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Sequestro preventivo: la Cassazione chiarisce i limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8992/2024, ha esaminato un caso di sequestro preventivo per truffa pluriaggravata. Il Tribunale del Riesame aveva ridotto l’importo del sequestro a carico di un indagato, ritenendo che una parte del profitto fosse stata trasferita a una complice. La Suprema Corte ha annullato questa decisione, accogliendo il ricorso del Pubblico Ministero. Ha chiarito che, nella fase cautelare del sequestro preventivo, l’intero profitto del reato può essere sequestrato a carico di uno qualsiasi dei concorrenti, in virtù del principio di solidarietà, a prescindere dalla successiva ripartizione del denaro. La misura ha una finalità preventiva e non sanzionatoria in questa fase.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo per Truffa: La Cassazione Sancisce la Solidarietà tra Coimputati

Con la recente sentenza n. 8992 del 2024, la Corte di Cassazione si è pronunciata su un tema cruciale in materia di misure cautelari reali: il sequestro preventivo nei reati commessi in concorso. La decisione chiarisce che l’intero profitto del reato può essere sequestrato a carico di uno solo dei coimputati, senza necessità di frazionare l’importo in base a quanto ciascuno abbia materialmente percepito. Questo principio rafforza l’efficacia dello strumento cautelare, distinguendone nettamente la funzione da quella della confisca definitiva.

I Fatti del Caso: Dalla Misura Iniziale alla Riduzione in Sede di Riesame

Il caso trae origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari per un importo di 250.000 euro a carico di due indagati per il reato di truffa pluriaggravata. Il Tribunale di Treviso, in funzione di tribunale del riesame, aveva parzialmente accolto il ricorso di uno degli indagati, riducendo la somma vincolata a 190.000 euro. La motivazione di tale riduzione si basava sul fatto che una parte del profitto illecito era stata ‘girata’ a un’altra complice, e quindi non doveva gravare sull’indagato ricorrente.
Contro questa decisione hanno proposto ricorso per cassazione sia il Pubblico Ministero, che contestava l’illegittima riduzione dell’importo, sia l’indagato, che lamentava vizi di motivazione del provvedimento.

La Decisione della Cassazione: Accoglimento del Ricorso del PM

La Suprema Corte ha adottato una decisione netta, dichiarando inammissibile il ricorso dell’indagato e accogliendo quello del Pubblico Ministero. Di conseguenza, ha annullato senza rinvio l’ordinanza del Tribunale del Riesame nella parte in cui riduceva il valore del sequestro, ripristinando integralmente la misura originaria di 250.000 euro.
Il ricorso dell’indagato è stato respinto perché le critiche mosse all’ordinanza non integravano una vera e propria ‘violazione di legge’ – unico motivo per cui è ammesso il ricorso in Cassazione contro provvedimenti di sequestro – ma si limitavano a contestare l’adeguatezza della motivazione, che la Corte ha invece ritenuto sufficiente e coerente.

Le Motivazioni: La Differenza Cruciale tra Sequestro Preventivo e Confisca

Il punto centrale della sentenza risiede nella motivazione con cui la Corte ha accolto il ricorso del PM. I giudici hanno spiegato che il Tribunale del Riesame ha commesso un errore di diritto applicando al sequestro preventivo un principio valido solo per la fase esecutiva della confisca.
In sede di confisca, che è una sanzione definitiva, la ‘distribuzione’ degli oneri segue la proporzione di quanto materialmente conseguito da ognuno dei correi. Invece, il sequestro preventivo ha una finalità cautelare e ‘impeditiva’: serve a evitare che il reato prosegua o che vengano commessi altri illeciti con i proventi del primo.
In questa fase, vige un principio di solidarietà tra i concorrenti nel reato. Ciò significa che l’obbligo di restituire il profitto illecito grava per intero su ciascuno di loro. Pertanto, è legittimo sequestrare l’intero ammontare del profitto a carico di uno solo dei coimputati, anche se questi ne ha materialmente incassato solo una parte, essendo irrilevante la successiva circolazione del denaro tra i complici.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza sul Sequestro Preventivo

La sentenza consolida un principio fondamentale per l’efficacia delle misure cautelari reali. Stabilisce che il sequestro preventivo finalizzato alla successiva confisca del profitto del reato può colpire per intero uno qualsiasi dei concorrenti, a prescindere dalla ripartizione interna del guadagno illecito. Questa interpretazione assicura che le autorità possano agire rapidamente per vincolare i proventi di un’attività criminosa, impedendone la dispersione e l’utilizzo per ulteriori reati, senza doversi impegnare in complesse ricostruzioni dei flussi di denaro in una fase ancora preliminare del procedimento.

In un sequestro preventivo per un reato commesso in concorso, l’importo da sequestrare va diviso tra i vari coimputati?
No. La Cassazione chiarisce che il sequestro preventivo può essere disposto per l’intero importo del profitto del reato a carico di ciascun concorrente, in base a un principio di solidarietà. La ripartizione effettiva del profitto è irrilevante in questa fase cautelare.

Qual è la differenza tra la finalità del sequestro preventivo e quella della confisca in questo contesto?
Il sequestro preventivo ha una finalità ‘impeditiva’, cioè mira a impedire la continuazione del reato o la commissione di altri illeciti. La confisca, invece, è una misura di sicurezza con carattere sanzionatorio che interviene in una fase successiva e definitiva. Le regole sulla ‘distribuzione’ degli oneri tra correi si applicano alla confisca, non al sequestro.

È possibile ricorrere in Cassazione contro un’ordinanza di sequestro preventivo per un ‘vizio di motivazione’?
No, non direttamente. Il ricorso in Cassazione avverso ordinanze in materia di sequestro preventivo è ammesso solo per ‘violazione di legge’. Un vizio di motivazione integra tale violazione solo quando la motivazione è totalmente assente, manifestamente illogica o contraddittoria, al punto da rendere incomprensibile il ragionamento del giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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