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Sequestro preventivo: la Cassazione sul doppio vincolo

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale della Libertà che aveva confermato un sequestro preventivo per sottrazione fraudolenta di beni senza considerare un precedente sequestro già in essere per il reato tributario presupposto. La Corte ha stabilito che il giudice del rinvio dovrà valutare la possibile duplicazione del vincolo, affrontando la questione della cumulabilità o meno del profitto confiscabile derivante dai due distinti reati.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: No alla Duplicazione per Reati Tributari Connessi

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30226/2025, affronta un’importante questione in materia di reati tributari, stabilendo un principio fondamentale sulla corretta applicazione del sequestro preventivo. Quando un soggetto è indagato per più reati fiscali connessi, come l’omessa dichiarazione e la successiva sottrazione fraudolenta dei beni al fisco, è legittimo applicare un doppio sequestro? La Suprema Corte ha annullato con rinvio l’ordinanza che non aveva affrontato questo delicato tema, imponendo una valutazione sulla possibile duplicazione del vincolo patrimoniale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’indagine per il reato di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte (art. 11, D.Lgs. 74/2000). Il Giudice per le indagini preliminari aveva disposto un ingente sequestro preventivo, anche per equivalente, sui beni di una persona ritenuta concorrente esterna al reato. L’importo del sequestro era stato calcolato sul valore dei beni che si assumevano distratti dalla garanzia patrimoniale del fisco.

Tuttavia, per gli stessi periodi d’imposta, era già in corso un altro procedimento penale a carico dei medesimi soggetti per il reato presupposto di omessa dichiarazione (art. 5, D.Lgs. 74/2000). In quel contesto, era già stato eseguito un sequestro per un importo corrispondente a una parte dell’imposta evasa.

La difesa dell’indagata aveva quindi richiesto la revoca parziale del secondo sequestro, sostenendo che l’importo già vincolato nel primo procedimento dovesse essere detratto per evitare una duplicazione ingiustificata. Il Tribunale della Libertà aveva rigettato l’appello con una motivazione ritenuta dalla Cassazione ‘eccentrica’ e non pertinente alla questione sollevata.

La Questione Giuridica: Il Doppio Vincolo sul Sequestro Preventivo

Il cuore della questione giuridica risiede nella relazione tra il profitto del reato di omessa dichiarazione e quello del reato di sottrazione fraudolenta. Il primo corrisponde all’imposta evasa, mentre il secondo, secondo un consolidato orientamento, è pari al valore dei beni sottratti alla garanzia dell’Erario.

La difesa ha argomentato che, essendo il secondo reato funzionale a consolidare il mancato pagamento derivante dal primo, non si può imporre un doppio vincolo patrimoniale che superi l’effettivo debito tributario. Si verificherebbe altrimenti una sproporzione sanzionatoria, in violazione dei principi costituzionali e della Carta dei diritti fondamentali dell’UE. La domanda posta ai giudici era chiara: l’importo sequestrato per l’imposta evasa deve essere ‘scomputato’ da quello sequestrato per la sottrazione fraudolenta dei beni?

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, censurando duramente la decisione del Tribunale della Libertà. I giudici di legittimità hanno rilevato come il Tribunale avesse completamente omesso di rispondere al motivo centrale dell’appello. Invece di analizzare la potenziale duplicazione dei sequestri e la natura del profitto nei due diversi reati, il Tribunale si era limitato a considerazioni generiche sull’impossibilità di mantenere un sequestro dopo l’adempimento del debito tributario, circostanza che peraltro non si era verificata nel caso di specie.

La Cassazione ha sottolineato che la questione posta era ‘logicamente pregiudiziale’ e richiedeva una risposta puntuale. Il giudice avrebbe dovuto affrontare il tema dell’identità o meno del profitto del reato di cui all’art. 11 D.Lgs. 74/2000 con quello del reato ‘presupposto’ (in questo caso, l’art. 5), e chiarire quale dei due dovesse ‘prevalere’ ai fini della quantificazione del sequestro, specialmente quando i valori non coincidono.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata, rinviando il caso al Tribunale di Bolzano per un nuovo esame. Questa decisione ribadisce un principio fondamentale del diritto processuale: il giudice ha l’obbligo di motivare e rispondere a tutti i motivi di gravame sollevati dalle parti. Sul piano sostanziale, la sentenza impone una riflessione approfondita sulla necessità di evitare un’applicazione sproporzionata delle misure cautelari reali in materia tributaria. Il giudice del rinvio dovrà ora stabilire se, e in che misura, il sequestro per l’imposta evasa debba essere considerato nel calcolo del sequestro per la successiva sottrazione fraudolenta, al fine di garantire che il vincolo patrimoniale sia proporzionato e non punitivo oltre la logica della misura cautelare.

È possibile applicare un doppio sequestro preventivo per il reato di omessa dichiarazione e per quello di sottrazione fraudolenta?
La sentenza non fornisce una risposta definitiva, ma stabilisce che il giudice di merito ha l’obbligo di valutare la questione. La Corte ha annullato la decisione precedente proprio perché non aveva affrontato il problema della possibile duplicazione del vincolo e della cumulabilità dei profitti dei due reati.

Cosa succede se un Tribunale della Libertà non risponde a un motivo specifico dell’appello?
Secondo la Corte di Cassazione, la sua ordinanza è viziata da un difetto di motivazione. Di conseguenza, deve essere annullata con rinvio, obbligando un altro giudice a riesaminare il caso e a fornire una risposta puntuale al motivo che era stato ignorato.

Come si determina il valore del sequestro nel reato di sottrazione fraudolenta?
La sentenza richiama l’orientamento secondo cui il profitto del reato di sottrazione fraudolenta (art. 11 D.Lgs. 74/2000) è rappresentato dal valore dei beni sottratti alla garanzia del Fisco, e non necessariamente dall’importo del debito tributario. Tuttavia, la Corte sottolinea che questa definizione deve essere coordinata con eventuali sequestri già disposti per il reato tributario presupposto per evitare duplicazioni.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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