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Sequestro preventivo: la Cassazione sul periculum

Un indagato per riciclaggio ricorre in Cassazione contro un’ordinanza di sequestro preventivo, lamentando la mancanza di motivazione sul rischio di dispersione dei beni (periculum in mora). La Corte dichiara il ricorso inammissibile, ritenendo la motivazione sufficiente. Si è chiarito che il pericolo può essere desunto dalla gravità dei fatti e dall’applicazione di altre misure cautelari personali, che potrebbero spingere l’indagato a nascondere i propri beni.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: Quando il Rischio di Dispersione dei Beni è Concreto?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11714/2025, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: il sequestro preventivo finalizzato alla confisca e, in particolare, i requisiti di motivazione del cosiddetto periculum in mora. La decisione chiarisce come la valutazione del pericolo di dispersione dei beni possa essere strettamente connessa alla situazione personale dell’indagato, inclusa l’applicazione di altre misure cautelari.

I Fatti del Caso: Il Contesto di Riciclaggio

Il caso trae origine da un’indagine per riciclaggio a carico di un imprenditore, ritenuto amministratore di fatto di una società edile. Secondo l’accusa, l’indagato avrebbe ricevuto ingenti somme di denaro contante di provenienza illecita. Successivamente, attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti, avrebbe trasferito tali somme, ‘ripulite’, sui conti correnti di altre società, con l’aggravante di aver agito con il contributo di un gruppo criminale operante in più Stati.

Sulla base di questi elementi, il Giudice per le indagini preliminari aveva disposto un sequestro preventivo per un valore complessivo di oltre 275.000 euro, finalizzato alla confisca per equivalente, su beni immobili e quote societarie riconducibili all’indagato, a suo figlio e alla società coinvolta. L’ordinanza era stata confermata dal Tribunale del riesame, spingendo la difesa a presentare ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Il ricorrente lamentava una violazione di legge e una motivazione assente o solo apparente riguardo al periculum in mora, ovvero il concreto pericolo che i beni potessero essere nascosti o venduti prima della conclusione del processo. A suo parere, il giudice non aveva specificato le ragioni di tale rischio, limitandosi a un ragionamento generico e non tenendo conto che l’indagato, essendo agli arresti domiciliari, aveva una limitata capacità di disporre dei propri beni.

La Cassazione ha respinto questa tesi, ritenendo che la motivazione, seppur sintetica, fosse sufficiente e immune da vizi logici, e che potesse essere validamente integrata dalle argomentazioni del Tribunale del riesame.

Le Motivazioni sul sequestro preventivo e il periculum in mora

Il cuore della pronuncia risiede nell’analisi della sufficienza della motivazione del pericolo di dispersione dei beni. La Corte ha chiarito alcuni principi fondamentali.

La Sufficienza della Motivazione sul Pericolo

Secondo la Cassazione, la motivazione del periculum non deve essere né assente né meramente apparente. Nel caso specifico, il giudice di merito aveva correttamente ancorato il rischio a elementi concreti: la sistematicità delle condotte di riciclaggio, l’elevata entità degli importi e la piena disponibilità dell’indagato a soddisfare le richieste del gruppo criminale. Questi fattori, nel loro insieme, dipingono un quadro di alta pericolosità e inaffidabilità, che giustifica la cautela patrimoniale.

Il Collegamento tra Misura Personale e Misura Reale

Un punto di particolare interesse è il nesso che la Corte riconosce tra la misura cautelare personale (gli arresti domiciliari) e quella reale (il sequestro preventivo). Contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, i giudici hanno evidenziato che proprio l’applicazione di una misura restrittiva della libertà personale può indurre l’indagato a tentare di privarsi dei propri beni per sottrarli a una futura confisca. La misura personale, quindi, non esclude il periculum in mora, ma può, al contrario, renderlo più concreto e attuale. Di qui la necessità di un’azione preventiva sui beni per garantire l’efficacia della futura sanzione patrimoniale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un orientamento importante in materia di misure cautelari reali. Si stabilisce che la valutazione del periculum in mora non richiede una prova certa della volontà di disperdere i beni, ma si basa su un giudizio prognostico fondato su elementi concreti e logici. La gravità del reato contestato e le modalità della condotta sono indicatori primari di tale rischio. Inoltre, viene confermato che l’esistenza di una misura cautelare personale non solo non osta al sequestro, ma può costituirne un ulteriore fondamento logico. Per la difesa, ciò significa che contestare un sequestro solo sulla base di una motivazione concisa sul periculum, senza affrontare gli elementi fattuali che lo sostengono, ha scarse probabilità di successo in Cassazione.

Quando è sufficiente la motivazione del periculum in mora in un sequestro preventivo?
La motivazione è sufficiente quando il giudice spiega, anche in modo conciso, le ragioni del pericolo di dispersione dei beni. Secondo la Corte, questo pericolo può essere desunto dalla gravità e sistematicità delle condotte, nonché dall’applicazione di una misura cautelare personale (come gli arresti domiciliari), che potrebbe indurre l’indagato a sottrarre i propri beni alla futura confisca.

Il provvedimento di sequestro del giudice delle indagini preliminari può avere una motivazione carente ed essere ‘sanato’ dal Tribunale del riesame?
Sì. La Corte di Cassazione afferma che una motivazione non del tutto assente, ma magari concisa, presente nel provvedimento genetico, può essere validamente integrata con un ragionamento più ampio e completo dal Tribunale del riesame. L’importante è che la motivazione originaria non sia meramente apparente o del tutto mancante.

Nel reato di riciclaggio, cosa costituisce il profitto che può essere oggetto di sequestro preventivo?
Il profitto del reato di riciclaggio è rappresentato dal valore delle somme o dei beni oggetto delle operazioni dirette a ostacolarne la provenienza delittuosa. In pratica, coincide con il valore del denaro ‘ripulito’, poiché è la condotta di riciclaggio stessa che assicura al reo la disponibilità di tale valore.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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