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Sequestro preventivo: immobile non finito è legittimo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo relativa a un immobile abusivo. La Corte chiarisce che se i lavori di costruzione non sono ancora ultimati, il ‘periculum in mora’ è presunto, rendendo pienamente legittima la misura cautelare per impedire la prosecuzione del reato.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro preventivo: immobile non finito è legittimo

Il sequestro preventivo è uno strumento cruciale nella lotta contro gli abusi edilizi e paesaggistici. Ma cosa succede quando l’opera abusiva non è ancora completa? La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ribadisce un principio fondamentale: il sequestro di un manufatto non ultimato è sempre legittimo, poiché la necessità di interrompere l’attività criminosa è di per sé sufficiente a giustificare la misura.

I Fatti del Caso: Un Immobile Sotto Sequestro

La vicenda riguarda il sequestro preventivo di un immobile, disposto nell’ambito di un’indagine per reati edilizi e paesaggistici. Il Tribunale del riesame di Napoli aveva confermato la misura, ma la decisione era stata annullata una prima volta dalla Corte di Cassazione con rinvio, a causa di una motivazione carente sul cosiddetto periculum in mora, ovvero il pericolo di un danno imminente.

Tornata la questione davanti al Tribunale in sede di rinvio, questo confermava nuovamente il sequestro, scatenando un secondo ricorso per Cassazione da parte della difesa.

Il Percorso Giudiziario e i Motivi del Ricorso

L’indagata, tramite il suo difensore, ha basato il suo ricorso su due argomenti principali:

1. Violazione del principio di diritto: Secondo la difesa, il giudice del rinvio non si sarebbe attenuto a quanto stabilito dalla Cassazione nella prima sentenza. La difesa sosteneva che il primo annullamento fosse basato sull’idea che le opere fossero già ultimate, mentre il giudice del rinvio le ha considerate ancora in corso.
2. Motivazione apparente: Il ricorrente lamentava una motivazione debole e insufficiente riguardo alla sussistenza del periculum in mora.

Il Sequestro Preventivo quando l’Opera è “al Grezzo”

Il punto centrale della questione ruota attorno allo stato dell’immobile. Il Tribunale del rinvio, basandosi sul verbale di sequestro, ha accertato che l’edificio si trovava ancora “al grezzo”, ovvero in uno stato di costruzione non completato.

Questo accertamento di fatto, non sindacabile in sede di legittimità, si è rivelato decisivo. La Corte di Cassazione ha infatti chiarito che la sua precedente decisione non aveva stabilito che le opere fossero finite, ma si era limitata a censurare la mancanza di motivazione sul pericolo di un ulteriore danno al paesaggio. Il giudice del rinvio, quindi, aveva il pieno potere di accertare nuovamente lo stato dei luoghi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo importanti chiarimenti. In primo luogo, ha ricordato che il ricorso per cassazione contro provvedimenti cautelari reali, come il sequestro preventivo, è consentito solo per violazione di legge. Questo include i vizi di motivazione talmente gravi da renderla inesistente o incomprensibile.

Nel merito, la Corte ha stabilito due principi fondamentali:

1. Libertà del giudice del rinvio nell’accertamento dei fatti: Il giudice a cui viene rinviata la causa è vincolato al principio di diritto enunciato dalla Cassazione, ma non agli accertamenti fattuali contenuti nella sentenza annullata. Pertanto, il Tribunale era libero di verificare se i lavori fossero conclusi o meno.
2. Il periculum in mora nell’immobile non ultimato: La Corte ha ribadito un orientamento consolidato: quando un manufatto abusivo non è ancora ultimato, l’esigenza di impedire la prosecuzione dei lavori è, di per sé, una condizione sufficiente per disporre e mantenere il sequestro preventivo. Il pericolo non consiste solo nel potenziale danno ulteriore al paesaggio, ma nella stessa continuazione dell’attività illecita. Se l’immobile è ancora in corso d’opera, il periculum è intrinseco e non necessita di ulteriori complesse dimostrazioni.

Il Tribunale ha quindi correttamente applicato questo principio. Una volta accertato che l’immobile era “al grezzo”, la legittimità del sequestro ne è conseguita direttamente, al fine di bloccare il completamento dell’abuso.

Le Conclusioni: Quando il Sequestro Preventivo è Inevitabile

La sentenza consolida un orientamento di rigore nella repressione degli abusi edilizi. La decisione finale della Corte di Cassazione sottolinea che la lotta all’illegalità edilizia passa anche attraverso un uso efficace delle misure cautelari. Per i proprietari di immobili, ciò significa che qualsiasi tentativo di portare avanti una costruzione abusiva può essere interrotto in qualsiasi momento con un sequestro preventivo, specialmente se l’opera non è ancora finita. La non ultimazione dei lavori, lungi dall’essere una scusante, diventa la prova stessa del pericolo che la legge intende prevenire.

È legittimo il sequestro preventivo di un immobile abusivo non ancora terminato?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, l’esigenza di impedire la prosecuzione dei lavori di un immobile abusivo ancora in corso è, di per sé, una condizione sufficiente per disporre e mantenere il sequestro preventivo del manufatto e dell’area.

In caso di abuso edilizio, quando sussiste il ‘periculum in mora’ che giustifica il sequestro preventivo?
Quando il manufatto non è ancora stato ultimato. In questa situazione, il ‘periculum in mora’ è considerato intrinseco, poiché la libera disponibilità del bene permetterebbe la prosecuzione e il completamento dell’attività criminosa, aggravando le conseguenze del reato.

Il giudice del rinvio è vincolato all’accertamento dei fatti della precedente sentenza annullata dalla Cassazione?
No. Il giudice del rinvio è vincolato al principio di diritto stabilito dalla Corte di Cassazione, ma non è vincolato all’accertamento dei fatti contenuto nella sentenza annullata. Può quindi procedere a una nuova e autonoma valutazione delle circostanze fattuali, come in questo caso lo stato di avanzamento dei lavori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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