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Sequestro preventivo: la Cassazione e il terzo estraneo

La Corte di Cassazione ha analizzato i ricorsi contro un’ordinanza di sequestro preventivo di terreni e veicoli per reati ambientali. Ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due indagati per vizi procedurali e genericità delle censure. Ha invece accolto parzialmente il ricorso del terzo proprietario di un escavatore, annullando con rinvio la decisione per difetto di motivazione sulla sua buona fede e estraneità al reato.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Tutela del Terzo: Analisi di una Sentenza della Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 37947 del 2024, offre importanti chiarimenti sulla disciplina del sequestro preventivo, in particolare quando coinvolge beni di proprietà di soggetti terzi estranei al reato. Il caso, relativo a presunti illeciti ambientali, mette in luce i rigorosi oneri probatori a carico di chi chiede la restituzione di un bene e i limiti all’impugnazione delle misure cautelari reali. Analizziamo insieme i dettagli di questa complessa vicenda giudiziaria.

I Fatti del Caso: Sequestro di Aree e Veicoli per Reati Ambientali

L’indagine ha origine da un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal GIP di un tribunale del Sud Italia. Il sequestro riguardava diverse aree, per un totale di oltre 3000 mq, un autocarro e un escavatore. L’ipotesi di reato contestata agli indagati era quella di gestione illecita di rifiuti, prevista dall’art. 256 del D.Lgs. 152/2006.

Le aree erano nella disponibilità di una società immobiliare per la costruzione di villette, mentre i veicoli appartenevano a un imprenditore individuale e a una società terza che lo aveva noleggiato a freddo. Contro l’ordinanza del tribunale del riesame, che confermava il sequestro, tre soggetti hanno proposto ricorso per cassazione: il legale rappresentante della società immobiliare, il titolare dell’impresa individuale proprietaria dell’autocarro e il legale rappresentante della società terza utilizzatrice dell’escavatore.

La Decisione della Cassazione sui Ricorsi

La Suprema Corte ha esaminato distintamente le posizioni dei tre ricorrenti, giungendo a conclusioni diverse.

I Ricorsi Inammissibili degli Indagati

I ricorsi presentati dal legale rappresentante della società immobiliare e dal titolare dell’impresa individuale sono stati dichiarati inammissibili. La Corte ha rilevato che le censure erano in gran parte dirette contro l’atto di convalida del GIP, un provvedimento non autonomamente impugnabile. Inoltre, le doglianze sulla mancanza di motivazione del periculum in mora e sulla qualificazione dei materiali come rifiuti anziché sottoprodotti sono state ritenute generiche o miranti a una rivalutazione del merito, non consentita in sede di legittimità. Per l’imprenditore individuale, la Corte ha sottolineato la genericità dell’affermazione sulla sua estraneità ai fatti, a fronte di una motivazione del tribunale che evidenziava legami con gli altri indagati e una mancata dimostrazione della buona fede.

L’Accoglimento del Ricorso del Terzo Utilizzatore

Di diverso avviso è stata la Corte riguardo al ricorso del legale rappresentante della società terza, utilizzatrice dell’escavatore in leasing. La Cassazione ha ritenuto fondata la censura relativa al difetto di motivazione. Il tribunale del riesame, infatti, non aveva adeguatamente analizzato i profili della buona fede e dell’estraneità al reato del ricorrente. La sua decisione si era concentrata sul rischio di una futura stipula di contratti di nolo, un elemento non pertinente per valutare la posizione del terzo al momento del fatto. Per questa ragione, la Corte ha annullato l’ordinanza limitatamente al sequestro dell’escavatore, rinviando la causa al tribunale del riesame per una nuova valutazione.

Le Motivazioni: Il Principio di Diritto sul Sequestro Preventivo e il Terzo

La sentenza ribadisce alcuni principi fondamentali in materia di misure cautelari reali.

I Limiti all’Impugnazione delle Misure Cautelari

La Corte chiarisce che il ricorso per cassazione avverso le ordinanze in materia di sequestro è ammesso solo per violazione di legge. In tale nozione rientrano gli errori di diritto e i vizi di motivazione così gravi da renderla assente, illogica o meramente apparente. Non è possibile, invece, chiedere alla Cassazione una nuova e diversa valutazione dei fatti.

L’Onere della Prova per il Terzo Estraneo

Il punto cruciale della decisione riguarda la posizione del terzo. La Cassazione afferma che chi invoca la restituzione di un bene sequestrato, qualificandosi come terzo estraneo, ha un preciso onere probatorio. Non è sufficiente dimostrare la titolarità del bene (proprietà, leasing, ecc.), ma è necessario provare:
1. La completa estraneità al reato, intesa come mancanza di qualsiasi collegamento, diretto o indiretto, con la sua consumazione.
2. La buona fede, ovvero l’assenza di qualsiasi negligenza che abbia reso possibile l’uso illecito del bene. In pratica, il terzo deve dimostrare di non aver potuto prevedere, con l’ordinaria diligenza, che il suo bene sarebbe stato utilizzato per commettere un reato.

Nel caso dell’escavatore, il tribunale non aveva svolto questa analisi, motivando il rigetto su basi inconferenti. Di qui la necessità di un nuovo esame.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La sentenza n. 37947/2024 è un’importante guida per gli operatori del diritto. Conferma che la via del ricorso in Cassazione contro un sequestro preventivo è stretta e percorribile solo per vizi di legittimità. Soprattutto, delinea con chiarezza la posizione processuale del terzo che veda un proprio bene coinvolto in un procedimento penale: per ottenerne la restituzione, deve fornire una prova rigorosa non solo della sua estraneità formale, ma anche di una condotta diligente e immune da ogni rimprovero di negligenza.

Quando un terzo può ottenere la restituzione di un bene sottoposto a sequestro preventivo?
Un terzo può ottenere la restituzione se dimostra non solo la titolarità del bene, ma anche la sua completa estraneità al reato e la sua buona fede. Quest’ultima è intesa come assenza di qualsiasi addebito di negligenza che abbia potuto favorire l’uso illecito del bene da parte dell’indagato.

È possibile impugnare direttamente in Cassazione l’ordinanza di convalida del sequestro emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (GIP)?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che né il decreto di sequestro preventivo d’urgenza del PM, né l’ordinanza di convalida del GIP sono atti autonomamente impugnabili. L’atto da impugnare è l’autonomo decreto di sequestro emesso dal giudice successivamente alla convalida, attraverso l’istituto del riesame.

Qual è il ‘periculum’ che giustifica il sequestro preventivo in caso di reati ambientali?
Il ‘periculum in mora’ (pericolo nel ritardo) che giustifica il sequestro preventivo non è legato alla futura confisca del bene, ma al pericolo concreto e attuale che la libera disponibilità della cosa pertinente al reato possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato stesso (es. continuare l’inquinamento) o agevolare la commissione di altri reati analoghi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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