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Sequestro preventivo: i requisiti secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20146/2024, ha dichiarato inammissibili i ricorsi contro un’ordinanza che applicava misure cautelari personali e un sequestro preventivo per reati di bancarotta e fiscali. La Corte ha ribadito la necessità di una motivazione concreta sul ‘periculum in mora’ per il sequestro preventivo, anche in caso di confisca obbligatoria, e ha sottolineato come il perdurante coinvolgimento in schemi fraudolenti giustifichi sia le misure personali che quelle reali.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: La Cassazione sui Requisiti di ‘Periculum’ e ‘Fumus’

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 20146 del 2024, offre importanti chiarimenti sui presupposti per l’applicazione delle misure cautelari, in particolare del sequestro preventivo finalizzato alla confisca. La pronuncia si inserisce in un complesso caso di reati societari, fallimentari e fiscali, confermando l’orientamento rigoroso della giurisprudenza in materia.

I Fatti: Un Articolato Schema Fraudolento

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale di Torino che, accogliendo l’appello del Pubblico Ministero, aveva disposto misure cautelari personali e reali nei confronti di diversi soggetti. Al centro delle indagini vi era un imprenditore, ritenuto l’ideatore di un sistema volto a drenare ingenti somme di denaro dal patrimonio di una sua società, poi dichiarata fallita. Questo meccanismo, secondo l’accusa, si basava sull’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti emesse da società ‘compiacenti’, alcune delle quali riconducibili ai familiari dell’imprenditore stesso.

Le somme così distratte venivano in parte usate per remunerare gli amministratori delle società emittenti e in parte tornavano nella disponibilità dell’imprenditore principale, che le reimpiegava in altre attività per occultarne l’origine illecita (autoriciclaggio). Nel sistema erano coinvolti anche la figlia dell’imprenditore, quale amministratrice di altre società del gruppo, e amministratori di società terze che emettevano o utilizzavano le fatture false.

Contro l’ordinanza del Tribunale, gli indagati hanno proposto ricorso per cassazione, contestando la sussistenza dei presupposti per le misure applicate.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità dei Ricorsi

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi presentati. La decisione si fonda su una disamina attenta dei motivi di doglianza, riconducendoli a tentativi di rivalutazione del merito dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità, e a una non corretta interpretazione dei principi che governano le misure cautelari.

Le Motivazioni: Analisi dei Requisiti per le Misure Cautelari

La sentenza è particolarmente interessante per le argomentazioni con cui la Corte ha respinto le censure degli indagati, consolidando principi fondamentali in materia di misure cautelari personali e reali.

Il Periculum in Mora nel Sequestro Preventivo

Uno dei punti centrali della decisione riguarda il sequestro preventivo finalizzato alla confisca del profitto dei reati tributari. I ricorrenti lamentavano la mancanza di una motivazione adeguata sul ‘periculum in mora’, ossia il pericolo concreto che i beni potessero essere dispersi nelle more del giudizio.

La Cassazione, richiamando la fondamentale sentenza ‘Ellade’ delle Sezioni Unite (n. 36959/2021), ha ribadito che il provvedimento di sequestro deve sempre contenere una, seppur concisa, motivazione sul ‘periculum’. Questo onere sussiste anche quando la confisca è prevista come obbligatoria dalla legge. Il giudice non può limitarsi a constatare l’esistenza del ‘fumus commissi delicti’, ma deve spiegare perché è necessario anticipare l’effetto ablativo della confisca. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che il Tribunale avesse correttamente motivato, evidenziando come il ‘riscontrato e perdurante coinvolgimento’ degli indagati nel sistema fraudolento rendesse ‘verosimile che le somme e gli altri beni potessero essere medio-tempore dispersi’. La sistematicità e la ripetizione delle condotte illecite costituiscono, quindi, un valido indicatore del rischio di dispersione del profitto del reato.

La Valutazione del Rischio di Reiterazione del Reato

Per quanto riguarda le misure cautelari personali (arresti domiciliari e divieto di esercitare attività d’impresa), i ricorsi sono stati giudicati inammissibili perché miravano a offrire una lettura alternativa degli elementi di fatto, senza evidenziare vizi logici o giuridici nella motivazione del Tribunale. La Corte ha sottolineato come i giudici di merito avessero fornito una spiegazione approfondita e logica delle ragioni per cui ritenevano plausibile che gli indagati, se lasciati liberi di agire, avrebbero potuto commettere reati della stessa specie. Il ruolo di ‘dominus’ dell’imprenditore principale e il contributo attivo della figlia nella dissimulazione delle società sono stati considerati elementi sufficienti a fondare un giudizio di pericolosità sociale attuale e concreta.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza conferma un approccio rigoroso nella valutazione dei presupposti per l’applicazione delle misure cautelari. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Motivazione Rafforzata per il Sequestro: Non è sufficiente indicare la probabile commissione di un reato per disporre un sequestro preventivo. È sempre necessario argomentare sul pericolo specifico e attuale che i beni possano essere occultati o dissipati prima della sentenza definitiva.
2. La Condotta Sistematica come Indice di Pericolo: La ripetitività e l’organizzazione di un sistema illecito sono elementi chiave che possono essere utilizzati dal giudice per dimostrare sia il pericolo di reiterazione del reato (per le misure personali) sia il pericolo di dispersione dei beni (per le misure reali).
3. Limiti del Ricorso in Cassazione: Viene ribadito che il giudizio di legittimità non è una terza istanza di merito. I ricorsi che si limitano a contestare la valutazione dei fatti operata dal giudice della cautela, senza denunciare una violazione di legge o un vizio logico manifesto della motivazione, sono destinati all’inammissibilità.

Per disporre un sequestro preventivo finalizzato alla confisca è sufficiente dimostrare la probabile commissione di un reato?
No. La Corte di Cassazione, richiamando le Sezioni Unite ‘Ellade’, ha stabilito che il provvedimento deve contenere una specifica motivazione anche sul ‘periculum in mora’, ovvero il rischio concreto e attuale che i beni possano essere dispersi o occultati prima della conclusione del processo.

Come può essere dimostrato il ‘periculum in mora’?
Nel caso analizzato, la Corte ha ritenuto sufficiente la motivazione basata sul perdurante e sistematico coinvolgimento degli indagati in un complesso schema fraudolento. La ripetizione di modalità operative illecite è stata considerata un valido elemento per ritenere verosimile il pericolo di dispersione dei profitti del reato.

Per quale motivo un ricorso in Cassazione contro una misura cautelare può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, invece di denunciare una violazione di legge o un vizio logico e manifesto della motivazione, si limita a contestare la valutazione dei fatti e a proporre una lettura alternativa degli elementi probatori. La Corte di Cassazione non è un giudice di merito e non può riesaminare le prove.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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