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Sequestro preventivo demanio: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Pubblico Ministero contro l’annullamento di un sequestro preventivo demanio. Il caso riguardava l’occupazione abusiva di un’area marittima con attrezzature balneari. La Corte ha stabilito che la valutazione del Tribunale, che aveva escluso il ‘periculum in mora’ in quanto le attrezzature erano state rimosse a fine stagione, costituisce un apprezzamento di merito non sindacabile in sede di legittimità, se logicamente motivato.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Sequestro Preventivo Demanio: La Valutazione dei Fatti Non si Tocca in Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22941/2024, torna a pronunciarsi sui limiti del giudizio di legittimità in materia di misure cautelari reali, chiarendo che la valutazione fattuale operata dal giudice di merito sull’insussistenza del periculum in mora non può essere messa in discussione se sorretta da una motivazione logica e coerente. Il caso in esame riguarda un sequestro preventivo demanio relativo a un’area marittima occupata abusivamente dal titolare di uno stabilimento balneare.

I Fatti del Caso: Occupazione Ricorrente e Sequestri

Il titolare di una concessione demaniale per uno stabilimento balneare era solito espandere la propria attività invadendo una porzione aggiuntiva di suolo demaniale di circa 258 mq con ombrelloni, lettini e sedie. Questa condotta, che integra i reati di invasione di terreni e occupazione abusiva di spazio demaniale, si era ripetuta nel tempo.

Per la stagione balneare 2022, il procedimento si era concluso con il pagamento dell’oblazione. Tuttavia, per la stagione 2023, la Procura aveva ottenuto un nuovo decreto di sequestro preventivo dell’area. Il Tribunale, adito in sede di riesame, aveva annullato il sequestro, ritenendo che, al momento dell’esecuzione del provvedimento a fine stagione, l’indagato avesse già rimosso tutte le attrezzature, facendo così venire meno il requisito del periculum in mora.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso del Pubblico Ministero

Anche in sede di rinvio a seguito di un precedente annullamento della Cassazione, il Tribunale ha confermato la sua decisione: niente sequestro. Secondo il giudice del riesame, il fatto che le attrezzature fossero state rimosse dall’area contesa e accatastate al termine della stagione estiva era un’attività propedeutica alla liberazione definitiva dello spazio, non un indizio di una futura, nuova occupazione. Di conseguenza, mancava il pericolo attuale e concreto che il reato venisse reiterato.

Il Pubblico Ministero ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse travisato i fatti. A suo avviso, l’accatastamento delle attrezzature non era un segno di rimozione, ma la prova lampante dell’intenzione di occupare nuovamente l’area nella stagione successiva, configurando quindi il pericolo che la misura cautelare mirava a prevenire.

L’analisi sul sequestro preventivo demanio della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile. Gli Ermellini hanno chiarito che il compito della Corte di Cassazione non è quello di fornire una nuova e diversa interpretazione degli elementi fattuali, ma solo di verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della decisione impugnata.

Le Motivazioni

La motivazione del Tribunale, secondo la Cassazione, era congrua, coerente e non manifestamente illogica. Il giudice di merito aveva correttamente spiegato le ragioni per cui, al momento dell’esecuzione del sequestro (12 settembre 2023), non si poteva ravvisare il fumus di un’occupazione ‘certa e comunque apprezzabile’. L’interpretazione secondo cui l’accatastamento delle attrezzature a fine stagione fosse più un atto di sgombero che un preludio a una nuova invasione è una valutazione di fatto.

Il ricorso del PM, insistendo su una lettura opposta (‘accusatoria’) degli stessi elementi, si risolveva in una richiesta di riesame del merito, operazione preclusa in sede di legittimità. In altre parole, una volta che il giudice del riesame fornisce una spiegazione plausibile e non contraddittoria per escludere il periculum, quella decisione è insindacabile in Cassazione ai sensi dell’art. 325 cod. proc. pen.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale del processo cautelare: la distinzione tra giudizio di fatto e giudizio di diritto. La valutazione sull’esistenza del periculum in mora, presupposto essenziale per il sequestro preventivo demanio, è riservata al giudice di merito. La Cassazione interviene solo se la motivazione è assente, palesemente illogica o contraddittoria. Non può, invece, sostituire la propria interpretazione dei fatti a quella, pur opinabile, del giudice che ha esaminato le prove. La decisione sottolinea quindi che, in assenza di vizi di legittimità, la scelta interpretativa del giudice di merito su elementi fattuali è definitiva.

Quando può essere annullato un sequestro preventivo di un’area demaniale?
Un sequestro preventivo può essere annullato quando il giudice del riesame accerta la mancanza di uno dei suoi presupposti fondamentali, come il ‘periculum in mora’. Nel caso specifico, il Tribunale ha ritenuto insussistente tale pericolo perché, a fine stagione, le attrezzature usate per l’occupazione abusiva erano state rimosse dall’area.

È possibile per la Procura contestare in Cassazione la valutazione dei fatti del giudice di merito su un sequestro preventivo demanio?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso è inammissibile se mira a ottenere una diversa lettura degli elementi di fatto. La valutazione sulla sussistenza del pericolo, se basata su una motivazione logica e non palesemente errata, costituisce un apprezzamento di merito che non può essere riesaminato in sede di legittimità.

L’accatastamento di ombrelloni e lettini a fine stagione costituisce prova sufficiente per un sequestro?
Secondo la decisione del Tribunale, confermata nella sua insindacabilità dalla Cassazione, no. Tale condotta è stata interpretata come un’attività ‘propedeutica alla rimozione della struttura’ e non come prova di un’occupazione certa e attuale o di un concreto pericolo di reiterazione del reato, escludendo così il presupposto del ‘fumus’ necessario per la misura cautelare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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