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Sequestro preventivo: inammissibile senza periculum

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso del Pubblico Ministero contro il diniego di un sequestro preventivo per truffa aggravata. La motivazione principale risiede nella mancata argomentazione del ‘periculum in mora’ (il rischio di dispersione dei beni), requisito essenziale al pari del ‘fumus commissi delicti’. L’appello si era concentrato solo sulla sussistenza del reato, risultando così carente di interesse concreto e attuale a ottenere la misura cautelare.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: L’Importanza di Dimostrare il Periculum in Mora

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 36196 del 2024, ha riaffermato un principio cruciale in materia di misure cautelari reali: per ottenere un sequestro preventivo, non basta dimostrare l’esistenza di indizi di reato (fumus commissi delicti), ma è indispensabile argomentare anche sulla sussistenza del periculum in mora, ovvero il concreto pericolo che la disponibilità del bene possa aggravare le conseguenze del reato. L’omissione di questo secondo requisito rende il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile per carenza di interesse.

Il Caso in Esame: Truffa Aggravata e Veicoli Esportati

La vicenda giudiziaria nasce da un’indagine per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato. Alcuni soggetti erano indagati per aver acquistato numerose autovetture gravate da fermo amministrativo, per poi esportarle all’estero. La condotta contestata consisteva nell’aver celato tale esportazione, mantenendo i veicoli iscritti al Pubblico Registro Automobilistico italiano. Secondo l’accusa, questo comportamento creava una falsa apparenza, inducendo in errore gli enti pubblici creditori sulla possibilità di potersi ancora rivalere su quei beni per soddisfare le proprie pretese.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Giudice per le indagini preliminari che, in seguito, il Tribunale del riesame avevano rigettato la richiesta di sequestro preventivo avanzata dalla Procura. I giudici avevano ritenuto insussistente il fumus commissi delicti, ossia i gravi indizi del reato di truffa. La motivazione si fondava sul fatto che l’omessa comunicazione dell’esportazione dei veicoli non poteva essere qualificata come ‘artificio o raggiro’, elementi costitutivi della truffa. In assenza di un obbligo giuridico o di un rapporto contrattuale con gli enti creditori, tale comportamento era stato derubricato a mera ‘inerzia’, non penalmente rilevante ai fini della truffa.

Il Ricorso del PM e l’errore procedurale sul sequestro preventivo

Il Pubblico Ministero ha impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, insistendo sulla configurabilità del reato. Nel suo ricorso, l’accusa si è concentrata esclusivamente sulla dimostrazione del fumus commissi delicti, argomentando che la combinazione tra l’esportazione illecita e il mantenimento dell’iscrizione in Italia integrasse una condotta fraudolenta idonea a ingannare lo Stato. Tuttavia, il ricorso non conteneva alcun riferimento o argomentazione riguardo al secondo, fondamentale presupposto della misura cautelare: il periculum in mora.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del PM inammissibile, basando la sua decisione su un principio procedurale consolidato ma spesso trascurato.

La Carenza di Interesse per Omessa Deduzione del Periculum in Mora

Il punto centrale della sentenza è la ‘carenza di interesse’. La Corte ha spiegato che l’interesse a impugnare una decisione non può essere astratto, ma deve essere concreto e finalizzato a ottenere un risultato pratico vantaggioso. Nel caso di un sequestro preventivo, questo risultato è vincolare un bene per evitare un pericolo. Di conseguenza, il Pubblico Ministero che ricorre contro un diniego di sequestro deve dimostrare non solo che il giudice ha errato nel valutare la sussistenza del reato (fumus), ma anche che esiste un pericolo attuale e concreto (periculum) che giustifichi l’imposizione della misura. Poiché il ricorso non spendeva una parola su questo secondo aspetto, è stato ritenuto inammissibile senza nemmeno entrare nel merito della questione del reato.

Considerazioni Aggiuntive: L’Assenza di Artifici e Raggiri

Pur dichiarando l’inammissibilità per ragioni procedurali, la Corte ha comunque speso alcune parole per confermare la correttezza della valutazione dei giudici di merito. Ha ribadito che la condotta degli indagati, consistente in un ‘mero silenzio’ al di fuori di un rapporto contrattuale o di uno specifico obbligo di comunicazione, non integra gli artifici o raggiri richiesti dall’articolo 640 del codice penale per configurare il reato di truffa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia della Cassazione offre un importante monito per l’organo dell’accusa: nell’ambito delle misure cautelari reali, i due pilastri del fumus e del periculum hanno pari dignità. Un ricorso che si concentri solo su uno di essi è destinato a fallire per una ragione pregiudiziale, ovvero la mancanza di un interesse concreto a ricorrere. La decisione sottolinea come il processo penale, anche nelle sue fasi incidentali, richieda un rigore argomentativo completo, che non può prescindere dalla dimostrazione di tutti i presupposti normativi previsti per la misura richiesta.

Perché il ricorso del Pubblico Ministero contro il diniego di un sequestro preventivo è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché il ricorso si concentrava esclusivamente sulla dimostrazione degli indizi di reato (fumus commissi delicti), omettendo completamente di argomentare sull’esistenza del pericolo concreto e attuale di dispersione dei beni (periculum in mora), requisito altrettanto essenziale per la concessione della misura.

L’omessa comunicazione dell’esportazione di un bene sottoposto a fermo amministrativo costituisce reato di truffa?
Secondo questa sentenza, no. Tale comportamento, qualificato come ‘mero silenzio’ e avvenuto al di fuori di un rapporto contrattuale o di un obbligo giuridico di comunicazione, non integra gli ‘artifici o raggiri’ necessari per configurare il delitto di truffa ai danni dello Stato creditore.

Quali sono i due presupposti che devono sempre essere dimostrati per ottenere un sequestro preventivo?
Per ottenere un sequestro preventivo è necessario dimostrare la compresenza di due requisiti: il ‘fumus commissi delicti’, cioè la sussistenza di concreti elementi che facciano ritenere probabile la commissione di un reato, e il ‘periculum in mora’, cioè il pericolo concreto e attuale che la libera disponibilità del bene possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato o agevolare la commissione di altri illeciti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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