legittimità di un sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente in un caso di bancarotta fraudolenta. La sentenza chiarisce che la motivazione sul ‘periculum in mora’ è sufficiente quando il profitto del reato è già stato disperso, rendendo impossibile la confisca diretta, e quando le modalità del reato indicano una spiccata capacità degli indagati di occultare patrimoni.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Confisca: La Cassazione sulla Motivazione del Periculum in Mora

Il sequestro preventivo è uno strumento cruciale nel processo penale, soprattutto nei reati economici, poiché mira a congelare i patrimoni illeciti in attesa della confisca definitiva. Tuttavia, la sua applicazione deve rispettare rigorosi requisiti di legge, tra cui la dimostrazione del cosiddetto periculum in mora, ovvero il rischio concreto che i beni possano essere dispersi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 17240/2025) offre importanti chiarimenti su come questo requisito debba essere motivato, in particolare quando si tratta di una confisca ‘per equivalente’.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria riguarda due soggetti imputati per bancarotta fraudolenta aggravata. Secondo l’accusa, avrebbero sottratto dal patrimonio di una società, poi fallita, beni per un valore superiore a 5,6 milioni di euro, avvalendosi di un’organizzazione criminale operante a livello internazionale.

Di fronte all’impossibilità di recuperare i beni originariamente distratti, l’autorità giudiziaria aveva disposto un sequestro preventivo per un valore equivalente su altri beni nella disponibilità degli imputati, nello specifico quote societarie. Gli imputati si sono opposti a tale misura, chiedendo la restituzione delle quote, ma sia il Tribunale che la Corte d’Appello cautelare hanno respinto le loro istanze. La questione è quindi giunta dinanzi alla Corte di Cassazione.

Il ricorso e la questione del sequestro preventivo

Gli imputati hanno basato il loro ricorso su tre motivi principali, tutti incentrati sulla presunta carenza di motivazione dell’ordinanza impugnata riguardo al periculum in mora.

In primo luogo, hanno sostenuto che la motivazione fosse assente o apparente, in violazione degli orientamenti delle Sezioni Unite (sentenza ‘Ellade’), le quali richiedono una specifica giustificazione sul pericolo concreto di dispersione dei beni. A loro avviso, il Tribunale si era limitato a richiamare una precedente decisione e non aveva considerato le nuove prove che attestavano la solidità del loro patrimonio.

In secondo luogo, hanno criticato l’applicazione automatica della motivazione valida per la confisca diretta a quella per equivalente, sostenendo che quest’ultima, avendo natura sanzionatoria, richiederebbe un onere motivazionale più stringente.

Infine, hanno lamentato una motivazione apparente anche riguardo alla richiesta di sostituire le quote sequestrate con liquidità di pari valore.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. La sentenza chiarisce in modo puntuale i contorni dell’obbligo di motivazione per il sequestro preventivo funzionale alla confisca.

La Corte ha affermato che il Tribunale del riesame ha fornito una motivazione adeguata e non meramente apparente. Il punto centrale del ragionamento è che il periculum in mora è intrinsecamente dimostrato dalla stessa condotta illecita e dalle sue conseguenze. Nello specifico:

1. Impossibilità della confisca diretta: I beni originali, frutto della bancarotta (il profitto del reato di oltre 5 milioni di euro), erano già stati dispersi e mai più ritrovati. Questa circostanza, da sola, rende impossibile la confisca diretta e attiva l’obbligatorietà di quella per equivalente, giustificando la necessità di anticipare l’effetto ablativo tramite il sequestro per evitare l’ulteriore dispersione del patrimonio residuo.

2. Pericolosità desunta dalle modalità del fatto: Le modalità con cui il reato è stato commesso – lo svuotamento sistematico della società attraverso un sofisticato meccanismo internazionale con il coinvolgimento di professionisti e gruppi criminali – dimostrano una non trascurabile spregiudicatezza e una tendenza alla frode da parte degli imputati. Questa condotta passata è un forte indicatore soggettivo del rischio futuro di dispersione dei beni.

La Cassazione ha sottolineato che non è necessario un doppio onere motivazionale (uno per la confisca diretta e uno per quella per equivalente). La motivazione che giustifica la necessità di aggredire il profitto del reato è sufficiente a sorreggere anche il vincolo sui beni di valore equivalente, quando il primo non è reperibile.

Inoltre, la Corte ha ritenuto irrilevante la circostanza che gli imputati non avessero compiuto ulteriori atti di disposizione dei loro beni dopo l’inizio delle indagini. La permanenza della dispersione del profitto originario è un fattore di rischio costante che legittima il mantenimento della misura cautelare.

Le conclusioni

La sentenza consolida un importante principio: nel contesto di reati economici gravi, caratterizzati dall’occultamento e dalla dispersione del profitto illecito, la motivazione del periculum in mora per il sequestro preventivo può essere logicamente desunta da elementi oggettivi (la sparizione del denaro) e soggettivi (le complesse e fraudolente modalità della condotta). Quando il profitto è già svanito, il pericolo che l’imputato possa disperdere anche il resto del suo patrimonio per sottrarlo alla confisca è concreto e attuale, rendendo pienamente legittima l’applicazione della misura cautelare reale sui beni equivalenti.

Quando è legittimo un sequestro preventivo per equivalente?
È legittimo quando i beni che costituiscono il profitto diretto del reato non sono reperibili per la confisca. In tal caso, il sequestro può avere ad oggetto somme di denaro, beni o altre utilità di valore corrispondente di cui l’imputato abbia la disponibilità.

La motivazione sul ‘periculum in mora’ è sempre necessaria per il sequestro preventivo?
Sì, secondo le Sezioni Unite (sentenza Ellade), il provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche obbligatoria, deve contenere una concisa motivazione sul ‘periculum in mora’, ossia sulle ragioni che rendono necessario anticipare gli effetti della confisca rispetto alla sentenza definitiva.

Il rischio di dispersione dei beni può essere dedotto dalle modalità del reato?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la motivazione sul pericolo di dispersione può basarsi sia su elementi oggettivi (come l’entità e la già avvenuta sparizione del profitto del reato) sia su elementi soggettivi, come le modalità particolarmente insidiose e organizzate della condotta criminale, che dimostrano una propensione dell’imputato a occultare patrimoni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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