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Sequestro preventivo immobile: limiti del ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo immobile. Il provvedimento era stato emesso per significativi abusi edilizi, quali un aumento di volumetria e modifiche strutturali non autorizzate, qualificabili come ristrutturazione edilizia e non come semplice risanamento conservativo. La Corte ribadisce che il ricorso avverso misure cautelari reali è consentito solo per violazione di legge e non per contestare nel merito la valutazione dei fatti operata dal giudice.

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Pubblicato il 24 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Immobile per Abusi Edilizi: I Limiti del Ricorso in Cassazione

Il tema degli abusi edilizi e delle conseguenti misure cautelari è di grande attualità. Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce i confini del giudizio di legittimità in materia di sequestro preventivo immobile, sottolineando come il ricorso non possa trasformarsi in un terzo grado di merito per rivalutare i fatti. Questo principio è fondamentale per comprendere le strategie difensive e i limiti imposti dalla legge.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un provvedimento di sequestro preventivo emesso su un’area oggetto di lavori edili. Secondo l’accusa, l’indagato, insieme a un’altra persona, aveva commesso reati edilizi e paesaggistici. L’indagato aveva richiesto il dissequestro dell’area, ma la sua istanza era stata respinta sia dal Giudice per le indagini preliminari sia, in sede di appello, dal Tribunale del riesame.

La difesa sosteneva che i lavori rientrassero in un progetto di risanamento conservativo autorizzato e che le difformità contestate fossero state sanate o fossero inesistenti. In particolare, si contestavano le conclusioni del pubblico ministero riguardo a un presunto aumento di volumetria, modifiche strutturali e la natura stessa degli interventi, che secondo la difesa erano stati autorizzati anche dalla Soprintendenza.

La Decisione sul Sequestro Preventivo Immobile

Nonostante le argomentazioni difensive, il Tribunale del riesame aveva confermato il sequestro. I giudici avevano basato la loro decisione sulle risultanze di consulenze tecniche e relazioni comunali, le quali evidenziavano significative difformità rispetto al progetto autorizzato. Tra queste, spiccavano:

* Un notevole incremento della volumetria complessiva (oltre 600 mc).
* La realizzazione di un nuovo tetto monofalda e l’abbassamento del piano di posa di 75 cm.
* Modifiche strutturali come la traslazione e l’aggiunta di pilastri e travi non previsti.
* La variazione della sagoma dell’edificio.

Questi elementi, secondo il Tribunale, trasformavano l’intervento da un semplice risanamento conservativo a una vera e propria ristrutturazione edilizia, eseguita in modo difforme dai titoli autorizzativi. Di fronte a questa decisione, l’indagato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una motivazione mancante, contraddittoria e illogica.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo motivazioni nette e cruciali per chi opera nel settore. Il punto centrale della decisione risiede nell’articolo 325 del codice di procedura penale, che regola il ricorso contro le ordinanze in materia di misure cautelari reali.

La norma consente il ricorso per cassazione esclusivamente per violazione di legge. La Corte ha chiarito che in questa nozione rientrano la mancanza assoluta di motivazione o una motivazione puramente apparente, ma non il vizio di illogicità manifesta, che è un motivo di ricorso previsto dall’articolo 606 del codice ma escluso nel contesto delle misure cautelari reali.

Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno osservato che il ricorrente, pur denunciando formalmente un vizio di motivazione, stava in realtà cercando di ottenere una nuova valutazione dei fatti e delle prove. Le censure difensive si concentravano sul merito delle conclusioni tecniche (ad esempio, contestando il calcolo della volumetria o la natura delle opere), un’attività preclusa alla Corte di Cassazione in questa sede. Il Tribunale del riesame, al contrario, aveva fornito una motivazione completa e dettagliata, ancorata agli atti del procedimento (relazioni tecniche, ordinanze comunali), spiegando perché le opere realizzate si discostassero notevolmente da quelle autorizzate e integrassero, pertanto, il fumus commissi delicti necessario per mantenere il sequestro preventivo immobile.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cardine del sistema processuale penale: il giudizio di cassazione non è un terzo grado di merito. In materia di sequestro preventivo immobile, l’impugnazione deve focalizzarsi su precise violazioni di norme giuridiche, procedurali o sostanziali, e non può limitarsi a criticare la ricostruzione dei fatti operata dai giudici del merito quando questa sia supportata da una motivazione logica e coerente. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, questa pronuncia è un monito: la strategia difensiva contro una misura cautelare reale deve essere fondata su solidi argomenti di diritto, poiché tentare di rimettere in discussione l’analisi fattuale in sede di legittimità è una strada destinata all’insuccesso.

Per quali motivi si può fare ricorso in Cassazione contro un sequestro preventivo reale?
Il ricorso per cassazione contro un’ordinanza in materia di misure cautelari reali, come il sequestro preventivo, è consentito esclusivamente per ‘violazione di legge’, come stabilito dall’art. 325 del codice di procedura penale. Questo esclude la possibilità di contestare vizi come la manifesta illogicità della motivazione.

Qual era la differenza fondamentale tra i lavori autorizzati e quelli realizzati nel caso di specie?
I lavori autorizzati erano qualificati come ‘risanamento conservativo’, finalizzati a preservare l’edificio esistente. Le opere effettivamente realizzate, invece, comportavano un notevole aumento di volumetria, la modifica della sagoma, l’abbassamento del piano di posa e significative variazioni strutturali, configurando così una ‘ristrutturazione edilizia’ sostanzialmente difforme dal progetto approvato.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile?
La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché le censure presentate dalla difesa, sebbene formalmente lamentassero un vizio di motivazione, miravano in sostanza a ottenere una nuova e diversa valutazione delle prove e dei fatti (come le perizie tecniche e le relazioni comunali). Questa attività di riesame del merito è preclusa alla Corte di Cassazione nel giudizio sulle misure cautelari reali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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