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Sequestro preventivo: denaro e droga, la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due individui condannati per traffico di stupefacenti. La sentenza conferma la legittimità del sequestro preventivo di un’ingente somma di denaro, ritenuta strumentale al reato, e la correttezza della valutazione sulla diversa gravità dei ruoli tra cedente e corriere. La Corte ha stabilito che per giustificare il sequestro preventivo è sufficiente il nesso di pertinenzialità tra il bene e l’attività criminosa, anche se non si tratta del profitto diretto del reato contestato.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo e Droga: Quando il Denaro è Strumento del Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta temi cruciali in materia di reati di droga, in particolare per quanto riguarda la valutazione della pena e la legittimità del sequestro preventivo di ingenti somme di denaro. La decisione chiarisce come i giudici possono valutare il ruolo dei diversi soggetti coinvolti e quando il denaro, anche se non profitto diretto dell’episodio contestato, può essere considerato ‘pertinente al reato’ e quindi sequestrabile. Analizziamo insieme i dettagli di questo importante caso.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda due individui condannati per un grave episodio di traffico di cocaina. Le indagini avevano accertato i loro ruoli distinti: uno fungeva da ‘staffetta’ e corriere, mentre l’altro era il cedente, con un ruolo organizzativo di maggior spessore. L’operazione delle forze dell’ordine aveva portato al ritrovamento di cinque panetti di cocaina ad altissima purezza, sufficienti per confezionare oltre 29.000 dosi, nascosti in un doppio fondo di un’automobile. Nell’altra vettura, guidata dal cedente, era stata rinvenuta una busta contenente circa 38.500 euro in contanti.

Le prove, corroborate da videoriprese e dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno permesso di ricostruire l’intera vicenda: il cedente non solo aveva la disponibilità del casolare usato per nascondere lo stupefacente, ma era anche colui che materialmente intascava il denaro e sovrintendeva all’operazione. I due condannati hanno presentato ricorso in Cassazione, contestando la valutazione della pena e la legittimità del sequestro della somma di denaro.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, confermando integralmente la decisione della Corte d’Appello. I giudici supremi hanno ritenuto infondate le censure mosse dai ricorrenti, fornendo importanti chiarimenti sui principi applicabili in materia.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri fondamentali: la corretta valutazione del ruolo degli imputati e l’ampia nozione di ‘pertinenzialità’ del bene al reato ai fini del sequestro preventivo.

La Valutazione del Ruolo e la Dosimetria della Pena

Il ricorrente con il ruolo più grave (il cedente) lamentava che i giudici avessero considerato elementi al di fuori del capo d’imputazione per determinare una pena più severa rispetto al coimputato. La Cassazione ha respinto questa argomentazione, precisando che il giudice di merito ha il dovere di valutare tutti gli elementi probatori emersi (incluse le videoriprese) per ricostruire la vicenda nel suo complesso. Questo serve a comprendere la gravità effettiva della condotta e il ruolo specifico di ciascun imputato. Non si tratta di estendere l’accusa a reati diversi, ma di usare le prove per pesare correttamente la responsabilità all’interno del singolo reato contestato. Di conseguenza, la pena più grave per chi ha organizzato e gestito l’operazione è stata ritenuta pienamente giustificata.

La Legittimità del Sequestro Preventivo del Denaro

Il punto più interessante della sentenza riguarda il sequestro preventivo della somma di denaro. La difesa sosteneva che il denaro fosse relativo a una cessione precedente e non a quella oggetto del processo, chiedendone la restituzione. La Corte ha smontato questa tesi, spiegando che il concetto di ‘cose pertinenti al reato’, secondo l’art. 321 del codice di procedura penale, è molto più ampio del semplice ‘corpo di reato’ o del profitto diretto.

Perché una cosa sia sequestrabile, è sufficiente che esista un nesso di pertinenzialità, anche indiretto, con l’attività criminosa. In questo caso, le videoriprese hanno dimostrato che la consegna del denaro era una condizione preliminare per ottenere la fornitura di droga. Il denaro, quindi, non era solo il prezzo, ma uno strumento indispensabile per la conclusione dell’affare illecito. La Corte ha ribadito che il sequestro preventivo ha lo scopo di impedire che beni legati a un reato possano essere usati per commetterne altri. Pertanto, la somma di denaro, essendo chiaramente inserita nel ciclo criminale del traffico di stupefacenti, è stata legittimamente sequestrata.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma due principi di notevole importanza pratica. In primo luogo, nella valutazione della pena, il giudice ha il potere-dovere di considerare l’intero quadro probatorio per comprendere la reale portata della condotta di ciascun imputato. In secondo luogo, e ancora più significativamente, consolida un’interpretazione estensiva della nozione di bene ‘pertinente al reato’. Il sequestro preventivo è legittimo non solo quando colpisce il profitto diretto di un crimine, ma anche quando riguarda beni, come il denaro, che fungono da strumento essenziale per la realizzazione e la continuazione dell’attività illecita.

Può un giudice usare prove non direttamente collegate al reato contestato per decidere la pena?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudice deve valutare tutti gli elementi probatori disponibili, come le videoriprese, per ricostruire l’intera vicenda e comprendere la gravità della condotta e il ruolo di ciascun imputato. Questo non significa accusare di nuovi reati, ma pesare correttamente la responsabilità per il reato contestato.

È legittimo il sequestro preventivo di denaro se non è il profitto diretto del reato per cui si procede?
Sì, è legittimo. La sentenza spiega che per il sequestro preventivo è sufficiente un ‘nesso di pertinenzialità’ tra il bene e l’attività criminale. Il denaro può essere considerato uno strumento indispensabile per commettere il reato (come condizione per ricevere la droga) e quindi è sequestrabile per impedire la commissione di ulteriori crimini.

Quale differenza fa, ai fini della pena, avere un ruolo di ‘cedente’ rispetto a quello di ‘corriere’ nel traffico di droga?
Il ruolo del ‘cedente’ (chi vende e organizza) è considerato significativamente più grave di quello del ‘corriere’ (chi trasporta). Il primo ha la disponibilità della droga, gestisce l’operazione e ne trae il maggior profitto, giustificando una pena più severa. Il secondo ha un ruolo meramente esecutivo e subordinato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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