LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Sequestro preventivo denaro: convivente e prova lecita

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un’ordinanza di sequestro preventivo denaro. La ricorrente sosteneva la provenienza lecita della somma, trovata nella sua abitazione, ma la Corte ha ritenuto sufficiente la motivazione del giudice di merito, basata sul rapporto di convivenza con l’indagato e su messaggi che provavano il suo coinvolgimento nella gestione dei proventi illeciti. La natura fungibile del denaro rende irrilevante la prova di una specifica origine lecita della somma sequestrata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Denaro: Quando la Provenienza Lecita Non Basta a Salvare i Risparmi

Il sequestro preventivo denaro è una delle misure più incisive nel nostro ordinamento, capace di congelare ingenti patrimoni in attesa della definizione di un procedimento penale. Ma cosa succede quando il denaro, trovato in un’abitazione condivisa, viene rivendicato come frutto di attività lecite da parte del convivente dell’indagato? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su questo complesso scenario, stabilendo principi chiari sulla fungibilità del denaro e sul ruolo del convivente nella gestione di presunti proventi illeciti.

I Fatti del Caso: Denaro in Casa e l’Ombra del Reato

La vicenda trae origine da un’indagine per falso in atto pubblico e accesso abusivo a sistema informatico a carico di un uomo. Durante l’esecuzione di una misura cautelare, le autorità rinvengono e sequestrano una somma di oltre 115.000 euro nell’abitazione che l’indagato condivideva con la sua compagna.

Quest’ultima si oppone fermamente al sequestro, presentando ricorso e sostenendo che quel denaro fosse di sua esclusiva proprietà. A suo dire, la somma derivava legittimamente dalla sua attività professionale sanitaria e da redditi immobiliari, e la teneva in casa per far fronte alle spese familiari e al mantenimento della figlia studentessa fuori sede. Sosteneva, inoltre, che i ben più cospicui proventi dell’attività illecita del compagno venissero regolarmente depositati su conti correnti, come dimostrato da un quaderno contabile anch’esso sequestrato. Tuttavia, il Tribunale del Riesame rigettava la sua richiesta, confermando il sequestro.

La Decisione della Corte di Cassazione sul sequestro preventivo denaro

Investita della questione, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso della donna inammissibile. I giudici supremi hanno chiarito che il ricorso contro le misure cautelari reali, come il sequestro, è consentito solo per ‘violazione di legge’. Non è possibile, quindi, chiedere alla Cassazione una nuova valutazione dei fatti, ma solo contestare errori giuridici o vizi di motivazione talmente gravi da renderla inesistente o palesemente illogica.

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la motivazione del Tribunale del Riesame fosse completa, coerente e tutt’altro che apparente, basandosi su una serie di elementi fattuali che andavano oltre la semplice coabitazione.

Le Motivazioni: Perché la Provenienza Lecita Non È Bastata?

Il cuore della decisione risiede nella valutazione del coinvolgimento della ricorrente e nella natura fungibile del denaro. Secondo i giudici, il Tribunale ha correttamente valorizzato diversi elementi per ritenere il denaro pertinente al reato contestato al compagno:

1. Coinvolgimento attivo: Non si trattava di una mera convivenza. Dagli atti emergevano delle conversazioni via messaggio tra i due partner relative alla gestione e alla destinazione del ‘maltolto’. Questo ha portato i giudici a ritenere che la donna non solo fosse a conoscenza della provenienza illecita del denaro, ma avesse un ruolo attivo nella sua gestione, provvedendo a depositarlo su conti correnti cointestati.
2. Natura fungibile del denaro: La Corte ha ribadito un principio fondamentale. Il denaro è un bene fungibile, ovvero interscambiabile. Per questo, non è necessario dimostrare un legame diretto tra le specifiche banconote sequestrate e il reato. Una volta che si presume l’esistenza di un profitto illecito, il sequestro può colpire somme di denaro equivalenti, anche se mescolate con fondi di origine lecita. L’allegazione di una provenienza lecita della specifica somma rinvenuta, quindi, non è di per sé sufficiente a vincere la presunzione di pertinenza al reato.
3. Coerenza della motivazione: La presenza di un’ingente somma di denaro contante, le annotazioni su un quaderno contabile e i messaggi scambiati tra i conviventi costituivano, nell’insieme, un quadro probatorio che rendeva l’argomentazione del Tribunale del Riesame del tutto logica e completa.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche del Sequestro di Beni Fungibili

Questa sentenza conferma un orientamento rigoroso in materia di sequestro di beni fungibili come il denaro. La decisione sottolinea che, in contesti di convivenza con un soggetto indagato, la semplice dimostrazione di redditi leciti potrebbe non essere sufficiente a proteggere i propri risparmi dal sequestro. Se emergono prove che suggeriscono una consapevolezza o, peggio, una partecipazione nella gestione di fondi illeciti, il patrimonio del convivente può essere aggredito. La pronuncia serve da monito: la commistione tra patrimoni leciti e illeciti, soprattutto in un contesto familiare o di convivenza, espone l’intero ‘tesoretto’ al rischio di sequestro, rendendo estremamente difficile, in fase cautelare, distinguere le diverse origini dei fondi.

È possibile ottenere la revoca di un sequestro preventivo di denaro dimostrando che la specifica somma sequestrata ha un’origine lecita?
No, secondo la Corte, l’allegazione o la prova dell’origine lecita della specifica somma di denaro sequestrata non è sufficiente a bloccare il sequestro. A causa della natura fungibile del denaro, non è richiesta la prova di un nesso di derivazione diretta tra la somma sequestrata e il reato.

Quali elementi possono giustificare il sequestro di denaro nella disponibilità di un convivente, apparentemente estraneo al reato?
Elementi come il rapporto di convivenza, la messaggistica che dimostra la conoscenza e la partecipazione alla gestione dei proventi illeciti, e il deposito di tale denaro su conti cointestati possono essere sufficienti a considerare il convivente non estraneo al comportamento illecito e a giustificare il sequestro.

Quando un ricorso in Cassazione contro una misura cautelare reale viene considerato inammissibile?
Il ricorso è inammissibile quando non denuncia una vera e propria ‘violazione di legge’, ma si limita a contestare la valutazione dei fatti operata dal giudice di merito, la cui motivazione risulti completa, coerente e logicamente argomentata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati