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Sequestro preventivo e ricorso: i limiti in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo per una somma di oltre 200.000 euro. La sentenza chiarisce che, in sede di legittimità per le misure cautelari reali, non è possibile contestare l’illogicità o la contraddittorietà della motivazione, ma solo la violazione di legge o una motivazione del tutto assente o apparente. La pendenza di altre indagini penali a carico degli indagati è stata ritenuta sufficiente a configurare il ‘fumus commissi delicti’ per il reato di ricettazione, giustificando il sequestro.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo: I Limiti del Ricorso in Cassazione

Il sequestro preventivo è uno strumento potente nelle mani dell’autorità giudiziaria, ma quali sono i confini per contestarlo? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. n. 17900/2025) offre un chiarimento fondamentale sui motivi per cui si può impugnare un’ordinanza di questo tipo davanti al massimo organo di giustizia. La Corte ha stabilito che non basta lamentare una motivazione ‘illogica’ o ‘contraddittoria’; il vizio deve essere ben più grave, configurandosi come una vera e propria ‘violazione di legge’. Analizziamo insieme questo caso per capire le implicazioni pratiche di tale principio.

I Fatti: Il Sequestro di una Cospicua Somma di Denaro

Il caso ha origine da un provvedimento di sequestro preventivo di una somma di denaro pari a 218.820,00 euro, emesso nei confronti di due soggetti indagati per il reato di ricettazione (art. 648 c.p.). Gli indagati avevano presentato istanza di riesame al Tribunale della Libertà di Prato, che però aveva confermato la misura cautelare. Secondo il Tribunale, la sussistenza del ‘fumus commissi delicti’ era supportata da diversi elementi: la modalità di occultamento del denaro, la mancata giustificazione della sua disponibilità in rapporto ai redditi dichiarati e, soprattutto, la pendenza di un’altra indagine a loro carico per reati gravi come l’associazione per delinquere e reati fiscali.

Il Ricorso in Cassazione e le Censure sulla Motivazione

La difesa degli indagati ha proposto ricorso in Cassazione, basandosi su un unico motivo: la violazione dell’art. 606, comma 1, lett. e) del codice di procedura penale. In sostanza, si contestava la carenza, l’illogicità e la contraddittorietà della motivazione del Tribunale. Secondo i ricorrenti, il giudice del riesame era caduto in contraddizione: da un lato, collegava la provenienza del denaro alle indagini in corso per associazione a delinquere e frode fiscale; dall’altro, ipotizzava che le somme potessero derivare da ‘altri reati fine’, senza specificarli. Questa incertezza, a dire della difesa, rendeva la motivazione insufficiente a giustificare il mantenimento del sequestro preventivo.

Analisi della Decisione: il Sequestro Preventivo e il Sindacato di Legittimità

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, cogliendo l’occasione per ribadire un principio procedurale cruciale in materia di misure cautelari reali. Ai sensi dell’art. 325 c.p.p., il ricorso contro le ordinanze emesse in sede di riesame è consentito solo per ‘violazione di legge’. La Corte ha specificato che in questa nozione rientrano non solo gli errori di interpretazione o applicazione delle norme, ma anche i vizi di motivazione talmente gravi da renderla inesistente o meramente apparente. Una motivazione è ‘apparente’ quando è priva dei requisiti minimi di coerenza, completezza e ragionevolezza, tanto da non permettere di comprendere il ragionamento logico seguito dal giudice.

Tuttavia, la Corte ha sottolineato che non possono essere dedotti i vizi di ‘illogicità manifesta’ o ‘contraddittorietà’, tipici del motivo di ricorso previsto dall’art. 606, comma 1, lett. e) c.p.p. per le sentenze di merito. I confini del giudizio di legittimità sul sequestro preventivo sono quindi più stretti.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Nel merito del caso, i giudici supremi hanno ritenuto che il Tribunale del riesame avesse fornito una motivazione adeguata e non meramente apparente. Per giustificare un sequestro preventivo per ricettazione, non è necessario ricostruire in ogni dettaglio storico il delitto presupposto da cui provengono i beni. È sufficiente che tale delitto sia individuato nella sua tipologia e che la sua esistenza possa essere desunta da prove logiche. La Corte ha affermato che la disponibilità ingiustificata di ingenti somme di denaro contante è un elemento indiziario significativo. Nel caso di specie, il fatto che gli indagati fossero già sotto inchiesta presso un’altra Procura per reati (associazione a delinquere e reati fiscali) che tipicamente producono proventi illeciti, costituiva un elemento sufficiente a sostenere l’ipotesi accusatoria e a legittimare la misura cautelare. Pertanto, la motivazione del Tribunale non era né assente né apparente, ma fondata su elementi concreti.

Le Conclusioni: Quando un Ricorso è Inammissibile

La sentenza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità dei ricorsi e la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro ciascuno. Questa decisione riafferma un principio fondamentale: l’impugnazione in Cassazione di un sequestro preventivo deve concentrarsi su chiare violazioni di norme giuridiche o su una motivazione talmente deficitaria da essere considerata inesistente. Le censure relative a presunte illogicità o contraddizioni, che richiederebbero una rivalutazione del merito degli elementi indiziari, sono precluse in questa sede. La pronuncia serve da monito sulla necessità di calibrare attentamente i motivi di ricorso, rispettando i limiti imposti dal codice di rito per questa specifica procedura.

È possibile contestare l’illogicità della motivazione di un’ordinanza di sequestro preventivo con un ricorso in Cassazione?
No. Secondo la sentenza, il ricorso in Cassazione avverso provvedimenti in materia di misure cautelari reali, come il sequestro preventivo, è consentito solo per ‘violazione di legge’. Questo include una motivazione totalmente mancante o meramente apparente, ma esclude la contestazione della ‘illogicità manifesta’ o ‘contraddittorietà’ della motivazione, che è un motivo di ricorso distinto e non applicabile in questo contesto.

Cosa basta per dimostrare il ‘fumus commissi delicti’ nel reato di ricettazione ai fini di un sequestro preventivo?
Non è necessaria la ricostruzione dettagliata del reato presupposto. È sufficiente che l’esistenza di tale reato possa essere desunta da prove logiche e che sia individuato quantomeno nella sua tipologia. Nel caso specifico, la pendenza di un altro procedimento penale a carico degli indagati per reati come associazione a delinquere e reati fiscali è stata ritenuta un elemento idoneo a far presumere la provenienza illecita del denaro.

Quali sono le conseguenze di un ricorso inammissibile in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità del ricorso comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, la Corte può disporre il versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende, come avvenuto nel caso di specie dove è stata fissata una somma di 3.000,00 euro per ciascun ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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