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Sequestro preventivo denaro: quando è illegittimo?

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di sequestro preventivo di una somma di denaro trovata in possesso di un soggetto indagato per detenzione di stupefacenti. La Suprema Corte ha stabilito che, per il reato di mera detenzione, il denaro non può essere considerato profitto del reato. Di conseguenza, il sequestro preventivo del denaro è illegittimo se non viene dimostrato un nesso di pertinenzialità diretto con il crimine contestato, non essendo sufficiente il mero rischio che la somma venga reimpiegata in future attività illecite.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo di Denaro: La Cassazione Chiarisce i Limiti per la Detenzione di Stupefacenti

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 44542/2024) affronta un tema cruciale in materia di reati di droga: i presupposti di legittimità del sequestro preventivo denaro trovato in possesso di un indagato. La decisione stabilisce un principio fondamentale: per il solo reato di detenzione di stupefacenti, anche se finalizzata allo spaccio, il denaro non può essere sequestrato preventivamente se non si dimostra che sia il profitto diretto di una pregressa attività di cessione. Analizziamo la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Denaro e Droga in Casa

La vicenda ha origine da una perquisizione domiciliare a carico di un soggetto già agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Durante l’operazione, le forze dell’ordine rinvenivano una modesta quantità di hashish (6,9 grammi), suddivisa in due involucri, oltre a una somma di 2.330 euro in contanti, quattro telefoni cellulari e alcuni fogli manoscritti con nomi e cifre.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) disponeva il sequestro preventivo della somma, ritenendola profitto dei reati di riciclaggio e spaccio di stupefacenti. Il Tribunale del riesame, pur confermando il sequestro, modificava la motivazione. Escludeva che il denaro potesse essere qualificato come profitto della mera detenzione, ma ne giustificava il sequestro per finalità “impeditiva”, ovvero per evitare che la somma venisse utilizzata per commettere futuri reati, come l’acquisto di altra droga.

La Decisione del Tribunale del Riesame

Il Tribunale del riesame aveva parzialmente corretto l’impostazione del GIP. Pur riconoscendo che la semplice detenzione di pochi grammi di sostanza stupefacente non genera di per sé un profitto economico, aveva ritenuto che le modalità di custodia del denaro e il contesto generale (presenza di appunti, cellulari, stato di detenzione dell’indagato) indicassero una forte probabilità di reimpiego della somma in future attività illecite. La finalità del sequestro, quindi, non era quella di confiscare un profitto, ma di impedire la commissione di altri reati.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione sul Sequestro Preventivo di Denaro

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, annullando senza rinvio l’ordinanza e ordinando la restituzione del denaro. La motivazione dei giudici supremi è netta e si fonda su un principio cardine del diritto processuale penale: il nesso di pertinenzialità.

Secondo l’art. 321 del codice di procedura penale, il sequestro preventivo può essere disposto solo su cose “pertinenti” al reato. Questo significa che deve esistere un legame concreto e attuale tra il bene sequestrato e il reato per cui si procede. Nel caso di specie, il reato contestato era la “mera detenzione a fini di spaccio”. Questo reato, di per sé, non produce un profitto illecito (il profitto deriva dalla “cessione”, ovvero dalla vendita, che è un’azione diversa).

La Cassazione ha chiarito che, avendo lo stesso Tribunale del riesame escluso che il denaro fosse profitto del reato, veniva a mancare proprio quel nesso di pertinenzialità indispensabile per giustificare il sequestro. La finalità impeditiva, ovvero evitare la commissione di futuri reati, non può da sola sorreggere un provvedimento di sequestro se il bene non è collegato al reato già commesso. In altre parole, il pericolo che un soggetto usi il proprio denaro per commettere reati futuri è una congettura che non può giustificare una misura così invasiva, se quel denaro non ha un’origine illecita dimostrata o non è strumentale al reato già contestato.

L’unica via alternativa, suggerisce la Corte, sarebbe stata quella della confisca per sproporzione (art. 240-bis cod. pen.), applicabile quando il valore dei beni è sproporzionato rispetto al reddito del soggetto, ma questa ipotesi non era stata valutata dal Tribunale.

Le Conclusioni: Restituzione del Denaro e Principio di Diritto

La sentenza si conclude con l’annullamento dell’ordinanza e la restituzione della somma all’avente diritto. Il principio di diritto che emerge è di fondamentale importanza pratica: in caso di contestazione del solo reato di detenzione di stupefacenti a fini di spaccio, il sequestro preventivo del denaro rinvenuto è illegittimo se non viene fornita la prova del suo collegamento diretto con una precedente e specifica attività di cessione. La mera supposizione che possa essere reimpiegato per futuri acquisti di droga non è sufficiente a soddisfare il requisito del nesso di pertinenzialità richiesto dalla legge.

È possibile sequestrare preventivamente del denaro trovato insieme a droga?
No, non è possibile per il solo reato di mera detenzione a fini di spaccio. La Corte di Cassazione ha chiarito che il denaro può essere sequestrato solo se è dimostrato essere il profitto di una specifica attività di cessione (vendita) di stupefacenti, oppure se ricorrono le condizioni della confisca per sproporzione, ma non sulla base della sola detenzione.

Cosa significa “nesso di pertinenzialità” per il sequestro preventivo?
Significa che deve esistere un legame diretto e attuale tra la cosa sequestrata e il reato per cui si sta procedendo. Nel caso analizzato, il denaro non aveva un legame diretto con il reato di “detenzione”, in quanto quest’ultimo non produce un profitto economico. Il nesso non può essere basato su una mera supposizione di un uso futuro e illecito del bene.

Perché la Corte ha annullato il sequestro anche se era stato disposto per impedire futuri reati?
Perché la finalità impeditiva del sequestro preventivo (cioè impedire la commissione di altri reati) non può prescindere dal presupposto del nesso di pertinenzialità con il reato già contestato. Se il bene (il denaro) non è pertinente al reato di detenzione, non può essere sequestrato neanche per evitare crimini futuri, altrimenti il rischio sarebbe di giustificare il sequestro di qualsiasi somma di denaro di un indagato sulla base di una semplice congettura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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