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Sequestro preventivo denaro: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un sequestro preventivo di denaro contante a carico di un soggetto con precedenti penali. Secondo la Corte, sebbene il solo possesso di denaro ingiustificato non sia sufficiente, la presenza di precedenti specifici costituisce un indizio valido a sostegno della misura cautelare per il reato di riciclaggio.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Denaro: La Cassazione Chiarisce i Limiti

Il sequestro preventivo di denaro contante è una misura che solleva spesso complessi interrogativi sulla sua legittimità. Quando il semplice possesso di una somma ingente, ma non giustificata, può far scattare un provvedimento così incisivo? Con la sentenza n. 26480/2025, la Corte di Cassazione offre un importante chiarimento, sottolineando come i precedenti penali di un individuo possano diventare l’elemento decisivo per configurare il fumus commissi delicti, ovvero il sospetto di reato.

I Fatti del Caso: Denaro Contante Senza Giustificazione

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Agrigento, che aveva confermato il sequestro preventivo di 13.150,00 euro. La somma era stata trovata addosso a un soggetto durante una perquisizione e l’uomo non era stato in grado di fornire alcuna valida giustificazione sulla sua provenienza. L’ipotesi di reato contestata era quella di riciclaggio, prevista dall’art. 648-bis del codice penale.

Contro questa decisione, l’interessato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando vizi procedurali e di merito.

I Motivi del Ricorso: Due Questioni di Diritto

Il ricorrente ha basato la sua difesa su due argomentazioni principali:

La Competenza ad Eseguire il Sequestro

In primo luogo, si sosteneva che il sequestro fosse stato eseguito da ‘chi non ha potere giuridico di disporlo’, ovvero da semplici agenti e non da ufficiali di polizia giudiziaria. Questa presunta violazione procedurale avrebbe dovuto, secondo la difesa, invalidare l’intero atto.

L’Insussistenza del ‘Fumus Commissi Delicti’

In secondo luogo, si contestava la mancanza del presupposto fondamentale per qualsiasi misura cautelare: il fumus commissi delicti. Secondo il ricorrente, non vi erano elementi sufficienti per sospettare la commissione del reato di riciclaggio e il Tribunale non aveva motivato adeguatamente su questo punto.

La Decisione della Cassazione sul sequestro preventivo denaro

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi di ricorso, ritenendoli infondati e confermando la piena legittimità del sequestro.

Sulla Legittimità dell’Esecuzione

La Corte ha smontato la prima doglianza chiarendo che, contrariamente a quanto affermato dalla difesa, il sequestro era stato eseguito da personale del Commissariato di Pubblica Sicurezza, pienamente legittimato. Inoltre, ha ricordato che la legge stessa prevede che, in casi di necessità e urgenza, anche gli agenti di polizia giudiziaria possano compiere determinati atti. Infine, e in modo dirimente, la misura era stata disposta con un autonomo decreto del Giudice per le indagini preliminari, sanando ogni potenziale dubbio sulla sua validità formale.

Sul ‘Fumus Commissi Delicti’ e il Ruolo dei Precedenti Penali

Sul punto più sostanziale, la Cassazione ha richiamato un suo precedente orientamento (sent. n. 28587/2024). Ha ribadito che il solo rinvenimento di ingenti somme di denaro, la loro mancata giustificazione e l’assenza di redditi leciti non sono, di per sé, sufficienti a integrare il fumus del delitto di ricettazione (o, come in questo caso, di riciclaggio). È necessaria la presenza di ‘elementi ulteriori’.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha individuato tali ‘elementi ulteriori’ proprio nei trascorsi del ricorrente. L’uomo, infatti, non era incensurato, ma aveva precedenti penali di rilievo e, in una specifica occasione, era stato sorpreso in possesso di 1,5 kg di hashish. Secondo i giudici, questi fatti costituiscono indici concreti che, uniti al possesso del denaro ingiustificato, rendono più che plausibile la provenienza illecita della somma sequestrata. La Corte ha quindi ritenuto che il giudice della cautela avesse correttamente argomentato sulla sussistenza del fumus commissi delicti, rendendo la misura del tutto legittima.

Le Conclusioni

Questa sentenza è di fondamentale importanza pratica. Essa stabilisce che, ai fini del sequestro preventivo di denaro, il profilo soggettivo dell’indagato, e in particolare i suoi precedenti penali specifici, possono assurgere a elemento decisivo per dimostrare la probabile origine illecita del denaro. Non basta quindi trovare una somma di denaro ‘sospetta’; è l’intero contesto, inclusa la storia criminale della persona, a determinare se il provvedimento cautelare sia giustificato o meno. La decisione consolida un principio di equilibrio, evitando automatismi ma consentendo un’azione efficace quando gli indizi sono concreti e convergenti.

Un sequestro preventivo può essere eseguito da semplici agenti di polizia giudiziaria?
Sì, la Corte chiarisce che la legge (art. 113 disp. att. c.p.p.) prevede che in casi di necessità e urgenza anche gli agenti di polizia giudiziaria possano compiere atti come perquisizioni e sequestri. Inoltre, se il sequestro è disposto con un decreto autonomo del Giudice, la sua esecuzione è comunque legittima.

Il possesso di una grossa somma di denaro ingiustificata è sufficiente per disporre un sequestro preventivo per riciclaggio?
No, secondo la sentenza non è sufficiente. La Corte afferma che, oltre al possesso di denaro ingiustificato e all’assenza di redditi leciti, sono necessari ‘elementi ulteriori’ che indichino una concreta provenienza delittuosa della somma.

Che ruolo hanno i precedenti penali nella valutazione del sequestro preventivo di denaro?
I precedenti penali possono avere un ruolo decisivo. Nel caso specifico, i precedenti penali di rilievo del ricorrente, incluso il possesso di una grande quantità di sostanze stupefacenti in passato, sono stati considerati gli ‘elementi ulteriori’ necessari per configurare il sospetto di reato (fumus commissi delicti) e giustificare il sequestro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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