LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro preventivo: inutilizzabilità atti e limiti

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del PM contro l’annullamento di un sequestro preventivo. Il Tribunale del Riesame aveva correttamente ritenuto inutilizzabili gli atti di indagine depositati dopo la scadenza del termine, annullando il sequestro per mancanza di ‘fumus commissi delicti’. La Suprema Corte ha confermato che ogni nuovo provvedimento cautelare deve essere valutato autonomamente sulla base di prove utilizzabili.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro preventivo: la Cassazione ribadisce l’inutilizzabilità degli atti di indagine tardivi

Con la sentenza n. 8333 del 2024, la Corte di Cassazione affronta un tema cruciale della procedura penale: i limiti di utilizzabilità degli atti di indagine e la loro incidenza sulla validità di un sequestro preventivo. La decisione sottolinea l’importanza del rispetto dei termini per le indagini preliminari e l’autonomia di ogni provvedimento cautelare, anche se emesso nell’ambito dello stesso procedimento. Un principio fondamentale per la tutela dei diritti dei cittadini.

I Fatti del Caso: un Secondo Sequestro Sotto Esame

Il caso nasce da un’ordinanza del Tribunale del Riesame di Milano, che aveva annullato un decreto di sequestro preventivo su nove polizze assicurative per un valore di 550.000 euro. Il sequestro era stato richiesto dal Pubblico Ministero e disposto dal GIP sulla base di nuovi elementi investigativi, in particolare una consulenza medico-legale e un’informativa finale.

Tuttavia, questi atti erano stati depositati dopo la scadenza del termine massimo per le indagini preliminari. La difesa dell’indagato aveva quindi sollevato un’eccezione di inutilizzabilità, che il Tribunale del Riesame ha accolto. Il Tribunale ha inoltre osservato che un precedente decreto di sequestro, già emesso e divenuto irrevocabile, avrebbe potuto essere utilizzato per aggredire anche le polizze in questione, rendendo il nuovo provvedimento superfluo.

La Decisione del Tribunale del Riesame e il ricorso del PM

Accogliendo l’eccezione della difesa, il Tribunale del Riesame ha annullato il secondo decreto di sequestro. La motivazione era chiara: gli atti posti a fondamento della misura cautelare erano inutilizzabili perché acquisiti fuori tempo massimo. Di conseguenza, veniva a mancare il fumus commissi delicti, ovvero il presupposto minimo di fondatezza dell’accusa necessario per giustificare il vincolo sui beni.

Contro questa decisione, il Pubblico Ministero ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che l’inutilizzabilità fosse assimilabile a una nullità a regime intermedio e che, pertanto, dovesse essere eccepita immediatamente, cosa che la difesa non avrebbe fatto. Secondo il PM, l’eccezione era tardiva e il Tribunale non avrebbe dovuto prenderla in considerazione.

Le Motivazioni della Cassazione sul sequestro preventivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del PM inammissibile, confermando in toto la decisione del Tribunale del Riesame. I giudici supremi hanno chiarito diversi punti fondamentali.

In primo luogo, il decreto di sequestro preventivo impugnato era un atto giuridicamente autonomo rispetto al precedente. Come tale, doveva essere sottoposto a un controllo di legittimità pieno e indipendente. Questo controllo include la verifica di tutti i presupposti necessari per la sua emissione, primo fra tutti il fumus commissi delicti.

In secondo luogo, la Corte ha specificato che la verifica sull’utilizzabilità degli atti non è un’operazione astratta, ma va condotta nel momento preciso in cui un atto di indagine viene concretamente utilizzato per fondare un provvedimento del giudice, come in questo caso per emettere il decreto di sequestro. Il Tribunale del Riesame ha quindi agito correttamente nel procedere a una nuova valutazione (ex novo) degli atti su sollecitazione della difesa.

Poiché gli atti cruciali (consulenza e informativa) erano stati acquisiti dopo la scadenza dei termini di indagine, essi erano legalmente inutilizzabili. All’esito della cosiddetta “prova di resistenza”, le restanti risultanze investigative non erano sufficienti a giustificare la sussistenza del fumus commissi delicti. Pertanto, l’annullamento del sequestro era una conseguenza inevitabile e corretta.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio di garanzia fondamentale: le regole procedurali, e in particolare i termini per le indagini, non sono meri formalismi, ma presidi a tutela dei diritti dell’individuo. Un sequestro preventivo, per essere legittimo, deve fondarsi su prove utilizzabili. La Corte di Cassazione chiarisce che ogni nuovo provvedimento cautelare deve superare un vaglio di legittimità autonomo, durante il quale il giudice ha il dovere di verificare l’utilizzabilità delle fonti di prova su cui si basa, garantendo che nessuna decisione restrittiva venga presa sulla base di atti acquisiti in violazione di legge.

Un atto di indagine compiuto dopo la scadenza dei termini è utilizzabile per un sequestro preventivo?
No, la sentenza conferma che gli atti di indagine compiuti oltre il termine di durata delle indagini preliminari sono inutilizzabili e non possono costituire il fondamento per l’emissione di un provvedimento di sequestro preventivo, in quanto viene a mancare il presupposto del ‘fumus commissi delicti’.

Un nuovo decreto di sequestro è un atto autonomo rispetto a uno precedente emesso nello stesso procedimento?
Sì, la Corte di Cassazione chiarisce che un nuovo decreto di sequestro si configura come un titolo autonomo di apposizione del vincolo reale. Come tale, è soggetto a un autonomo e pieno scrutinio di legittimità da parte del Tribunale del Riesame, che deve valutarne tutti i presupposti.

Quando il giudice deve valutare l’utilizzabilità degli atti di indagine?
La valutazione sull’utilizzabilità di un atto di indagine deve essere effettuata non in termini astratti, ma nel momento in cui tale atto viene concretamente utilizzato per fondare una decisione giudiziaria, come ad esempio l’emissione di una misura cautelare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati