LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro preventivo: la Cassazione e il fumus delicti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo per truffa aggravata ai danni dello Stato. La sentenza ribadisce che, in sede cautelare, la valutazione del giudice si limita al ‘fumus commissi delicti’, ovvero alla sussistenza di elementi minimi che rendano ipotizzabile il reato, senza un’analisi approfondita della colpevolezza. L’omessa comunicazione di provvedimenti amministrativi sfavorevoli è stata ritenuta sufficiente a configurare tale ‘fumus’.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Truffa Aggravata: i Limiti del Riesame secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 6873/2024, è tornata a pronunciarsi sui confini del giudizio di riesame in materia di sequestro preventivo, specialmente quando legato a ipotesi di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. La decisione offre importanti chiarimenti sulla nozione di fumus commissi delicti, ribadendo come la valutazione in sede cautelare non debba tradursi in un’anticipazione del giudizio di merito sulla colpevolezza dell’indagato. L’analisi di questa pronuncia è fondamentale per comprendere i meccanismi di tutela e i limiti dell’azione giudiziaria nella fase preliminare del processo penale.

La vicenda processuale

Il caso trae origine dal ricorso presentato dal legale rappresentante di una società agricola avverso un’ordinanza del Tribunale di Avellino. Quest’ultimo aveva confermato un decreto di sequestro preventivo per un importo di oltre 140.000 euro, finalizzato alla confisca. L’ipotesi di reato contestata era quella di truffa aggravata (art. 640-bis c.p.), in quanto l’imprenditore avrebbe ottenuto un finanziamento pubblico omettendo di comunicare all’ente erogatore alcuni provvedimenti amministrativi a lui sfavorevoli. Nello specifico, si trattava della sospensione della SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) e di un successivo ordine di demolizione dei lavori eseguiti, circostanze che avrebbero potuto compromettere i requisiti necessari per ottenere il beneficio economico.

I motivi del ricorso e le argomentazioni della difesa

L’indagato ha impugnato l’ordinanza dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un difetto assoluto di motivazione. Secondo la difesa, il Tribunale del riesame non avrebbe adeguatamente considerato alcuni elementi decisivi, tra cui:

* Il deposito di documentazione integrativa che, a suo dire, era ‘esaustiva e risolutiva’.
* L’annullamento in autotutela dell’ordinanza di demolizione da parte del Comune.
* La partecipazione dello stesso Comune al collaudo finale dei lavori, interpretata come un atto di acquiescenza.

In sostanza, il ricorrente sosteneva che il Tribunale avesse fondato la propria decisione su una ricostruzione parziale e superata dei fatti, senza considerare gli sviluppi successivi che avrebbero dimostrato la sua buona fede e la legittimità della richiesta di finanziamento.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione chiara e in linea con il suo consolidato orientamento giurisprudenziale. I giudici hanno innanzitutto ribadito la natura e i limiti del controllo demandato al Tribunale del riesame e alla stessa Corte di Cassazione in materia di sequestro preventivo.

Il giudizio di riesame non serve ad accertare la responsabilità penale dell’indagato, ma a verificare la sussistenza del cosiddetto fumus commissi delicti. Si tratta di un controllo sulla congruità degli elementi a disposizione, per valutare se sia astrattamente configurabile l’ipotesi di reato contestata. La valutazione deve limitarsi alla compatibilità tra la fattispecie concreta (come rappresentata dagli atti) e quella legale, senza approfondire la fondatezza dell’accusa o l’esistenza di prove di colpevolezza.

Nel caso specifico, il Tribunale ha correttamente ritenuto sussistente il fumus del reato. L’omessa comunicazione, da parte dell’imprenditore, del provvedimento di sospensione della SCIA, antecedente alla richiesta di finanziamento, è stata considerata un elemento idoneo a integrare l’artificio o raggiro tipico della truffa. Tale omissione era finalizzata a dimostrare la persistenza di requisiti che, in realtà, erano venuti meno o erano stati messi in discussione. La Corte ha inoltre sottolineato come il ricorrente non avesse allegato al ricorso i documenti che, a suo dire, avrebbero provato le sue ragioni (come l’annullamento dell’ordine di demolizione), rendendo le sue affermazioni non verificabili in quella sede.

Le conclusioni

La sentenza in commento rafforza un principio cardine del sistema delle misure cautelari reali: la netta distinzione tra la fase delle indagini preliminari e il giudizio di merito. Il sequestro preventivo si fonda su un giudizio di probabilità e non di certezza. Per la sua adozione è sufficiente che gli elementi raccolti consentano di sussumere l’ipotesi formulata dall’accusa nella fattispecie incriminatrice. L’imprenditore che richiede fondi pubblici ha un dovere di trasparenza e completezza informativa; l’omissione di informazioni rilevanti, in grado di incidere sulla valutazione dell’ente erogatore, può integrare il fumus di una truffa aggravata, giustificando l’adozione di misure cautelari reali come il sequestro, con tutte le conseguenze che ne derivano per il patrimonio dell’indagato.

In un procedimento di riesame di un sequestro preventivo, il giudice valuta la colpevolezza dell’indagato?
No, la valutazione è sommaria e si limita a verificare l’astratta configurabilità del reato, il cosiddetto ‘fumus commissi delicti’, senza entrare nel merito della colpevolezza o della gravità degli indizi.

Cosa si intende per ‘violazione di legge’ in un ricorso per cassazione avverso un’ordinanza di sequestro?
Secondo la sentenza, rientrano nella nozione di ‘violazione di legge’ la mancanza assoluta di motivazione o la presenza di una motivazione meramente apparente. Non è invece possibile denunciare l’illogicità manifesta della motivazione, che riguarda il merito dei fatti.

Perché il ricorso dell’imprenditore è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il Tribunale aveva adeguatamente motivato la sussistenza del ‘fumus’ del reato, basandosi sull’omessa comunicazione di provvedimenti amministrativi sfavorevoli (come la sospensione della SCIA) al momento della richiesta di finanziamento. Inoltre, il ricorrente non ha allegato i documenti a sostegno delle sue tesi, rendendole non verificabili in sede di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati