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Sequestro preventivo impeditivo: non per l’ente

La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di un Pubblico Ministero che chiedeva il sequestro preventivo impeditivo di una società i cui soci erano indagati per reati di corruzione e frode sui carburanti. La Corte ha stabilito un principio fondamentale: il sequestro preventivo impeditivo, finalizzato a prevenire la commissione di ulteriori reati, non è applicabile alle società indagate ai sensi del D.Lgs. 231/2001. Questo perché il decreto prevede un sistema cautelare autonomo e specifico per gli enti, come le misure interdittive, che assolvono già a tale funzione preventiva, rendendo il sequestro impeditivo uno strumento improprio e non previsto dalla legge per le persone giuridiche.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il Sequestro Preventivo Impeditivo e la Responsabilità degli Enti: Un’Analisi della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19717 del 2025, affronta una questione cruciale nell’ambito della responsabilità degli enti: l’applicabilità del sequestro preventivo impeditivo a una società indagata ai sensi del D.Lgs. 231/2001. La pronuncia stabilisce un chiaro confine tra le misure cautelari applicabili alle persone fisiche e quelle previste per le persone giuridiche, negando la possibilità di utilizzare questo specifico tipo di sequestro contro l’ente.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’indagine a carico dei soci di una società in accomandita semplice operante nel settore dei carburanti. Le accuse erano gravi: destinazione di carburante agricolo a uso privato, in violazione delle norme fiscali, e plurimi episodi di corruzione che coinvolgevano anche appartenenti alle forze dell’ordine.
La Procura della Repubblica aveva richiesto il sequestro preventivo impeditivo dell’intera azienda, sostenendo che la sua libera disponibilità avrebbe potuto agevolare la reiterazione dei reati. Sia il Giudice per le Indagini Preliminari che il Tribunale del riesame avevano rigettato la richiesta, evidenziando che il D.Lgs. 231/2001 prevede un sistema di misure cautelari specifico per gli enti, tra cui non rientrerebbe quello ‘impeditivo’. La Procura ha quindi presentato ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte: No al Sequestro Preventivo Impeditivo per l’Ente

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione dei giudici di merito. Il cuore della sentenza risiede nell’interpretazione sistematica delle norme del codice di procedura penale e di quelle contenute nel D.Lgs. 231/2001. La Corte ha stabilito che il sequestro preventivo impeditivo, disciplinato dall’art. 321, comma 1, c.p.p., è uno strumento pensato per il processo contro le persone fisiche e non può essere esteso automaticamente al procedimento a carico dell’ente.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione si fonda su argomentazioni precise e strutturate.

### L’Autonomia del Sistema Cautelare del D.Lgs. 231/2001

Il primo punto chiave è il riconoscimento della specialità e completezza del sistema cautelare previsto dal D.Lgs. 231/2001. Questo decreto ha introdotto un apparato sanzionatorio e processuale autonomo per gli enti. Per prevenire la commissione di ulteriori illeciti, il legislatore ha previsto specifiche misure, le cosiddette ‘misure interdittive’ (es. sospensione dell’attività, divieto di contrattare con la P.A.). Secondo la Corte, queste misure assolvono già alla funzione preventiva che il Pubblico Ministero voleva raggiungere con il sequestro. Ammettere il sequestro preventivo impeditivo significherebbe creare una duplicazione e una sovrapposizione non voluta dal legislatore.

### L’Interpretazione Letterale dell’Art. 53 D.Lgs. 231/2001

La Corte analizza l’art. 53 del D.Lgs. 231/2001, la norma che disciplina il sequestro nei confronti dell’ente. Tale articolo richiama espressamente solo i commi dell’art. 321 c.p.p. relativi al sequestro finalizzato alla confisca del prezzo o del profitto del reato. Omette, invece, qualsiasi riferimento al comma 1 dell’art. 321, che riguarda appunto il sequestro ‘impeditivo’. Per i giudici, questa non è una dimenticanza, ma una scelta legislativa precisa: l’unico sequestro preventivo applicabile all’ente è quello con finalità conservativa (per la successiva confisca), non quello con finalità puramente preventiva.

### Il Contrasto con un Precedente Orientamento

La sentenza si pone in consapevole contrasto con un precedente orientamento giurisprudenziale (la cosiddetta sentenza ‘Sunflower’ del 2018), che aveva invece ammesso la possibilità del sequestro preventivo impeditivo anche nei confronti dell’ente. La Corte, definendo tale impostazione ‘non condivisibile’, consolida una linea interpretativa più restrittiva e garantista, che mira a preservare la coerenza interna del microsistema normativo sulla responsabilità degli enti.

Le Conclusioni

La sentenza in esame afferma un principio di diritto di notevole importanza pratica: il sequestro preventivo impeditivo non rientra nel novero delle misure cautelari applicabili alle società e agli enti indagati ai sensi del D.Lgs. 231/2001. La funzione di prevenire la prosecuzione dell’attività criminosa deve essere perseguita attraverso gli strumenti tipici previsti da quel decreto, ossia le misure interdittive. Questa decisione rafforza la specialità del diritto penale societario e impone agli organi inquirenti di utilizzare gli strumenti processuali corretti e previsti specificamente per il soggetto giuridico, senza ricorrere ad estensioni analogiche di istituti pensati per le persone fisiche.

È possibile disporre un sequestro preventivo impeditivo nei confronti di una società indagata ai sensi del D.Lgs. 231/2001?
No. Secondo la Corte di Cassazione in questa sentenza, il sequestro preventivo ‘impeditivo’ previsto dall’art. 321, comma 1, del codice di procedura penale non è applicabile nei confronti degli enti. L’art. 53 del D.Lgs. 231/2001 prevede solo il sequestro finalizzato alla confisca del prezzo o profitto del reato.

Perché la Corte esclude l’applicazione di questa misura cautelare agli enti?
La Corte ritiene che il sistema sanzionatorio del D.Lgs. 231/2001 sia autonomo e completo. La funzione di prevenire la commissione di altri reati è già assolta dalle specifiche misure cautelari interdittive previste per gli enti, che operano secondo presupposti e limiti propri. Ammettere il sequestro impeditivo creerebbe una sovrapposizione e un aggiramento di tali norme.

Quale tipo di sequestro è ammesso per una società secondo il D.Lgs. 231/2001?
È ammesso il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, come previsto dall’art. 53 del D.Lgs. 231/2001. Questo sequestro ha per oggetto il prezzo o il profitto del reato commesso nell’interesse o a vantaggio della società, oppure beni di valore equivalente. La sua finalità non è impedire nuovi reati, ma assicurare che i proventi illeciti possano essere confiscati al termine del processo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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