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Sequestro preventivo: la Cassazione conferma la misura

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo per 92.300 euro, emessa per reati di estorsione e illecita concorrenza. La Corte ha chiarito che il ricorso è limitato alla violazione di legge e ha confermato la validità della misura, sia per finalità preventive che per la confisca, ritenendo corretta la valutazione del Tribunale sul fumus commissi delicti e sul periculum in mora.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: la Cassazione ne Conferma la Legittimità anche per Finalità di Confisca

Con la sentenza n. 919/2024, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di sequestro preventivo avente ad oggetto una cospicua somma di denaro. La decisione offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso per cassazione avverso le misure cautelari reali e sulla duplice finalità, preventiva e di confisca, che può giustificare tale misura, anche a distanza di tempo dai fatti contestati.

I Fatti del Caso: un Sequestro di Denaro per Reati di Estorsione

La vicenda trae origine da un’ordinanza del Tribunale di Catanzaro che, in sede di riesame, confermava un decreto di sequestro preventivo per un importo di 92.300 euro. La misura era stata disposta nei confronti di un soggetto indagato per gravi reati, tra cui estorsione e illecita concorrenza, aggravati dall’uso del metodo mafioso.

Il sequestro era stato motivato da una duplice esigenza: da un lato, una finalità preventiva, per impedire la libera disponibilità dei beni; dall’altro, una finalità repressiva, in quanto la somma era considerata profitto dei reati contestati e quindi destinata alla confisca ai sensi dell’art. 240-bis del codice penale.

Il Ricorso in Cassazione: i Motivi dell’Indagato

L’indagato ha presentato ricorso per cassazione, sollevando diverse obiezioni. In primo luogo, ha contestato la sussistenza del fumus commissi delicti, ovvero la parvenza di reato, sostenendo che una precedente sentenza della stessa Cassazione avesse già annullato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei suoi confronti per mancanza di gravi indizi.

Inoltre, il ricorrente lamentava la mancanza di motivazione sull’esigenza cautelare preventiva, data la notevole distanza temporale tra i fatti (risalenti al 2018) e il sequestro (eseguito nel 2023). Infine, contestava la valutazione del Tribunale riguardo alla provenienza lecita del denaro, che a suo dire derivava da attività lavorativa e donazioni familiari.

La Decisione della Corte sul Sequestro Preventivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo integralmente. La decisione si fonda su alcuni principi cardine della procedura penale in materia di misure cautelari reali.

Analisi del Fumus Commissi Delicti

La Corte ha precisato che la precedente pronuncia di annullamento della custodia cautelare non era decisiva. Quella sentenza, infatti, si era limitata a escludere la sola aggravante del metodo mafioso, senza tuttavia scalfire il quadro indiziario relativo al reato base di estorsione. Di conseguenza, il fumus commissi delicti per il reato produttivo di profitto illecito era stato correttamente ritenuto sussistente dal Tribunale.

La Duplice Finalità del Sequestro e la Confisca

Il punto centrale della sentenza riguarda la duplice natura del sequestro. La Cassazione ha sottolineato che la misura non era stata disposta solo per finalità preventive, ma anche in vista della confisca, sia come profitto del reato di estorsione sia ai sensi della cosiddetta ‘confisca allargata’ (art. 240-bis c.p.). Quest’ultima si basa sulla sproporzione tra il reddito dichiarato e i beni posseduti. Dato che il sequestro era finalizzato anche alla confisca, le argomentazioni del ricorrente sulla mancanza di un’esigenza preventiva attuale sono state considerate ‘eccentriche’, ovvero non pertinenti.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: il ricorso per cassazione contro le ordinanze emesse in sede di riesame di misure cautelari reali è ammesso solo per ‘violazione di legge’. Ciò significa che non è possibile contestare la logicità o la coerenza della motivazione del giudice di merito, a meno che questa non sia completamente assente, puramente apparente o talmente contraddittoria da rendere incomprensibile il percorso logico seguito. Nel caso di specie, il Tribunale aveva adeguatamente argomentato sia sulla base delle dichiarazioni delle persone offese sia sulla sproporzione reddituale dell’indagato.

Infine, i giudici hanno ritenuto corretta anche la valutazione del periculum in mora, ovvero il pericolo di dispersione del bene. Il Tribunale aveva giustamente evidenziato la ‘particolare natura volatile del denaro’, che per sua stessa essenza presenta un’immanente facilità di dispersione, rendendo sempre attuale e concreta la necessità di una cautela reale.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma la solidità del sequestro preventivo come strumento a duplice funzione nel contrasto ai reati patrimoniali. La Corte di Cassazione ha chiarito che, quando la misura è finalizzata anche alla confisca, le questioni relative alla sola esigenza preventiva perdono di centralità. La decisione sottolinea inoltre i limiti del sindacato di legittimità, che non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, ma deve limitarsi a verificare la corretta applicazione della legge e la presenza di una motivazione non manifestamente illogica.

È possibile contestare la valutazione dei fatti in un ricorso per cassazione contro un sequestro preventivo?
No, il ricorso per cassazione contro ordinanze in materia di misure cautelari reali è ammesso solo per ‘violazione di legge’. Non è possibile contestare i vizi logici della motivazione, a meno che essa non sia totalmente mancante, apparente o così radicalmente contraddittoria da non rendere comprensibile il ragionamento del giudice.

Una precedente decisione della Cassazione che annulla una misura cautelare personale è automaticamente decisiva per un sequestro preventivo sullo stesso caso?
No, non necessariamente. Nel caso specifico, la Cassazione ha chiarito che la precedente sentenza aveva annullato la custodia in carcere escludendo solo un’aggravante (quella del metodo mafioso), ma non aveva intaccato la gravità indiziaria per il reato base di estorsione, che è sufficiente a giustificare il sequestro preventivo.

Perché il sequestro è stato confermato nonostante il tempo trascorso tra i reati (2018) e la misura (2023)?
La Corte ha ritenuto che il sequestro fosse giustificato non solo da esigenze preventive ma anche come misura finalizzata alla confisca del profitto del reato. Inoltre, ha confermato la motivazione del Tribunale sull’attualità del pericolo di dispersione del denaro, data la sua natura ‘volatile’, rendendo necessaria la cautela reale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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